Le tabelle di un font
Per ottenere un font come si deve non basta concentrarsi solo sul disegno delle lettere. Quello è soltanto il primo passo. Bisogna poi regolare lo spazio tra una lettera e l’altra, che sarà un fattore più che determinante nella scelta del tipo di carattere da parte di chi poi lo deve usare, sia perché da questo dettaglio determina l’effetto complessivo che avrà una scritta sullo schermo o sulla pagina, sia perché disegnare le lettere migliori del mondo e poi spaziarle male dà un risultato orribile.
Ma questo non basta: molto spesso bisogna intervenire nel kerning, ossia alterare lo spazio in caso di combinazioni tra caratteri particolari, tipo AV o To, che non potrebbero essere gestite altrimenti. E attivare alcune legature, come per esempio tra le lettere fi, che altrimenti non si congiungerebbero tra di loro in maniera adeguata. E per fare tutto questo c’è bisogno di intervenire sulle lookup subtables (non ho trovato un tutorial in lingua italiana che se ne occupa in maniera chiara), che permettono di personalizzare il font a seconda delle esigenze. I programmatori si sono sbizzarriti, ce ne sono di tanti tipi, ognuna connotata da un nome di quattro lettere che ricorda la funzione a cui è dedicata.
Se apriamo il Times New Roman con FontForge e scriviamo una frase nella finestra delle Metriche, vediamo che sulla sinistra compare una lista verticale dei nomi di tutte le tabelle attivabili. In blu ci sono quelle attive. In questo font ne vedo 15, di cui 4 attive (evidenziate in blu).
Una di quelle attive si chiama kern, ed è appunto quella che regola la crenatura. Basta scrivere Torino o AVANTI e poi attivare e disattivare questa tabella cliccando sul nome tenendo premuto il tasto maiusc. Nel primo caso, le lettere To sono avvicinate tra di loro di 143 unità, quando la tabella è attiva. Nel secondo caso lo spazio tra le lettere AV viene ridotto di ben 264 unità, come pure lo spazio tra le lettere VA. Disattivando la funzione diventa evidente che nella parola c’è qualcosa di strano: troppo spazio bianco all’inizio.
Gli altri tre pulsanti attivi di default sono ccmp, mark, e mkmk.
La prima tabella riguarda la Composizione e Decomposizione dei glifi. Questa opzione deve essere attiva di default, ma non so se cambia qualcosa nell’uso comune. Trovo sul web vari esempi che riguardano le lettere tonali, che possono essere inserite separatamente ma si uniscono in una forma unica, oppure le legature di qualche alfabeto in stile gotico (tz), ma non mi pare che nel Times cambi qualcosa.
Mark riguarda il posizionamento dei mark glyphs rispetto ai base glyphs, spiega la Microsoft, fornendo un esempio relativo all’alfabeto arabo (posizione della hamza sulla yeh).
Mkmk invece riguarda la posizione dei mark rispetto agli altri mark.
Tutta roba che non ci riguarda, se dobbiamo scrivere in italiano.
Tra le tabelle non attive però ce n’è qualcuna interessante, che può essere utile in certi casi.
Dlig per esempio, attiva le legature facoltative, che sono poche ma vengono usate spesso anche al giorno d’oggi (nel medioevo erano molte di più. L’elenco di quelle contenute nel Times New Roman si può vedere cliccando in FontForge su Elemento, Informazioni Sul Font, poi sulla scheda Lookups, poi su Dlig, sulla Subltable e infine sul pulsante Modifica Dati, a destra. Ci sono solo quelle con la f: ff, fi, fl, ffi, ffl, ffj e fj, a cui si aggiunge un’altra subtable che contiene solo la legatura Th, utile per l’articolo determinativo in inglese. Quando nella finestra delle metriche l’opzione dlig è attivata, sono attive entrambe queste sottotabelle.
