President Gore
Quello che mi ha colpito di più è un aggiornamento di novembre che mostra la foto di una prima pagina del Washington Times che annuncia “Gore presidente” (un evento che non è mai avvenuto).
“Se state facendo una finta prima pagina di giornale, cercate di essere sicuri che la nuova parola nel titolo sia nello stesso carattere della vecchia parola (un Verdana elettronicamente condensato non è la stessa cosa di un Franklin Gothic Condensed)”, dice la didascalia.
Effettivamente il ritocco è evidente: normalmente in un font la C e la S vanno a braccetto, ossia hanno i terminali orientati nello stesso modo o in maniera compatibile. Qui abbiamo la S della prima parola con le estremità che terminano in obliquo, mentre la G della seconda parola ha un’estremità tagliata di netto in verticale.
Nei giorni precedenti il post in questione, la falsa prima pagina aveva destato un certo scalpore anche al di fuori del mondo tipografico. Era appena stato eletto Biden, ma il presidente uscente Trump sosteneva di essere il vero vincitore. I suoi sostenitori ci tenevano a ricordare che non è la stampa a nominare il presidente americano, ma devono essere gli organi competenti dopo le opportune verifiche. La stampa talvolta può sbagliare, dicevano. E qualcuno ha usato come prova questa vecchia prima pagina del Washington Times, che però non era autentica.
Vari siti web hanno fatto factchecking, andando a vedere chi e quando aveva diffuso la versione ritoccata. L’elezione era quella del 2000, il primo fotomontaggio è del 2010. Per difendere il buon nome del giornale, è stata prontamente diffusa la vera prima pagina che era stata stampata in quella occasione, il cui titolo era “President Bush”. La foto era quella del vero presidente eletto, e una delle parole del titolo sottostante era diversa (“Texan” al posto di “Gore”).
A quanto pare, oltre alla versione pubblicata nei tweet dei sostenitori di Trump, esiste un’altra versione della stessa prima pagina, con una G diversa (con l’estremità superiore che termina col taglio orizzontale) e con qualche macchia di caffè aggiunta tanto per dare al montaggio un po’ di contesto. Si trattava di satira, postata su un blog nel 2012 nell’ambito di una discussione su chi avesse veramente vinto quell’elezione (che fu contestata per varie ore, con un margine ristrettissimo e vari riconteggi che avrebbero potuto ribaltarla).
Questa seconda G si avvicina di più a
come dovrebbe essere, ma fino a un certo punto. Non è difficile fare
la verifica, visto che il font originale è in dotazione con i
programmi da ufficio della Microsoft, in vari pesi diversi: nel
Franklin Gothic Condensed, mentre la S ha dei terminali tagliati con
un angolo di almeno una trentina di gradi, la C e la G hanno un
angolo molto inferiore, che si allontana dall’asse orizzontale
delle lettere mano mano che ci si sposta verso destra. Qui invece il taglio è orizzontale.
Che font può essere quello della G aggiunta? Non certo Arial o Futura, che pure hanno le estremità oblique. Non Helvetica, che ha lo sperone. A dire la verità quel segmento rettilineo verticale sulla destra, in corrispondenza del tratto orizzontale, fa pensare ad una lettera O ritoccata. Ma di quale font, visto che non c’era una O nella frase originale?
Passando la lettera al FontMoose viene fuori al secondo posto il DIN 2014 Extra Bold di ParaType, le cui proporzioni sono abbastanza simili, ma che non è poi così diffuso.
Anche in Italia false prime pagine hanno creato malintesi.
Nel 2007 iniziò a circolare una finta edizione del Corriere di Bologna che annunciava l’arresto di Beppe Grillo e conteneva sue dichiarazioni inventate. Grillo la pubblicò sul suo blog, solo per smentirla, venendo poi duramente attaccato dal Corriere, quello vero, come se fosse stato lui a concepire lo scherzo e mancare di rispetto alle vittime del terrorismo.
Grillo dovette fare un comunicato in cui spiegava quello che era successo, spaventato dal meccanismo che era scattato: “Oggi sei un cittadino, e domani un eversivo, un terrorista. Comanda chi ha i media”.
La finta prima pagina è quasi scomparsa dal web, sia per via del restyling del sito di Grillo, sia per evitare nuove drammatiche incomprensioni.
Il titolo era in Impact, molto diverso dal font in uso all’epoca sulla testata.
Più di recente, nel 2019, fu un consigliere dell’Ordine dei giornalisti a trovarsi in difficoltà per un messaggio diffuso sui social, seppure con conseguenze meno drammatiche. Volendo protestare contro i titoli del quotidiano Libero, aveva mostrato alcune delle vere prime pagine contestate e una prima pagina palesemente falsa.
Accanto a “Bastardi islamici” (titolo riferito ad alcuni attentatori), “Patata bollente” (sulla sindaca di Roma) e “La rompiballe va dal papa” (riferito a Greta Thunberg), tutti veri, compariva “Adesso pure le negre”, in testa ad una prima pagina con altri titoli improbabili, tipo “Alemanno promette: più figa per tutti”. Fu lo stesso sito di Libero a ripubblicare la falsa prima pagina a confronto con quella vera, con la quale condivideva articoli, parte dei titoli e la grande vignetta centrale.
Anche in questo caso il font è palesemente diverso dall’originale, ma almeno non si combina con caratteri diversi sulla stessa riga.
A proposito di elezioni presidenziali in America: alcuni anni fa è accaduto che due diversi giornali italiani uscissero lo stesso giorno con l’annuncio dell’elezione di due presidenti diversi. Chiaramente uno dei due ci indovinò, ma venne lo stesso criticato da tutti gli altri giornalisti, perché a quell’ora non era ancora possibile stabilire il vincitore, visto che i dati erano ancora incerti (e infatti tutti gli altri giornali dissero che si era testa a testa).
Ma quella che è rimasta nella storia del giornalismo americano è una prima pagina del Chicago Daily Tribune che titola “Dewey defeats Truman”, ossia che annuncia, unico in tutto il Paese, la vittoria di Dewey alle elezioni americane del 1948 vinte da Truman. Ironia della sorte, quella prima pagina sembra un falso, tenuto conto che gli articoli sono palesemente battuti a macchina. In realtà proprio quel giorno c’era uno sciopero degli impaginatori del giornale, per cui i giornalisti dovettero arrangiarsi ad impaginarlo con quello che avevano: le macchine da scrivere appunto (e alcuni paragrafi vennero incollati al contrario).
“Anche coloro che non se ne intendono di quotidiani d’epoca conoscono bene questo titolo, che compare in innumerevoli libri di storia, recensioni storiche e speciali sulle campagne presidenziali e le elezioni”, dice la didascalia su RareNewspapers, dove una copia autentica è stata messa in vendita qualche tempo fa.
Solo le prime copie del giornale uscirono col titolo sbagliato, che venne corretto nelle edizioni stampate nelle ore successive.
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