I font Arts and Crafts
Uno dei nomi di riferimento è quello di William Morris. Il movimento si ispira alla concezione del lavoro medievale, al concetto di artigianato, al tentativo di realizzare prodotti di qualità che possano anche essere espressione soddisfacente del lavoro dell’uomo. L’alternativa erano invece i prodotti industriali, anonimi e di bassa qualità.
Il movimento ebbe un certo successo a livello artistico, e ha influenzato il mondo del design successivo, ma a causa dei costi elevati non aveva nessuna possibilità di diventare un fenomeno di massa.
L’influsso di questo stile si sente anche in ambito tipografico. Cercando Arts And Crafts su MyFonts i primi risultati che escono solo il P22 Arts and Crafts, con forme che spesso si trovano negli striscioni ultrà, e l’Arts And Crafts GS, di Bannigan Artworks, che si nota soprattutto per la A con doppia linea orizzontale, che troviamo in tutt’altra salsa nel logo di Tecnocasa.
Se cerchiamo invece tra i font taggati “arts and crafts”, i primi risultati possono essere deludenti perché non sono poi così indicativi della corrente o del periodo. Oggi troviamo ai primi posti vari Cooper, l’Ajoure (sans sottile) e perfino il Brush Script.
C’è anche qualcosa dall’aspetto retrò, comunque: il Montecatini Pro, con l’alternanza di O larghe e altre lettere strette, grazie molto defilate tipo Copperplate, tratto orizzontale della E rialzato, A con sommità piatta.
E poi c’è il Carouselambra, di Typodermic, dove troviamo A e H con doppio tratto orizzontale, e una deformazione esagerata col tratto centrale della E, molto stretta, quasi attaccato al tratto superiore, a cui si allineano i tratti corrispondenti di B e P, mentre la D è particolarmente deformata, sempre per allargarsi verso l’alto.
Anche tra i font gratuiti di FontSpace si può trovare qualcosa di taggato Arts And Crafts. Tra quelli che non c’entrano niente e gli script coi cuoricini, si trova anche l’American Horror Story, Kelge Fonts, uso personale, che in realtà non ha nulla che evochi un film horror. La H ha una doppia barra orizzontale, la A ne ha una spessa e una sottile. La E ha il tratto centrale sbilanciato in alto. La R appare pure sbilanciata, ma meno della E. La C è un po’ gobba, la M ha la pianta trapezoidale. Le O sono piccole, issate in cima a due punti quadrati.
Molto più avanti scorrendo la lista si trovano il Noveau, di Alan Cairns, chiara ispirazione ma bassissima qualità, il Glass Antiqua, famoso, l’Angel di Dieter Steffman, con puntini messi nei principali spazi bianchi, e lo strano Bala Cynwyd, con lettere abbastanza ultrà ma punti quadrati che compaiono dove non dovrebbero, rialzando le lettere rispetto alla linea di base.
Interessante anche il successivo Kramer di David Rokowsky, dove le maiuscole sono praticamente dei capolettera in bianco dentro una cornice quadrata. Evidente l’andamento di alcune lettere, come la A che ha un lato curvo e uno verticale, o la R che pure tende ad essere più triangolare del normale.
L’ultimo della lista è il Wj Pearce di Listemageren. Anche qui il tratto centrale della E è rialzato, la C è gobba, la A è inclinata verso il suo fianco verticale sulla destra e la R ha l’occhiello che tende ad essere triangolare. Magari la qualità non è delle migliori, ma rende l’idea degli elementi chiave di questo stile.
Alcune di queste caratteristiche vengono considerate inusuali da Identifont, il che perrmette di trovare al volo i caratteri simili anche in mancanza di tag.
Ad esempio basta cercare tra le caratteristiche insolite la doppia o tripla barra della A. Il primo risultato è il JY Arts and Crafts, di Todd Hallock, 2001, dove pure compaiono quei quadrati disseminati negli spazi vuoti, ma solo nella posizione delle maiuscole. Da lì si può arrivare ai font simili, dove c’è sia il GreyHoud, con i quadrati che alzano da terra le lettere, sia il Cocotte Heavy, dove la H maiuscola ha la doppia barra e la C ha il baricentro spostato verso l’alto (la C è gobba, dico io per fare prima).
L’EagleFather Formal ha la A coi due tratti orizzontali a due livelli diversi che non toccano le aste opposte (una volta a destra e una a sinistra). La S è molto allungata.
Nella lista fanno parte anche font che non c’entrano niente coll’Arts and Crafts, tipo alcuni lombardic medievali.
L’Itc New Rennie Mackintosh invece è in stile, e ha anche le minuscole. È datato 1966.
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