Roman.fon e i font vector
Ho trovato installato su un computer un
font chiamato semplicemente Roman. Il file si chiama roman.fon, dentro c’è
scritto che il copyright è della Microsoft, 1985.
Secondo il sistema operativo si tratta di un tipo di carattere raster, molto primitivo rispetto ai TrueType e OpenType che rappresentano lo standard attuale dei caratteri scalabili. Nella cartella ce ne trovo altri: Courier, Fixedsys, Ms Sans Serif, Ms Serif, Script, Small Fonts, System, Terminal. Solo un 8514oem ha l’icona trasparente che connota quelli installati di default. Possibile che gli altri arrivassero da qualche computer precedente con software Microsoft, o che erano inclusi in qualche applicazione.
Se aperti col visualizzatore standard del sistema operativo, mostrano tutto l’alfabeto in piccolo così come è, ma al di sotto la frase di prova nelle varie dimensioni viene visualizzata con il sans serif standard sul computer.
Il Roman è strano perché quando è ingrandito al massimo è composto di linee sottili: una sola per i tratti più sottili, due affiancate per i tratti più spessi, che ricalcherebbero i bordi del tratto lasciando vuoto all’interno.
Viste in piccolo le lettere hanno un
aspetto normale, sembrano curve secondo le proporzioni standard. Se
ingrandite a dismisura invece mostrano che ogni curva è ottenuta con
vari segmenti rettilinei ad inclinazioni diverse.
Il font compare anche nell’elenco di quelli utilizzabili nei word processor. Ingrandito a dismisura, non giunge mai a livello di pixel: non si tratta di carattere bitmap, quindi.
Difficile trovare informazioni sul file sul web: visto che roman è un termine che si usa per qualsiasi alfabeto latino con grazie. Nel software Microsoft, oltre al celebre Times New Roman si può trovare l’Informal Roman, con lettere dall’aspetto irregolare.
Secondo il sito ufficiale della Microsoft esistono quattro generi di font in uso sui software dell’azienda: raster, vector, TrueType e Microsoft OpenType.
Secondo la definizione fornita nella pagina, nei font raster un glifo è una mappa di bit (bitmap) che il sistema usa per disegnare un singolo carattere nel font. A me il Roman sembra più un vector: un glifo è una collezione di punti finali delle linee che definiscono i segmenti che il sistema usa per disegnare un carattere o simbolo nel font.
Più avanti Microsoft dice che sia i raster che i bitmap possono avere estensione .fon. I TrueType hanno .ttf, mentre gli OpenType la pagina dice .fot, ma in realtà ho sempre visto solo .otf.
FontForge non ha la più pallida idea di come si apre un font con estensione .fon.
Si tratta probabilmente di tecnologia superata, di cui quasi non resta traccia sul web. Dove si trovano font di questo genere da scaricare? Con che cosa si disegnano?
C’è da dire che quando è visto in piccolo i tratti del Roman non compaiono come composti di due linee affiancate, ma simulano un po’ le linee spesse contrapposte a quelle sottili. A seconda di quanto viene ingrandito il testo l’effetto cambia radicalmente, può essere più armonioso o meno, ma comunque le lettere hanno un aspetto sgradevole secondo gli attuali standard minimi. Chissà chi le usava, quando e come. Certo nel 1985 i computer erano completamente diversi da quelli attuali. Anche lo Script dovrebbe essere un vector, imita un corsivo calligrafico scritto a mano con asse leggermente inclinato. Il Modern invece è un sans con a a un solo livello. Tutti e tre possono essere usati con i word processor, a differenza dei .fon bitmap, come il fixedsys, che invece non possono essere caricati. La caratteristica sorprendente è che le linee di questi font vector rimangono sempre dello stesso spessore, e questo li distingue dagli altri font scalabili: in un .ttf o .otf, per quanto può essere sottile una linea, la si può ingrandire a dismisura fino ad allargarla per parecchi pixel sul monitor. Nei font di questo tipo invece no. Non è una caratteristica gradevole, in effetti, ma è molto curiosa. Ed è strano che sia ancora supportata da word processor moderni come OpenOffice.
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