Il kerning nel Franklin

È appena uscito un libro che racconta una storia ambientata in Italia ai tempi degli anni di piombo. I giornali hanno cercato vecchie foto da mettere accanto agli articoli. Tra questi, il titolo di un quotidiano (credo fosse l’Unità), che raccontava uno scontro a fuoco in cui erano morti due esponenti delle forze dell’ordine e un brigatista.

Dal punto di vista tipografico, quello che mi colpisce è lo spazio che rimane tra la T e la e della parola “Terrorista”. 

 

Titolo di un quotidiano del 1976. Lo spazio tra la T e il resto della parola mi pare un po' eccessivo, per gli standard moderni. Evidentemente non c'era nessun tipo di crenatura.

 

Si era nel 1976. Molto probabilmente si trattava ancora di composizione a caldo: mentre gli articoli venivano composti a macchina, con le linotype, i titoli venivano ancora assemblati sul banco di composizione, a mano, lettera per lettera, e coi minuti contati. Certo non si poteva pretendere il kerning.

Ma oggi, coi font digitali, come si risolve questo problema?

Diciamo che non è detto che si risolva. Nel senso che, sfogliando i font di Google, ne vedo ancora parecchi che crenano ben poco queste due lettere. Tra questi anche il Roboto di Christian Robertson, che è il principale sans segnalato dal motore di ricerca. Una crenatura c’è, di 99 unità su una larghezza di 1222 unità della T, ma comunque la e non ci finisce sotto, visto che la distanza di questa lettera dal bordo sinistro è di 93 unità, a cui si aggiungono le 47 della spalla destra della T

 

Il Roboto crena molto poco queste due lettere, quindi ancora oggi lo spazio può essere eccessivo rispetto a quello tra le altre lettere della parola. Ma evidentemente ai più non dà fastidio.

 

Molto più decisa la crenatura del Lato, un altro dei font di maggiore successo di Google. In questo caso abbiamo ben 210 unità, su una larghezza della T di 1180. E qui la e visibilmente si ripara al di sotto della maiuscola, visto che le cosiddette spalle destra e sinistra delle due lettere sono di soli 30+74 punti. 

 

Nel Lato la crenatura è molto maggiore. Il fatto che le lettere sono larghe e gli spazi tra le lettere successive sono pure molto estesi fa sì che non le parole che vengono fuori non sembrano spezzate senza motivo.

 

Comunque in entrambi i casi si tratta di lettere larghe, mentre quelle usate dal vecchio quotidiano sono molto più strette, anche se, a differenza di Impact e simili, i tratti verticali della o non diventano mai rettilinei.

Che ci offre Google tra i font più stretti? Provo a restringere le opzioni e tra i sans non trovo un’alternativa simile, se non il News Cycle, che già dal nome rimanda ai giornali. La firma è di Nathan Willis, solo due stili disponibili, Regular e Bold, senza italici.

Qui il kerning è ancora più marcato. I punti sono 199, ma le spalle delle lettere sono solo di 3 punti per la T e 59 per la e.

 

Il News Cycle, font stretto poco conosciuto, anche questo disponibile su Google Font. Qui il kerning è molto marcato tra le prime due lettere.
 

Il tutto è molto più bilanciato, non soltanto perché lo spazio tra le prime due lettere è di meno, ma perché quello tra le lettere successive è di più (vedere tra le due r).

Non solo: le lettere sono più larghe, quindi c’è parecchio spazio anche all’interno delle lettere; osservare per esempio le controforme della e (ossia il “bianco” all’interno della lettera: strettissimo sul quotidiano, larghissimo nel font).

In font pensati per usi completamente diversi come lo Yanone Kaffeesatz di Yanone e Cyreal, la distanza tra la e e l’asta verticale della T è minima. La parola diventa compatta, quasi come se fosse stata studiata apposta per un logo. 

 

Un altro dei font display di Google, lo Yanone Katteesatz. Qui la distanza tra il tratto verticale della e e l'asta della T non è per niente maggiore rispetto alla distanza della e dalle lettere successive.

