Josef Albers e il Futura Black
Albers aveva disegnato uno stencil nel 1923; venne “pubblicato” nel 1926, anche se mi pare di capire che non divenne mai un font commerciale. Nel 1929 Renner lanciò il suo stencil col nome di Futura Black, che talvolta lascia perplessi visto che la forma delle lettere non ha nulla a che vedere con gli altri stili della famiglia Futura.
La stessa scheda dice che Albers in quell’anno era in contatto con Tschichold che stava lavorando al Transito, uno stencil simile, mentre Tchichold collaborava con Renner.
Comunque su Identifont il nome di Albers è collegato soltanto con l’omonimo font commercializzato da P22 in tre versioni diverse.
Un lungo articolo sul sito di FontShop dedicato agli stencil nomina Albers, e ricostruisce anche un po’ del retroscena, oltre a pubblicare alcuni specimen. L’idea nacque mentre Albers insegnava al Bauhaus, istituto che poi venne chiuso con l’avvento del nazismo. Tutte le lettere minuscole nascono affiancando tre forme: il rettangolo, il triangolo rettangolo isoscele e il quarto di cerchio o semicerchio. In un primo tentativo ci sono alcune eccezioni per le maiuscole, che riguardano le lettere ACDOQ. Per evitare di renderle troppo larghe, queste lettere sono state formate tagliando un cerchio non lungo il raggio ma lungo la corda (in geometria questa figura non si chiama semicerchio ma “segmento circolare”).
In una versione successiva le eccezioni spariscono: le lettere alte e strette vengono realizzate coi fianchi rettilinei, in pratica sommando un quarto di cerchio a un rettangolo e a un altro quarto di cerchio.
In origine questi caratteri erano
pensati solo per tracciare scritte sulle vetrine dei negozi. Però la loro influenza si è riversata nel mondo tipografico. I tre font della P22 chiamati Albers One, Two e Three sono basati appunto su questi progetti.
Il Transito di Jan TSchichold pure si basa sugli stessi principi, in gran parte, ma spesso con proporzioni più varie. L’anno in cui è uscito è il 1931. Fonts In Use raccoglie solo una segnalazione, quella di uno specimen, che è stata pubblicata accantonando momentaneamente la regola di non pubblicare specimen: in questo caso si tratta di un documento d’epoca di un font in uso, importante per la storia della tipografia, quindi hanno fatto un’eccezione.
Una digitalizzazione col nome di Transito non c’è sui principali siti commerciali, ma c’è un revival realizzato dal 2009 da Nick Curtis col nome di Wadden Choo Nf.
Luc Devroye segnala anche un altro progetto chiamato Transito, non disponibile commercialmente, in apparenza, e con le forme diverse (la A con fianchi paralleli e pallino centrale).
L’aspetto tipografico dell’opera di Albers è di gran lunga secondario rispetto alla sua attività di pittore, tanto da passare sotto silenzio sia nella voce dedicata a lui dalla Treccani, sia in quelle su Wikipedia in italiano e in inglese. Su quest’ultima però, nel paragrafo See Also, c’è un link che porta all’Architype Albers, un revival messo a punto da due disegnatori di The Foundry nell’ambito di un progetto di digitalizzazione di caratteri d’epoca di cui fa parte anche l’Architype Renner, basato sul Futura normale con particolare attenzione alle forme alternative meno conosciute di lettere come g, a, r.
Commenti
Posta un commento