Traveling Typewriter
Le macchine da scrivere in origine erano composte da meccanismi abbastanza complicati. Ogni tasto era collegato a un gancio che doveva tirare su un martelletto che andava a picchiare sul foglio attraverso un nastro d’inchiostro. A quel punto il rullo su cui era montato il foglio doveva essere avanzato di uno scatto. Da qui l’esigenza di avere lettere tutte della stessa larghezza, perché sarebbe stato eccessivamente laborioso progettare un meccanismo in grado di spostare avanti il rullo di uno spazio diverso a seconda della lettera. E così si sono dovute disegnare quelle grazie spropositate sulla lettera I, di cui fino a quel momento non si era sentita l’esigenza.
Il Traveling Typewriter riproduce l’effetto che si veniva a creare, con I larghissima e M o m strettissime, ma senza precisione aritmetica: lo spazio è 442 unità, la I di 472, la M di 611.
Con FontForge si può impostare la stessa larghezza per tutte le lettere e centrarle, fissando magari il valore maggiore per evitare sforamenti. Con un valore di poco superiore alle 600 unità, l’aspetto delle scritte sarebbe pressoché lo stesso, solo con più spazio in più tra alcune lettere (e meno spazio tra altre).
L’effetto però si vede riempiendo l’intera pagina: le infinitesime differenze di larghezza tra una lettera e l’altra nel font originale alla lunga si sommano, per cui alla fine della riga si perde l’allineamento in verticale; la lettera della riga soprastante non sta esattamente al di sopra della lettera corrispondente nella riga sottostante. Nelle vere macchine da scrivere le lettere sono allineate come fossero in una griglia.
Se però pensate che sia semplice correggere il font scegliendo una larghezza uguale per tutte le lettere e riposizionandole al centro dello spazio assegnato avete sbagliato in pieno. Perché le lettere non sono simmetriche, e hanno forme molto diverse tra di loro. Il risultato è quello di sbilanciare tutto l’equilibrio che è stato trovato da chi ha disegnato il font. Quindi ad esempio la lettera e della parola niente si va ad attaccare troppo alla n successiva, staccandosi dalla i precedente, cosa che nel font originale non succede.
Insomma, comunque c’è del lavoro da fare: bisogna vedere come viene una scritta nel font modificato, e correggere laddove si nota qualcosa di sbagliato.
Apparentemente la licenza del font non consente modifiche, quindi qualsiasi ritocco uno possa avere fatto può valere soltanto a livello di studio personale: è importante non redistribuire il lavoro modificato se non se ne hanno i diritti.
Comunque esistono altri font da macchina da scrivere che hanno già le lettere monospace per cui non ci si deve preoccupare di nulla.
Nei modelli più recenti di macchina da scrivere, dove già l’elettricità era stata usata per automatizzare molti meccanismi, potevano essere in uso anche alfabeti non-monospace.
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