Giovan Battista Cresci e l’Aquiline Two
L’enciclopedia Treccani ha un lungo articolo nel suo dizionario biografico online, consultabile gratuitamente, nel quale racconta non soltanto la vita del Cresci ma riassume anche alcuni dei punti principali contenuti nelle sue opere.
Cercando poi coi motori di ricerca è possibile trovare numerosi esempi delle pagine delle sue opere, sia tabelle contenenti tutte le lettere dell’alfabeto con alcune varianti, sia degli esempi di testi interi trascritti nella sua cancelleresca detta cresciana.
In tutta My Fonts esiste un solo tipo di carattere che dichiara il nome di Cresci alla voce Designer: il Cresci, appunto, realizzato da Garret Boge per LetterPerfect e caricato sul sito nel 2004 (ma disegnato nel 1996).
Si tratta solo di lettere maiuscole, ispirate alle lapidarie romane (nella biografia si dice che Cresci aveva studiato con cura la scritta alla base della Colonna Traiana, e infatti questo font è simile al Trajan Pro).
Ma in questo caso si tratta di lettere romane maiuscole ad asse verticale, mentre nei numerosi esempi di scrittura sul web si vede anche una cancelleresca, ossia lettere corsive tracciate a mano (non ci sono tratti rettilinei ma linee curve) con tratti ascendenti che si rigonfiano alle estremità.
Qualcosa che mi sembra familiare. Dove l’ho già vista?
In realtà le scritte in questione mi ricordano molto l’Aquiline Two, realizzato da Manfred Klein e rilasciato senza didascalia su Dafont. Un font gratuito dunque, e con licenza 100% free, sembra.
E in effetti si può confrontare l’Aquiline con uno degli esempi pubblicati da Luc Devroye nella pagina dedicata al Cresci: c’è la stessa goccia che si forma sulla cima dell’asta di lettere come ldb, o lo stesso svolazzo che cambia improvvisamente rotta andando a sottolineare la p.
Le lettere non sono proprio identiche, ma di sicuro l’immaginario a cui attingono è lo stesso.
Oltre gli alfabeti romano e cancelleresco, Devroye mostra anche qualche esempio di gotico.
L’Aquiline Two è stato scaricato in tutto oltre 700 mila volte da Dafont, 47 solo ieri. Qualcuno l’ha usato per decorare qualche ricerca scolastica (chissà relativa a che epoca, nei commenti non lo dice).
Klein ha caricato sul sito oltre 300 fonts. I più scaricati di ieri sono il Geo Sans Light (geometrico), l’Optimus Princeps (maiuscoletto romano) e il Bodoni Xt (lo dice la parola). Questi ultimi due sono quasi sempre presenti nella prima pagina dei serif più scaricati del giorno.
I meno scaricati sono degli inutili dingbats: Street Graff Arts (faccine forse modellate su quelle viste su qualche muro), Webmasters (omini alle prese con i computer alla scrivania) e Animal Comedians (ranocchie, oche, balene... disegnetti senza capo né coda).
L’ultimo dei non-dingbats è il Current Black: lettere stampatelle tracciate a mano.
Sempre a zero downloads troviamo il Venetian Blind, dove lettere maiuscole sono sovrapposte in bianco a quelle che uno immagina siano tapparelle veneziane chiuse, e un paio di iniziali interessanti: il Vespasian Caps e lo Schnoerkel Caps. Non so a che si è ispirato per quest’ultimo: a me sembra che ogni lettera sia composta di gamberetti. È un po’ disgustoso, in effetti.
Purtroppo nessuno dei font di Klein ha una didascalia che ne spieghi l’origine o ne suggerisca l’uso, almeno su Dafont.
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