Giulio da Milano e il Neon

La pagina di Wikipedia in inglese dedicata alla Nebiolo indica due font firmati da un tale G.da Milano: il Neon e il Razionale, entrambi datati 1935.

Seguendo il link si può arrivare alla scheda che l’enciclopedia dedica al disegnatore, Giulio da Milano, nato sul finire dell’Ottocento, insegnante alla scuola di design di Torino, direttore del dipartimento artistico della Nebiolo dal 1933 al 1936, quando fu Alessandro Butti a prendere il suo posto.

Nell’articolo si dice che non solo i due font già citati furono disegnati da lui, ma anche il Veltro, popolare script monolineare datato 1934 che permise di realizzare scritte dall’apparenza informale anche a chi non poteva permettersi di ingaggiare qualcuno che le disegnasse a mano, negli annunci pubblicitari, ad esempio.

Del Neon l’enciclopedia dice che tutti i tratti erano dello stesso spessore, che le maiuscole e le minuscole avevano la stessa altezza. Ne esistevano tre versioni: Chiara, Nera e Ombrata.

Il Razionale invece era disegnato al negativo come fosse una griglia, “così che gli elementi stampati erano gli spazi tra le lettere”, dice l’articolo.

Rebecca Alaccari (nome che abbiamo già incontrato proprio di recente, disegnatrice canadese) ha realizzato nel 2004 il Gala basandosi sul Neon. Un altro nome conosciuto, Ralph M. Unger, ha realizzato una versione digitale del Veltro nel 2007.

Giulio da Milano ha anche una voce dedicata su Wikipedia in lingua italiana. Nove righe in cui manca qualsiasi riferimento alla tipografia e alla Nebiolo. C’è anche una discrepanza per quanto riguarda la data di morte: in inglese è il 1991, in italiano il 1990.

Sul sito di Archivio Tipografico si possono vedere dei bei scatti dei caratteri metallici del Neon e di come vengono usati per stampare uno specimen, fino ad arrivare al risultato finale.

Da lì si capisce che non è proprio come diceva Wikipedia, che maiuscole e minuscole hanno la stessa altezza, piuttosto che si tratta di un set unicase, ossia di un alfabeto maiuscolo (tutte le lettere della stessa altezza) nel quale alcune delle lettere hanno la forma delle minuscole (E,M,N).

L’alfabeto è ripetuto in diverse grandezze, in maniera tale da “mettere in evidenza l’adattamento del disegno del carattere per i diversi corpi”. Mentre in grande le lettere sono strette e alte, più si va verso il piccolo e più la proporzione diminuisce e la pianta delle lettere tende ad essere quadrata (con lettere alte più o meno quanto sono larghe).

L’italiano Alessandro Colizzi ne ha realizzato di recente una versione digitale, Neon Nbl, che si trova in vendita su C-a-s-t.

Il carattere è disponibile in vari pesi (da Thin a Bold), in varie proporzioni (da UltraCondensed a Normal), e nella versione Ombra in quattro stili. Trattandosi di font scalabili non c’è nessun vincolo con la dimensione, come invece avveniva nell’originale, dove la dimensione 72 punti era per forza extra-stretta mentre la 6 punti era larga, come spiega la didascalia. 

Fonts In Use segnala solo un paio di usi del Neon. Uno è un calendario perpetuo realizzato da Maurizio Piacenza di Archivio Tipografico. È un blocchetto di fogli che possono essere girati attorno a un perno. Alcuni sono brevi, e contengono l’indicazione dei giorni della settimana, in piccolo. Gli altri sono via via più lunghi, e contengono la decina, l’unità del giorno, la barra, la decina e l’unità del mese in grande (=quattro righe piccole).

La didascalia fa notare il dettaglio delle diverse proporzioni tra caratteri piccoli-larghi e grandi-stretti.

L’altro uso è pure una stampa di qualità: è un biglietto di auguri realizzato per un designer, pieghevole. L’intestazione è realizzata in Neon nella seconda facciata, nella terza c’è lo spazio per scriverci a penna il messaggio, mentre nella prima facciata compare in rilievo quella che penso sia la faccia del disegnatore stesso. Per ottenere quell’effetto è stato necessario scolpire in 3d il disegno, scegliere il tipo di carta giusta, e fare dei test per assicurarsi che l’effetto non fosse pessimo anche tenuto conto della scritta che si trova sul lato posteriore (se il viso emerge in rilievo sul davanti, vuol dire che l’altro lato del foglio, quello con la scritta, rimane incavato).

A quanto pare chi ha realizzato il lavoro non aveva una versione digitale del font, quindi ha dovuto digitalizzare le lettere in proprio. 

Su Tipoteca è possibile vedere uno specimen che mostra tutte le dimensioni di Neon disponibili in origine, con le diverse proporzioni tra larghezza e altezza.

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