Il barometro di Che Tempo Fa

Che Tempo Fa era il titolo di una storica rubrica meteorologica della Rai, inaugurata con questo titolo mi pare nella seconda metà degli anni Sessanta.

Per chi non ha vissuto quel periodo o per chi ne ha solo un vago ricordo, vedere una delle vecchie puntate che vengono proposte su Youtube è un’esperienza scioccante. Invece di trovarsi davanti la consueta mappa dell’Italia con sole, nuvolette e pioggia in corrispondenza delle principali città, lo spettatore si trovava a dover interpretare la mappa europea delle isobare, con indicate le aree di alta e bassa pressione e i fronti caldi e freddi. La grafica non era computerizzata: si trattava veramente di una mappa a parete, con le scritte disegnate sopra. E non si trattava di uno sfondo decorativo: il presentatore (un colonnello dell’Aeronautica in borghese) si dava da fare con calma per spiegare tutti i fenomeni atmosferici che si potevano dedurre dalla carta. Le perturbazioni erano numerate: ho letto da qualche parte che si ripartiva da 1 all’inizio di ogni mese, ma in effetti nessuno mi pare si sia soffermato su questo dettaglio. Per mostrare le temperature venivano attaccati alla parete dei cartoncini con i nomi delle città e i numeri corrispondenti. E la famosa carta delle condizioni sul territorio nazionale compariva soltanto alla fine: ma non c’erano i disegni di fulmini, nuvole, lune, bensì pochi cartellini con delle parole scritte in corrispondenza delle zone interessate dal fenomeno. L’8 febbraio 1974 erano solo 5: Quasi Sereno sulle Alpi, Gelate sulla pianura Padana, Poco Nuvoloso e Variabile sul sud Italia, Quasi Sereno sull’Italia centrale.

La sigla di apertura mostrava il barometro. Attenzione: non “un” barometro, ma “il” barometro, quello che si vedeva nello studio televisivo a fianco al conduttore. E non era un’immagine di repertorio: era il barometro nella situazione del giorno, con la lancetta che indicava la pressione atmosferica al momento, e la lancetta manuale fissata sulla pressione del giorno precedente. In maniera tale che già dalla prima inquadratura ci si poteva rendere conto a grandi linee della situazione, almeno per quanto riguardava la sede della Rai.

Per quello che ci interessa dal punto di vista tipografico, c’è da dire che si tratta di un bellissimo barometro. Che è diventato mitico per il fatto di comparire nella sigla. Chissà se qualcuno l’ha conservato o è stato buttato. Nella parte centrale c’era una doppia scala, quella esterna in millibar o ettopascal e quella interna non si sa (i numeri vanno da 700 a 790). Ma sulla circonferenza più esterna c’erano delle scritte in caratteri gotici medievali, con le iniziali in rosso.

Dicevano: “Tempesta, Pioggia, Variabile, Bel Tempo, Gran Secco”.

Ho provato ad estrarre qualche lettera da quella scritta e passarla ai siti di riconoscimento automatico dei font. E incredibilmente non ho trovato niente di simile neanche alla lontana. A quanto pare quello stile è completamente in disuso: le lettere caratteristiche sono la b e la l. Le quali hanno una bandiera in cima all’asta, che a quanto pare non viene usata da chi oggi disegna blackletter/textura. Si preferisce la soluzione dell’Old English, ossia biforcare l’asta. Oppure si taglia di netto, in orizzontale o meglio in obliquo. Anche la a si discosta da quella dell’Old English: si tratta di una a gotica quadrata stretta, ad un solo livello mentre spesso si preferisce disegnare una a a doppio livello anche nelle gotiche quadrate.

Dove hanno preso un font simile? È mai stato un font? Chissà. Le lettere mi paiono molto diverse l’una dall’altra. Immagino che venisse insegnato qualcosa del genere nei manuali di calligrafia in uso nei decenni precedenti (prima dell’invenzione delle macchine da scrivere il calligrafo si occupava di impaginare i documenti, alternando scritte gotiche, corsive francesi - inglesi -italiane, cancelleresche, romane per intestazioni, titoli, testi, e alternando i pennini a seconda della dimensione che voleva ottenere).

La cosa più simile che sono riuscito a trovare non è un font: è questa immagine caricata su un forum di ragazze dark, ispirata probabilmente a qualche manuale di calligrafia, che forse si basava su una qualche scrittura quattrocentesca. Si notano le bandiere in cima a b,f,h,k,l, e la a ad un livello, affiancata però ad una a a livello doppio.

Le maiuscole pure sono nello stesso stile dell’Old English, ma quelle del barometro sono più somiglianti allo specimen che si trova sul forum che alle lettere del celebre font. Basta guardare la P con quei tratti che spuntano a sinistra dell’asta, o la V composta di due tratti verticali (mentre nell’Old English entrambi i tratti curvano verso sinistra). Ma la lettera che si discosta di più da ciò che si conosce è la T. Quella che si trova sul barometro non l’ho mai vista altrove, col tratto orizzontale che si arriccia fino a toccare da sinistra la mezzaluna, e con le aste verticali che fanno comunella fra di loro invece di tendere a sinistra verso la mezzaluna.

Commenti

Post più popolari