Yink

Nei software che servono per disegnare i font il profilo di ogni lettera è ottenuto unendo vari punti con linee di Bezier. Ogni punto ha due coordinate e ogni linea di Bezier ha due punti di controllo con due coordinate ciascuna. Disegnare font geometrici in questo modo è l’ideale: mentre disegnare a mano un cerchio perfetto o una linea perfettamente retta e verticale può essere un’impresa, eseguire la stessa operazione al computer è una passeggiata.

Diverso è il discorso per quanto riguarda i caratteri fantasia, quando bisogna ottenere forme fluide, sinuose, il più possibile liquide. Vero che esiste la possibilità di disegnare direttamente sullo schermo, ma molto spesso la cara vecchia carta è ancora il principale rifugio del disegnatore.

Su Myfont è in vendita lo Yink, di Eclectotype, che è appunto un font creativo in cui gli angoli sono completamente assenti. Difficile trovare le parole per descriverlo. È taggato: “ball terminals, big, bold, cool, display, drop caps, fat, fatface, fun, italic, large, non-connecting, poster, script, strange, tight, unique, unusual, voluptuous, yinyang”. Quest’ultimo tag non me lo aspettavo.

Comunque, è nato da disegni effettuati su carta a righe. L’autore stesso ha postato alcuni dei primi schizzi sulla sua pagina Twitter. Profilo tracciato con biro blu, e interno delle aste riempito a scarabocchio. Un altro tentativo effettuato con penna blu a inchiostro fluido e, chissà perché, una testa di maiale.

Forse “yink” è il verso del maiale? In realtà nella descrizione viene raccontato che il nome deriva da yin, perché queste linee curve e quel contrasto tra nero e bianco ricordano il simbolo dello yinyang.

Dal tweet pubblicato ieri sembra che il disegnatore non se la stia passando bene, economicamente. Ha messo qualcuno dei suoi font in offerta, sperando di venderne qualcuno. 

Schizotype ha 56 font caricati su My Fonts. Lo Yink sta al terzo posto secondo l’ordine di “rilevanza” deciso dal sito. Al primo posto c’è il Gelica (una specie di Cooper Black), scontato del 40%, al secondo c’è il Quinella, uno script molto nero e gommoso.

La scheda dice che la fonderia sarebbe basata in Thailandia, ma pianta la bandierina su Londra. Luc Devroye spiega come stanno le cose: originario di Shieffield, il disegnatore si è spostato spesso tra vari Stati asiatici, tra cui Giappone e Filippine. 

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