La fotocomposizione all’inizio degli anni Settanta
La rivista su cui è stato pubblicato, Wireless Worlds, non si era ancora dotata di un sistema simile, ma un’azienda associata aveva iniziato ad usare una Rca Videocomp 70/800 che componeva il testo alla velocità di seimila caratteri al secondo (due colonne di una delle pagine del magazine). Un passo avanti sorprendente: le macchine per la fotocomposizione non basate sul tubo catodico avevano una velocità di appena 500 caratteri al secondo, che a sua volta era infinitamente superiore a quella delle macchine per la composizione a caldo, 5 caratteri al secondo, oppure alla composizione manuale, 1 carattere al secondo.
La tecnologia era comunque andata oltre: la Mergenthaler Linotron lavorava a diecimila caratteri al secondo.
Tutte queste apparecchiature occupavano un’intera stanza, tra unità fotografica, lettori di memorie magnetiche, di dischi, processore e console.
Si poteva variare la dimensione del font tra i 4 e i 96 punti, e lo si poteva alterare trasformandolo in obliquo, largo o stretto.
La foto accanto all’articolo mostra una fila di armadi tutti uguali, più uno dotato di pannello e un altro di lettore di nastro, ciascuno grande si presume quanto un moderno distributore di bevande. “L’Hell Digiset – Una alternativa europea al Videocomp”, dice la didascalia.
Hell in inglese vuol dire inferno, ma in questo caso si riferisce all’inventore tedesco Rudolf Hell, che aveva messo a punto la macchina.
Hell è famoso per avere inventato l’Hellschreiber, un antenato del fax e delle stampanti a matrice di punti già a metà degli anni Venti.
La sua azienda è poi confluita nella Linotype nel 1990.
Un’altra invenzione di Hell è la Klischograph, una macchina che serviva a creare una versione halftone delle immagini da usare poi nel processo di stampa.
Ad Hell è dedicata anche una voce abbastanza consistente su Wikipedia in italiano.
La sua Digiset, inventata nel 1964, è stata la prima macchina fotocompositrice digitale.
L’azienda realizzava anche i font da usare con queste macchine. Uno dei nomi dei collaboratori è quello di Herman Zapf.
Devroye riporta i nomi di alcuni caratteri digitali derivati da quelli disegnati per Hell, e qualche specimen. Tra questi, c’è quello con tutte le minuscole del Digi Grotesk, un sans serif per niente eccezionale, se non fosse che è considerato il primo font digitale della storia.
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