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I font sono suddivisi per categorie. C’è la categoria Serif, a sua volta suddivisa nelle sotto-categorie Garalde, Transitional, Didone, Mechanistic e Other; c’è la categoria Sans Serif; la categoria Typewriter; la categoria Calligraphical and Handwritten; la Uncial; la Blackletter; la categoria Other; quella che raccoglie solo i font in Uppercase; infine le iniziali decorative.
Per ogni font è possibile vedere il nome e l’anteprima della famosa frase “The quick brown fox...” eccetera, tranne per l’ultima in cui lo specimen è solo della parola “sample”.
Trovare qualcosa di interessante in tutti questi font accatastati in ordine alfabetico è un lavoraccio. Bisogna guardare uno specimen per volta e chiedersi se ha qualcosa di caratteristico di cui uno ha bisogno.
Normalmente per gran parte delle persone un serif vale l’altro. E lo stesso discorso vale anche per gran parte dei sans. Se poi uno ha installato un qualche software commerciale da ufficio è già in possesso di abbastanza font per soddisfare qualsiasi tipo di esigenza basilare text o display.
Nella categoria Uncial rientrano sia font che cercano di riprodurre antiche grafie pre-medievali (c’è anche il Roman Rustic che sono maiuscole usate dagli antichi romani che non sono certo onciali), sia le moderne lettere che servono per riprodurre scritture insulari, l’irlandese soprattutto, con tanto di puntini al disopra di alcune consonanti.
Della categoria Blackletter fanno parte sia font tendenti all’Old English, sia ai moderni tedeschi Fraktur e Schwabacher, sia le primitive stampe dell’epoca di Gutenberg.
Nella categoria Other si trovano versioni di molti dei più famosi font display di tutti i tempi. L’Arnie B è un Boecklin, il Blimpo sarebbe il Blippo, il Future Poster è il Futura Black, l’Hoboken sarebbe l’Hobo, il Theater è il Broadway e così via (Tutti quelli con la sigla Qt, Qualitype, sono copie dei classici. Tutto sta a capire di quali, visto che il nome viene storpiato per aggirare le leggi sul copyright).
C’è pure un A Picture Alphabet, con lettere maiuscole con riflessi bianchi attorno a cui sono collocate persone o edifici (disponibile solo nel formato Type1, non in ttf o otf). Dice la nota che è stato digitalizzato a partire da xilografie del 1834 da Steven J Lundeen, Seattle, autore di qualche altro font originale scaricabile da qualche sito gratuito.
Nella categoria delle Iniziali Decorative si possono trovare sia dei capolettera in stile liberty, o circondati da foglie e rampicanti, sia qualcosa di più medievale o di forme blackletter, sia qualcosa di più moderno: lo Starbust Regular ha dei raggi bianchi che partendo da un centro frammentano tutta la lettera. Il Typographer Caps cerca di inserire le lettere all’interno di forme geometriche che servono per costruirle (tipo l’uomo vitruviano di Leonardo).
Alcuni dei font in questione si possono trovare facilmente anche su altri siti (tra cui Google). Comunque vederli tutti insieme fa un bell’effetto. Peccato che non si possa personalizzare la scritta dello specimen.
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