Dancing Script
Nella descrizione viene indicata come fonte di ispirazione il Mistral, che però mi suona strano: il Mistral è molto più disordinato come andamento, e lascia alcune lettere aperte. Un altra fonte di ispirazione sarebbe il Murray Hill, 1956, tre anni dopo il Mistral, ma anche questa citazione mi suscita qualche perplessità.
Comunque, Google consiglia di usarlo quando c’è bisogno di un aspetto “amichevole, informale e spontaneo”, e su questo sono d’accordo.
Al secondo posto degli handwriting più popolari troviamo l’Indie Flower, di Kimberly Geswein, lettere stampatelle tracciate in maniera informale a penna, con una A dalla sommità curva.
Al terzo posto c’è il Pacifico, firmato da quattro autori diversi, che ormai è un classico e che è molto più pesante in termini di spessore del tratto. In questo caso è consigliato un uso display.
E il meno popolare di tutti? Ahimè, è il Ballet, Omnibus-Type e Maximiliano Sproviero, un elegantissimo corsivo calligrafico a contrasto pieno di svolazzi, che a volerlo utilizzare per fare una scritta a mano c’è bisogno di un pennino apposito e di settimane di esercizio.
Non sta all’ultimo posto perché brutto o squilibrato o sgradevole, ma perché è inutilizzabile sul web e un po’ fuori sincrono rispetto all’epoca attuale. Il contrasto tra linee spesse e linee sottili non rende bene sui monitor, e l’inclinazione eccessiva non aiuta affatto in termini di leggibilità. Ci fossero meno svolazzi si potrebbe pensare all’intestazione di documenti burocratici di qualche ministero, o a qualche pubblicità progresso. Che usi rimangono? Quello delle partecipazioni di matrimonio, forse, ma di recente le coppie giovani usano font informali anche in quelle occasioni. Il nome del font non è neanche conosciuto da Fonts In Use, dove c’è solo un Ballet Mechanique del 2006, senza grazie unicase di cui non sono segnalati usi.
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