Hippie

Molto spesso i font che vengono fuori su MyFonts cercando per tag non hanno granché a che vedere con la parola in questione. Questo perché sul sito non c’è un sistema di catalogazione centralizzato: ognuno sceglie quali tag aggiungere al proprio font; alcuni font ne hanno fin troppi, altri ne hanno pochi o niente.

Cercando “hippie” oggi mi vengono come primi risultati dei font che non mi convincono granché. Al primo posto Brice, di Studio Sun, largo sans serif con contrasto. Al secondo Glicker, un sans più stretto con una A scampanata. Al terzo il Sunfleur, che in effetti negli specimen si richiama ai motivi floreali, ma nelle lettere non tanto.

Il successivo è Bogart, di Zetafonts, che non ha pressoché nulla di Hippie. È un serif con alcune aste un po’ inclinate.

Lo spettacolo comincia da lì in giù.

Il Lovadelic di Aiyari è uno script ad asse verticale con aste “a dentifricio”. È nero e stretto, nell’anteprima automatica del sito, ma nelle immagini è nella dimensione adatta per essere apprezzato e ha degli sfondi coloratissimi, psichedelici.

Segue l’Hippie Mojo, di Mistery Lab. Qui le aste orizzontali basse sono molto, molto spesse mentre quelle superiori sono sottilissime. Anche qui i colori degli specimen sono azzeccati. Uno dice “Assicurati di avere dei fiori nei tuoi capelli”, come il verso di una storica canzone che parlava di San Francisco ai tempi della summer of love.

Al Candice della Itc non hanno allegato nessuna immagine.

Il successivo Carnaby Street, di Mysterylab, a prima vista non mi ispirava un’atmosfera hippie: è troppo spigoloso. Ma visto nel contesto degli specimen effettivamente è più che adatto. È un all-caps serif, molto nero, nell’anteprima, che significa molto colorato nell’uso comune.

Belli gli specimen del Pure Psychedelia e del Kaleidoscope, anche questi di MisteryLab. Anche qui i tratti sono spessi e le grazie scampanate o comunque dalla forma originale.

Mysterylab la fa da padrone in questa categoria. Lo Psych Handlettering ha le lettere con i bordi chiari, a sinistra e in alto. Il Sixties Flashback invece ha le lettere ondulate, in verticale.

Nick’s Fonts arriva subito sotto con il Loose Carboose, uno strano font in cui la parte superiore è un serif dalle forme originali e la parte inferiore è tutto spessore dei tratti orizzontali bassi o delle grazie.

Il Wes Wilson è un classico, qui nella versione di K-Type.

L’aumentare lo spessore dei tratti inferiori è un segno caratteristico di questa categoria. Più oltre troviamo il Beatle, di Liàn Types, che è uno script ad asse obliquo.

Il Synthemesc, di Typodermic non è questo granché, visivamente, ma è presentato con due foto degli anni Sessanta.

Il Summer of Love di Mysterylab, ancora, non nasconde la sua ispirazione già dal nome. È un all-caps con alcuni terminali che finiscono a spirale e a goccia.

Lo Psychotropic Experience, stessa fonderia, pure punta sullo sbilanciare le lettere, ma stavolta verso l’alto: qui sono i tratti orizzontali superiori ad essere più spessi, ma non in orizzontale, bensì in maniera obliqua e ondulata. Diciamo come i capelloni che andavano di moda all’epoca.

Nella stessa categoria ci troviamo anche l’Arnold Boecklin della Linotype: nello specimen il nome è scritto solo con la o sovrastata dalla dieresi, e con la data 1904. Un po’ presto per essere hippie il disegnatore. Ma per vederne qualche uso allucinogeno o comunque sulle copertine dei dischi, c’è un vasto assortimento di usi segnalati da Fonts In Use. L’ultimo, aggiunto a febbraio scorso e quindi in testa alla lista, riguarda il mitico telefilm della fine degli anni Novanta That’70s Show.

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