La e capovolta

Uno scrittore dell’Unione Sovietica (boicottato in patria) sosteneva nei suoi romanzi che l’essenza del comunismo era trovare una complicazione, sempre e comunque. Là dove c’era una cosa che per secoli si era fatta in un certo modo che aveva funzionato bene, il comunismo imponeva di sovvertire il tutto, complicare, metterci in mezzo discussioni e votazioni fittizie anche se nessuno ne vedeva il bisogno.

Qui il comunismo non centra niente, ma di complicazioni se ne stanno trovando comunque. Per secoli si è andati avanti con le lettere dell’alfabeto latino e con due generi, maschile e femminile, ma adesso non va più bene. Bisogna superare i vecchi pregiudizi e le vecchie dicotomie, quindi c’è bisogno di un genere neutro che vada bene sia per i maschi che per le femmine.

Fino a qualche anno fa le tendenze erano quelle di mettere asterischi a fine parola, o chiocciole, visto che quest’ultimo simbolo è una specie di a dentro una o, quindi unisce la desinenza femminile con quella maschile.

L’ultima tendenza invece è quella di usare la e capovolta, detta anche scevà o schwa.

Lo sta facendo il sito antagonista Dinamo Press di Roma: gli studenti e le studentesse hanno occupato il liceo Kant, e questo è il titolo del sito:

 


Notare che qualche decennio fa occupato si sarebbe scritto con due k (in segno di ribellione). Ma era un’altra generazione.

Che sui manifesti ci possa essere una convenzione del genere può essere scontato, ma in questo caso la lettera viene usata per tutto l’articolo: ben 30 volte in tutta la pagina. 

 

L'uso della scevà prosegue in tutto l'articolo, con qualche dimenticanza (qui la parola ragazze in seconda riga)
 

Si tratta di una usanza abbastanza scomoda, tenuto conto che la lettera non è presente sulle tastiere italiane.

Su Wikipedia la lettera ha una pagina apposita, che cita tra le fonti un articolo uscito l’estate scorsa su Il Post (alla fine di agosto).

Il sito raccontava l’origine del simbolo, il suo uso, e il suo significato (fa parte dell’alfabeto fonetico internazionale e indica un suono al quale i linguisti danno una certa importanza storica; il nome scevà è ebraico).

Il motivo per cui è stato proposto di utilizzarlo come desinenza neutra è perché rappresenta una via di mezzo tra la a e la o, dal punto di vista grafico. 

L’articolo linka Wikipedia in inglese, dove si trovano le istruzioni su come inserire la lettera da tastiera nei vari sistemi operativi.

Suggerisce anche di utilizzare in alternativa un simbolo matematico che indica la derivata, che somiglia a una delta greca corsiva col ciuffo ripiegato all’indietro, o meglio una d corsiva come si usava in Europa alcuni secoli fa. Anche in questo caso bisogna ricorrere a combinazioni di tasti un po’ desuete (la combinazione per ottenere la chiocciola almeno la conoscevano tutti; appunto, serviva una complicazione).

La convenzione suggerita da Wikipedia è diversa da quella usata da Dinamo Press: infatti la e rovesciata verrebbe utilizzata solo per il singolare, mentre per il plurale dovrebbe esserci una epsilon rovesciata (che somiglia al numero 3, e nell’alfabeto fonetico indica la vocale centrale semiaperta non arrotondata). L’articolo di Dinamo invece usa questa lettera indifferentemente al singolare o al plurale.

La e capovolta esiste anche in versione maiuscola: in questo caso la forma non è quella di una E maiuscola capovolta, bensì è uguale alla minuscola, solo che è più grande.  

Su Dinamo Press i font in uso sono caricati dai server di Google: il Railway per i titoli e il Pt Serif per i testi degli articoli. Notare che il Pt Serif (a differenza del Railway) non ha la e capovolta  nel suo set, quindi il browser va a prendere quella del serif di riferimento (Times New Roman, nel mio caso, che fa notare ancora di più la lettera fuori posto, casomai qualcuno non se ne fosse accorto). 

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