Quanto erano grandi i caratteri di Gutenberg?

Visto che ultimamente ho postato articoli riguardanti le dimensioni dei font (i nomi che si usavano prima, le varie definizioni di punti tipografici...) mi sono posto una domanda: quanto erano grandi i caratteri che vennero realizzati da Gutenberg, l’inventore della tipografia?

A quanto pare non sono in molti a porsi questa domanda. Sia Wikipedia sia altri siti web che si occupano dell’argomento si soffermano su tanti altri dettagli (forma, tipo di carta, numero di righe...) e non affrontano proprio la questione delle dimensioni.

Certo, parlare di punti tipografici per qualcosa che risale a vari secoli prima della loro invenzione è un anacronismo. E pure parlandone, sappiamo bene che caratteri diversi impostati allo stesso valore in termini di punti possono avere lettere di dimensioni diverse (i punti misurano il corpo, non l’occhio della lettera, cioè la parte stampata).

E tuttavia sono stati creati parecchi font digitali che riproducono le lettere incise da Gutenberg. Volendo creare a computer una scritta nelle stesse dimensioni, in che corpo bisogna stamparli?

Qualche dato ce lo fornisce il sito della British Library. Nella famosa Bibbia delle 42 righe ci sono alcune pagine che hanno 40 righe, altre che ne hanno 42. Il fatto è che in origine Gutenberg aveva iniziato di lavorare a 40 righe, ma poi, forse per economizzare spazio, era passato a 42, senza aumentare la superficie stampata ma riducendo lo spazio tra le righe.

L’area in cui compaiono i caratteri sulle pagine da 40 righe è 294 per 198 mm. Nelle pagine da 42 è 292 per 198 mm.

Quindi, rispettivamente, abbiamo 146 o147 mm per 20 righe nelle pagine da 40, o 138 o140mm per 20 righe nelle pagine da 42.

La British Library non fa le divisioni. Le faccio io: parliamo di 7,3 o7,35 mm per riga nel primo caso, 6,9 o 7 nel secondo caso.

In punti tipografici 20,7 o 20,8 nel primo caso, 19,6 o 19,8 nel secondo.

Ovviamente queste non sono le misure del corpo del carattere, ma dell’interlinea complessiva, che comprende il corpo del carattere più un certo spazio da aggiungere tra una riga e l’altra (nei font moderni dovrebbe essere intorno al 15 o 20% del corpo).

Ho provato ad impaginare un testo col software Scribus al disopra di una pagina della Bibbia di Gutenberg presa da Internet usando il font gratuito 1454 Gutenberg Bibel. La pagina era larga 30 centimetri e alta 42 (un foglio da 60 per 42 piegato a metà, in modo da farci venire 4 facciate). Bene o male, impostando gli stessi valori (con l’interlinea oltre i 20 punti e il carattere sui 19) la sovrapposizione è notevole.

In OpenOffice la dimensione del carattere la si può impostare tranquillamente in punti, mentre l’interlinea va cercata nelle proprietà del paragrafo: si seleziona il testo, ci si clicca col destro, poi su Paragrafo, e nella scheda Paragrafo si imposta l’interlinea Fissa, purtroppo in centimetri e non in punti. Siamo intorno ai 7 millimetri (le misure che ho fornito sopra).

Ricapitolando: si può impostare il corpo a 19 e l’interlinea a 20,8 punti (in Scribus) o 0,7 centimetri (in OpenOffice) e il risultato dovrebbe avvicinarsi al lavoro di Gutenberg.

Un po’ mi dà fastidio come interferiscono tra di loro alcune lettere: quando una p sta al disopra di una h si toccano quasi. In caso di problemi è meglio aumentare questi numeri di qualche decimale. Comunque, a giudicare da quello che si vede sul web, anche nella vera Bibbia di Gutenberg doveva esserci un effetto simile. Ho visto la parte inferiore di una p che quasi tocca la punta di una s lunga nella riga sottostante (che è come una f, ma senza trattino). Evidentemente l’interlinea era ridotto al minimo (Nessuno ha mai visto i caratteri metallici fusi da Gutenberg. Non si sa neanche di preciso quanto erano lunghi i blocchetti che li componevano, con quale metallo preciso erano stati realizzati, e quale era il metodo usato. Comunque qualcuno ha provato a realizzarli in tempi moderni, e in qualche museo se ne possono vedere le riproduzioni).

Sulla Bibbia delle 42 righe il testo della pagina era diviso in due colonne. A occhio e croce dovevano essere di circa 9 centimetri l’una, spaziate di oltre 2 centimetri.

Inizialmente lo stampatore aveva pensato di stampare in due colori diversi, prima in nero per gran parte del testo, poi in rosso per le frasi da mettere in evidenza (i titoli dei vari capitoli). Poi però si è accorto che questo sistema della doppia stampa era troppo laborioso, quindi le parti in rosso non venivano stampate, ma scritte a mano (e infatti si nota l’andamento più incerto e la grafia leggermente diversa).

A mano venivano aggiunte anche le miniature colorate, e un segno rosso sull’asta verticale di ciascuna delle lettere maiuscole.

Impaginare un testo con il 1454 Gutenberg Bibel dà un effetto significativamente diverso rispetto al testo impaginato da Gutenberg. Al di là delle differenze in forme e proporzioni, è lo spazio a scombinare l’insieme. In Gutenberg lo spazio tra le parole è pochissimo, mentre nel font digitale è senza dubbio troppo, soprattutto se lo usiamo in un programma di videoscrittura che giustifica il testo come fa OpenOffice. Il quale appunto allarga gli spazi per allineare le parole sul lato destro della colonna.

Anche Gutenberg giustificava il testo (si era alla metà del quindicesimo secolo): andava a capo e usava numerose abbreviazioni medievali (segni che comparivano sopra e sotto le lettere. Per ogni combinazione aveva dovuto realizzare un carattere a parte). Le variazioni di spazio però praticamente non si notano. Già di norma lo spazio era poco, semmai veniva ulteriormente ristretto in alcuni casi. In particolare noto che la punteggiatura certe volte era separata dalle parole circostanti, altre volte era attaccata sia alla parola precedente che a quella seguente, a seconda delle esigenze.

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