Sono interessanti poi quelle che riguardano i numeri, che di solito contengono la parola num. Normalmente i numeri del Times sono maiuscoli, ossia hanno tutti la stessa altezza. Ma se attiviamo la tabella onum diventano minuscoli, ossia i numeri 3-4-5-7-9 scendono sotto la linea di base, mentre 6 e 8 hanno tratti ascendenti (O sta per Oldstyle).
Numr invece sostituisce i numeri con la loro versione numeratore, cioè li rimpicciolisce e li allinea in alto. Dnom sostituisce i numeri con la loro versione denominatore, ossia li fa comparire piccoli e in basso. Frac invece combina queste due opzioni: scrivendo 1/2 il numero che sta prima della barra viene reso in versione numeratore, quello che sta dopo in versione denominatore.
Lnum trasforma in lining le cifre non lining. Nel nostro caso non cambia nulla. Pnum invece è interessante: vuol dire numeri proporzionali. Nella versione di base, le cifre del Times New Roman sono monospace, come è normale quando si devono mettere in colonna i numeri per fare le operazioni aritmetiche. Ma se non uno non ha questa esigenza, può scegliere di avere un numero 1 che sia molto più stretto del numero 0. Attivando questa funzione, l’1 dventa largo solo 705 unità, altri numeri scendono sotto le 1000 (a partire dalle consuete 1024), mentre lo 0 cresce fino ad occupare 1081 unità (la forma rimane la stessa, ma aumenta lo spazio bianco a destra e sinistra).
Altre opzioni riguardano il modo in cui sono gestite le maiuscole.
C2sc riduce le maiuscole in maniera tale che hanno tutte la stessa altezza della x minuscola. Pessima idea se applicata ad una parola che ha solo l’iniziale maiuscola, ma quando l’intera parola è maiuscola l’effetto non è male.
Il maiuscoletto vero e proprio si attiva con smcp: qui le maiuscole non cambiano, ma le minuscole vengono convertite nella loro forma maiuscola, pur conservando l’altezza della x minuscola.
Cpsp altera lo spazio tra le maiuscole, quando queste sono usate per scrivere intere parole. I valori di larghezza, spalla e crenatura che compaiono in basso non cambiano, ma l’effetto visivo dell’anteprima sì.
Selezionando una lettera araba e aprendo poi la finestra delle metriche ci si trova davanti ad una lista completamente diversa: compaiono voci nuove (ss01, medi, init, isol...), altre ne mancano, il numero di voci selezionate è diverso.
Per giunta, al momento dell’apertura del file con FontForge, si apre una finestra di Warnings che mi avvisa che il programma ha ignorato le tabelle pclt, vdmx, hdmx e meta.
Andando nella finestra delle Font Information e selezionando la scheda Lookups ne vengono fuori 88. Varie lookups si possono riferire alla stessa tabella (4 solo per la tabella liga), ognuna delle quali può avere varie sottotabelle (10 solo per l’unica lookup che si riferisce a dlig). E tutto questo solo nella scheda gsub. Nella gpos le lookup sono ben 131.
Quindi, altro che disegno! Per fare un font servono anche parecchie competenze informatiche. In questo caso parecchie delle complicazioni derivano dall’alfabeto ebraico e da quello arabo (posizioni della marca, composizione e decomposizione dei glifi, crenatura orizzontale...).
E si tratta di un font semplice: aprendo l’Arial Unicode si trovano opzioni che riguardano gli alfabeti Devanagari, Tamil, Kannada, Gujarati, Gurumukhi e cinese.
In quel caso abbiamo 111 lookup gsub e solo 24 gpos. Ci sono alcune opzioni riguardanti l’arabo, ma mancano quelle dell’ebraico (che sono contenute comunque nell’Arial di base).
I programmi di videoscrittura più avanzati contengono dei menu in grado di gestire queste opzioni, scegliendo il tipo di numeri e di legature da sostituire in automatico nel testo. Dovendo gestire l’aspetto di una pagina web, queste impostazioni vengono attivate o disattivate dal webmaster tramite i Css.
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