Il Torino è di Butti?

Su Identifont il Torino della Urw è attribuito ad Alessandro Butti, e l’anno indicato è il 1908.

A Fonts In Use l’informazione pare strana: Butti è nato nel 1893, quindi all’epoca aveva solo 15 anni. Probabilmente si sarà occupato in seguito di una revisione o estensione.

Wikipedia non dice quando Butti iniziò a lavorare alla Nebiolo di Torino. I suoi primi font risalgono all’inizio degli anni Trenta, a cui si aggiunge il Paganini, realizzato nel ‘28 sotto la direzione di Raffaello Bertieri. Nell’articolo il Torino non viene neanche nominato.

Fonts In Use comunque sceglie di non inserire il nome di Butti nella scheda relativa al font, ma ci mette quello di Benguiat. Che è un anacronismo ancora maggiore, visto che Benguiat è nato nel 27, quando il font esisteva già da quasi vent’anni.

Altre versioni digitali dichiarano su Identifont il nome del disegnatore che se ne è occupato: il Torino Modern di Ba Graphics, anno 2000, viene attribuito a un tale Robert Alonso.

Fonts In Use ha solo 5 segnalazioni di questo font, tra cui la copertina di un volume che contiene le opere teatrali dell’autore irlandese Synge.

Il Torino ha molte grazie di tipo Bodoni, alcuni tratti ormai considerati fuori moda, come per esempio la codina all’insù della a, una g con occhiello inferiore aperto, e una Q che si avvicina più a quella di Baskerville che a quella dei font conosciuti col nome di Bodoni. Interessanti poi i numeri, molto rétro nel modo in cui si arriccia il 2, o nei terminali superiori del numero 4 (aperto), mai visti altrove in questa combinazione.

La digitalizzazione della Bitstream si chiama Industrial 736.

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