Awesome South Korea
Della stessa categoria fa parte anche il Korean Looks, di Abas Creative, che ha un aspetto totalmente diverso perché anche i cerchi vengono resi soltanto con linee rette e ortogonali (tranne raccordi ed estremità arrotondate). A differenza del precedente, dove la corrispondenza con le lettere latine è facilmente intuibile anche ai non coreani (magari con un po’ di sforzo), in questo caso le differenze sono così marcate che solo sapendo che quelle lettere devono rassomigliare lontanamente ad alcune lettere latine un osservatore è in grado di decifrare le scritte.
Nella prima pagina della categoria ci sono vari font che si ispirano all’alfabeto indiano, caratterizzato dal fatto che tutte le lettere di una parola risultano unite da un tratto orizzontale soprastante che si congiunge con quello della lettera precedente e seguente. Al primo posto c’è il Samarkan, di Tivillus Foundry, più in basso troviamo Bits Indian Calligra di Rajendra Bitling (dove le lettere hanno una forma più consueta italica/cancelleresca, a cui è stata aggiunta la linea sovrastante), il Prakrta di Derek Gomez (con lettere dalla forma più esotica e talvolta incomprensibile) e il Biling Mi Marathi di Rajendra Bitling, di nuovo: qui gli occhielli delle lettere tendono ad avere una forma romboidale e ad essere difficilmente riconoscibili.
In tutti questi casi (e in tutta la categoria) non stiamo parlando alfabeti esotici, ma di lettere latine disegnate nello stesso stile di quegli alfabeti.
Al secondo e terzo posto per numero di download ieri troviamo Jawa Palsu, arabeggiante, senza autore e senza indicazioni sull’ispirazione, e il Mahaputra, di PutraCetol Studio, che suppongo si ispiri all’immaginario indiano, anche se non lo specifica. È una specie di tuscan ma con grazie dolcemente appuntite, asse orizzontale ribassato e molti svolazzi.
L’Awesome Java, di Adien Gunarta, pure ha totalizzato un buon numero di download: qui alcune lettere hanno dei piccoli cerchietti ad un’estremità come nell’alfabeto tailandese, e la A ha una forma che ricorda un po’ una svastica (nel senso di antico simbolo sacro delle religioni orientali).
Anche tra i meno scaricati ci sono tanti tentativi di imitare lo stile indiano.
All’ultimo posto però c’è il Gadang, di Clarissa Adela Pranama, che forse non si ispira ad un alfabeto ma alla forma dei tetti di qualche pagoda, o roba simile.
Stranamente nella stessa categoria ci finisce anche l’Animoto di Adam Rucki. Che è uno stranissimo esperimento composto di cerchi e linee che sembrano simulare cinghie che scorrono fra gli ingranaggi. C’è una lontanissima somiglianza tra le lettere latine e la disposizione di questi ingranaggi: la a è un cerchio grande con un cerchio piccolo messo dove dovrebbe esserci la coda (in basso a destra); la n è un cerchio grande con due cerchietti piccoli dove dovrebbero essere i piedi; la m sono due cerchi grandi affiancati con due cerchi piccoli ai piedi; la i sono due cerchi piccoli uno sull’altro in verticale uniti da una cingha; la t infine è composta da quattro cerchi disposti a croce latina, tutti uniti dalla stessa cinghia.
Nessuna spiegazione sul sito per contestualizzare l’idea da cui è nato il font. Di sicuro non è utilizzabile in nessun contesto sensato, da cui il basso numero di download (ma neanche tanto: 3 mila in meno di due anni, per quanto le statistiche del sito possano essere alterate facilmente, immagino).
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