Puzzler

In inglese il verbo to puzzle significa confondere, rendere perplesso. C’è un font che si chiama Puzzler, che col suffisso -er indica che si tratta qualcosa che rende perplessi. E infatti il nome è abbastanza azzeccato: si tratta di una raccolta di 268 diversi elementi decorativi progettati per essere disposti in pattern, ossia affiancati uno all’altro in maniera ripetitiva.

Sul sito ufficiale di Emigre è possibile vedere vari specimen anche a colori dei risultati che possono essere ottenuti con questo sistema. Qualcosa che ricorda la carta da parati, o quella da regalo, o il ripetersi di una griglia di puntini neri come nell’halftone.

Sempre dal sito si può scaricare un pdf di 17 pagine che mostra molte delle infinite combinazioni possibili.

La disegnatrice è Zuzana Licko. Nella didascalia c’è qualche informazione sulla passione che lei ha per la decorazione e le costruzioni geometriche di elementi astratti, e qualcosa a proposito delle fonti a cui si è ispirata. Il font è del 2005.

La Licko è nata in Cecoslovacchia nel 1961, ma è negli Stati Uniti dall’età di sette anni.

Fondatrice di Emigré col marito nel 1984, la lista dei suoi font pubblicata su Identifont occupa due pagine.

I nomi più famosi sono forse quelli di Mr Eaves e Mrs Eaves, ma c’è la sua firma anche sotto il Variex, che ho notato tempo fa nell’insegna di un bar abruzzese.

Inutile dire che Fonts In Use non segnala nessun uso del Puzzler. E a dire la verità anche il Mr Eaves è poco segnalato. Il maggior numero di usi segnalati è per il Mrs Eaves (32), seguito a lunga distanza da Filosofia (8), e Matrix (7).

Il Filosofia è un serif che viene considerato simile al Bodoni, ma non a quei Bodoni display col contrasto eccessivo tra tratti spessi e tratti sottili: questo i pare un font adatto ai testi, anche se sul sito gli usi segnalati sono tutti display (inclusi i titoli di una bella edizione delle avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie).

Il Matrix è un altro serif, stavolta con grazie sfacciatamente triangolari, rilasciato nel 1986.

Del Variex è stato segnalato soltanto un uso, per le copertine di una serie di libri popup per bambini.

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