Graphic Means. Quadritek 1200

In un post dedicato alla Linotron 505 mi è stato segnalato il documentario Graphic Means, che parla della storia della tipografia nell’epoca di transizione tra quella tradizionale / a caldo a quella computerizzata (a freddo). Gli anni tra i Cinquanta e i Novanta. Fotocomposizione, nastri perforati, trasferelli, primi monitor a tubo catodico.
Su Youtube si può vedere il trailer del documentario, che però è caratterizzato da un ritmo forsennato. Non si fa a tempo a rendersi conto di chi è che sta parlando, che già sono passati davanti agli occhi vari flash di oggetti diversi e un’altra persona ha iniziato a parlare, venendo subito seppellita da altre immagini variegate. Se uno non ha un’infarinatura della storia della tipografia recente non fa in tempo a rendersi conto di cosa sta vedendo. Ma si tratta solo di un trailer, non ci si poteva aspettare necessariamente qualcosa di diverso.
Il documentario ha anche un sito web, su cui non si può fare altro che vedere il trailer. Ma c’è anche un’immagine di sfondo ottenuta assemblando i ritagli di varie foto su una griglia evidentemente usata all’epoca per la composizione. Al centro c’è una donna che opera una macchina fotocompositrice (un scatto promozionale d’epoca), intorno vediamo il menu di uno dei primi software grafici, un disco coi caratteri da usare in una macchina fotocompositrice, un foglio di lettere trasferibili, alcuni pennarelli, un nastro perforato una macchina da scrivere, le palline coi font intercambiabili per macchina da scrivere Ibm Selectric eccetera.
Il Museum of Printing che si trova nelle vicinanze di Boston, in Massachusetts, Stati Uniti, qualche tempo fa ha proiettato il documentario, aggiungendo sul sito un’informazione: la macchina che si vede nell’immagine promozionale sarebbe una Quadritek 1200. Alcuni dei volontari del museo ci avrebbero lavorato ai loro tempi dicono.
Mi pare che è la prima volta che sento questo nome. Su internet c’è ben poco. Una pagina in stile web 1.0 dedicata a quest’apparecchiatura si trova sul sito Freeshell, anche se i dettagli non mi sembrano gli stessi. La data che viene fornita è 1977, per il lancio, fino a metà anni Ottanta per la produzione.
Si trattava di una macchina destinata a piccole imprese, istituzioni educative ed altre organizzazioni che avevano bisogno di impaginare delle pubblicazioni senza spendere cifre eccessive.
Il prezzo doveva essere di 17 mila dollari, minore rispetto a quelli della concorrenza (es. Compugraphic).
Nella macchina si potevano caricare quattro font contemporaneamente, e si poteva spaziare tra il corpo 5 e mezzo e il 36 (ma anche 128 nei modelli successivi). Con una macchina da scrivere Ibm Selectric si poteva scegliere solo tra il 12 e il 14, e cambiare font significava smontarne uno e montarne un altro.
Il font era costituito da un “wafer” di vetro per ciascun peso.
Le impostazioni di ciascun font erano memorizzate come codici a barre che venivano letti automaticamente dalla macchina.
Il supporto di memoria era la cassetta magnetica, ma poi vennero aggiunti anche vari formati di floppy disk.
Ciò che appariva sullo schermo non era un’anteprima fedele di quello che sarebbe stato stampato, ma l’elenco delle lettere digitate, e dei codici inseriti. L’operatore doveva memorizzare i codici necessari ad impostare il testo nella maniera corretta. Quello che si vedeva era qualcosa di simile alla sorgente di una pagina web attuale. L’effetto finale andava immaginato interpretando i vari codici che comparivano nel testo. E proprio come nell’attuale html, bastava dimenticare di digitare la fine di un certo tipo di formattazione perché questa venisse applicata anche al testo successivo. Se l’operatore non era stato attento in fase di scrittura, si rendeva conto dell’errore solo dopo lo sviluppo della carta fotografica alla fine delle operazioni, quando si trovava di fronte magari un’intera pagina in neretto anziché in caratteri normali.
Mi pare di capire che c’erano due alloggiamenti: uno per leggere le cassette col testo memorizzato, l’altro per scriverle.
Il monitor era monocromatico, verde su nero o ambra su nero.
Quando uscì l’Apple Macintosh nel 1984, la Quadritek divenne improvvisamente obsoleta.

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