In un font come l’Impact, che mi è venuto in mente pensando ai caratteri stretti, un problema del genere non si pone, visto che le minuscole sono molto alte: il punto più alto della e supera di parecchio la parte bassa dell’asta orizzontale della T; avvicinare troppo le due lettere significa farne toccare i tratti.

Anche l’Haettenschweiler è molto stretto. Le minuscole sono più basse, in piccole dimensioni si nota lo spazio tra la T e la e, in contrapposizione alla mancanza assoluta di spazio tra e ed r, che tende praticamente a scomparire più rimpiccioliamo la scritta. Ma sia in questo caso che nell’Impact ci troviamo di fronte a caratteri concepiti in maniera completamente diversa. Le controforme diventano semplici fessure verticali, i terminali del tratto inferiore della e sono tagliati in orizzontale netto, e solo nell’Impact la r viene tagliata in verticale. Nell’altro caso (non mi va di riscrivere il nome del font, lol) il tratto della r che spunta a destra non viene tagliato in verticale, ma scende giù puntando in basso e terminando con un taglio orizzontale.

Un’altra lettera interessante sul vecchio quotidiano è la g, che è a doppio livello e ha un ciuffetto accattivante in alto. Anche il News Cycle ha una g del genere, ma il ciuffetto è meno simpatico: si protende di meno e ha uno spessore più costante (mentre quello che si vede sul vecchio giornale è più scampanato).

E se il News Cycle sceglie di tagliare in obliquo sia il terminale della e che quello della a con lo stesso angolo, sul quotidiano il terminale superiore della a è tagliato sì in obliquo, ma con un angolo molto inferiore rispetto a quello della e, tanto da apparire quasi orizzontale.

Vogliamo provare a passare la g ad un servizio di riconoscimento automatico per vedere di che si tratta? Perché no? La passo al FontMoose e il terzo risultato, dopo due Franklin Gothic Compressed Demi (dove il ciuffetto ha una curva più accentuata) ottengo la risposta corretta: Franklin Gothic Extra Condensed.

Insomma non bisognava affatto andare lontano per trovare il font che si usava all’epoca: il Franklin è tuttora uno dei sans più diffusi al mondo, visto che viene installato di default insieme col software della Microsoft, sebbene non proprio in quella versione lì.

Vado a curiosare tra i parametri del Franklin Gothic Medium Condensed, visto che è uno di quelli che ho sotto mano. Qui il kerning tra le lettere T ed e è di 76 unità. Ma una cosa non mi aspettavo: il fatto che le spalle della T sono entrambe negative: -32 a sinistra, -33 a destra. La spalla sinistra della e è di 73 unità, quindi di sicuro la lettera finisce al disotto della maiuscola. Anche la r, a sorpresa per me, ha una spalla negativa a destra: -39.

 

Un Franklin che fa parte della stessa famiglia di quello usato dal quotidiano d'epoca (seppure in un'altra versione). Notare che alle spalle negative della T si somma il kerning negativo. Anche la lettera r ha una spalla negativa, solo sul lato destro.


Normalmente le lettere che hanno qualche bordo verticale, come la i o la l, hanno parecchio spazio a destra e a sinistra per cui non interferiscono né con la T né con la r. Qualche problema si può creare con lettere dai tratti obliqui come la v. E infatti la coppia rv ha una crenatura di 96 unità, in positivo! Ossia, anziché avvicinare le due lettere, bisogna distanziarle, tenuto conto che non solo la r ha una spalla destra di -39, ma anche la v ha una spalla sinistra di -11.

Provo a disattivare la tabella di crenatura per vedere il risultato: le lettere si sovrappongono in maniera improponibile! Chi l’avrebbe detto?

 

Ancora il Franklin Gothic Medium Condensed. In questo caso ho disattivato il kerning con la forza, per vedere cosa uscirebbe: sia la r che la v hanno spalla negativa, quindi andrebbero fastidiosamente a sovrapporsi una sull'altra.

 

 


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