Le rune di Tolkien

L’alfabeto più famoso che si trova nella saga del Signore degli Anelli di JRR Tolkien è quello delle tengwar, con cui è composta la scritta sull’Unico Anello, e che compare su numerosi prodotti di merchandising messi sul mercato dopo l’uscita dei vari film. Sono delle lettere formate da aste verticali che possono essere anche ascendenti o discendenti, archi e trattini orizzontali. Si può scrivere a lettere separate o a lettere unite, e nella versione più elegante è pressoché cancelleresco, con tratti obliqui ed estremità che tendono a curvarsi in maniera elegante (come è appunto scritto sull’anello e sui vari prodotti derivati). Ma di quell’alfabeto ho già parlato altrove: ne sono disponibili font di tutti i tipi, l’unica difficoltà è quella di riuscire a capire come si usano visto che ogni simbolo non corrisponde al tasto a cui è associato il suono corrispondente (non basta installare il font e convertire un testo in quel font usando un normale editor di testi, altrimenti il risultato che viene fuori è ridicolo).

Tolkien comunque aveva ideato anche un altro alfabeto, quello delle cirth, che è composto di rune la cui forma non è molto distante da quella delle rune che sono veramente esistite in Europa. La fonte di ispirazione è l’alfabeto futhork, in uso tra anglosassoni e frisoni a partire dal quinto secolo.

Trattandosi di lettere in origine destinate ad essere incise, non contenevano tratti curvi.

Nel Signore degli Anelli mi pare che compaia solo la G di Gandalf tracciata su una pietra sul Colle Vento, mentre nello Hobbit ne compaiono due esempi sulla mappa di Thror.

Nell’immaginario mondo ideato dallo scrittore, erano i nani e gli elfi parlanti sindarin ad utilizzare questi simboli, ideati in origine dal menestrello del re Thingol, Daeron.

Wikipedia in italiano contiene soltanto pochi rudimenti e la tabella dei suoni, mentre nella versione inglese c’è un’infinità di dettagli in più, e varie tabelle a seconda del diverso uso che fecero di queste rune i popoli delle leggende inventate da Tolkien.

Tutti i simboli sono resi nella pagina come immagini Svg. Sono state fatte un paio di proposte per utilizzare un’area ben precisa della tabella Unicode, ma nessuna proposta è stata accettata universalmente. Tant’è vero che le tabelle che si trovano più in basso nella stessa pagina sono piene di tofu, ossia di quadrati con scritto un numerino all’interno. Normalmente con i software moderni sono forniti dei font nei quali sono contenuti tutti i glifi degli alfabeti attualmente in uso, di quelli in disuso, più le emoji, i segni zodiacali e qualsiasi altra cosa, ma evidentemente le rune di tolkien non sono considerate necessarie. La stessa area della tabella può essere destinata ad altri usi in altri font, quindi è possibile che quando non compaiono i tofu nella pagina dedicata alle cirth compaia qualche altro simbolo che non c’entra niente.

Sui siti di font gratuiti ci sono vari font che contengono le rune di Tolkien nelle stesse posizioni delle lettere dell’alfabeto latino, ma attenzione perché spesso non sono accurati o comunque non sono di uso immediato (nel senso che digitando la G sulla tastiera non compare la runa corrispondente al suono G). E neanche è facile trovare un font che abbia le rune di Tolkien disposte secondo una delle due proposte che prevedono di usare l’area di uso privato.

Cercando cirth su My Fonts escono solo due risultati della stessa autrice, Denise Koehler, pubblicati da Deniart Systems. Il più pertinente è il Tolkien Certar, dove in gran parte al tasto giusto corrisponde il glifo giusto (le rune sono messe al posto delle lettere latine).

L’altro font, Tolkien Aglab, pure si ispira a delle rune, ma scritte a penna, e quindi composte di tratti curvi (ossia mancano della caratteristica principale delle rune).

La stessa autrice, canadese basata in Repubblica Ceca, ha caricato su Myfonts una settantina di lavori, in gran parte fuori dal comune. I primi della lista sono l’Egyptian Hieroglyphics (non geroglifici ma comunque i pupazzetti di profilo che si vedono sulle antiche iscrizioni egizie), vari Snow Crystals (dingbat con cristalli di neve), Border Glyphs (ancora di ispirazione egiziana) e altri dingbats ispirati al Natale. Lo Skeleton Alphabet, in cui se non sbaglio mi sono già imbattuto, è formato da lettere composte con scheletri umani nelle posizioni e combinazioni più strane. Tra le altre cose c’è anche il Tolkien Tengwanda Namari, basato sull’altro alfabeto ideato da Tolkien, in questo caso ad aste verticali e lettere separate.

Ci sono poi le vere rune del futhark (rese in maniera molto rudimentale, in effetti), il codice morse, perfino i segnali con le bandierine usati dai marinai (Semaphore). Si riconoscono poi l’alfabeto dei segni per i non udenti, l’ebraico, il sanscrito e il braille (per i non vedenti).

Il più strano è forse il Symcaps dove le lettere sono ottenute sfasando l’alternarsi monotono di strisce bianche e nere disposte in maniera apparentemente simmetrica. Certo non ci si può scrivere un romanzo, ma l’effetto ottenuto è molto curioso.

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