Nurhaci

A Nurhaci Wikipedia in italiano dedica soltanto quattro righe, solo per dire che tra Cinquecento e Seicento questo personaggio unificò delle tribù, si proclamò Gran Khan, iniziò una guerra contro la Cina ed è considerato fondatore della dinastia Qing.

Ma la pagina in inglese dedicata agli inventori degli alfabeti elenca anche il suo nome, in qualità di inventore dell’alfabeto manchu, aggiungendoci la precisazione che forse l’invenzione è da attribuirsi ai suoi traduttori Erdeni e Gagai.

La voce dell’enciclopedia in inglese dedicata a lui è molto più dettagliata, e già nell’introduzione cita la questione dell’alfabeto, “basato sulla scrittura verticale mongola”.

È interessante il fatto che nell’articolo di Wikipedia in inglese compaiono alcune scritte in alfabeto mongolo, che vengono visualizzate correttamente dal mio browser (Firefox, che attinge le forme da un font installato sul mio computer, il Mongolian Baiti). Il che non è scontato, visto che si tratta appunto di scritte che si sviluppano in verticale. Per fare posto, il browser deve distanziare le scritte orizzontali in alfabeto latino. Non solo: passandoci sopra col mouse, il puntatore, che normalmente è un trattino verticale, diventa orizzontale. In questo modo è possibile selezionare anche solo alcune delle lettere, spostandosi in verticale nella parola. Nella pagina compaiono anche scritte in cinese. 

I due traduttori a cui Nurhaci diede l’incarico di creare l’alfabeto vengono chiamati da Wikipedia in inglese Erdeni Baksi e Dahai Jarguci. Nell’articolo c’è qualche accenno di nota biografica dei due personaggi in questione, ma le poche fonti sono discordanti. 

Il motivo per cui venne deciso di creare questo alfabeto è che nel 1599 l’unico modo per registrare dei documenti nella regione era quello di rivolgersi a scribi mongoli. I quali usavano il loro alfabeto per trascrivere ciò che veniva detto, senonché leggendo ad alta voce ciò che c’era scritto le parole non erano comprensibili ai Manchu. Dice ancora Wikipedia che fu Nurhaci ad adattare le varie lettere alla sua lingua, “ignorando le obiezioni di due consiglieri chiamati Erdeni e G’ag’ai”.  

Ambiguità che riguardavano le lettere vennero risolte con l’aggiunta di diacritici già nella prima metà del Seicento.

L’enciclopedia online mostra una tabella che contiene sette vocali e una trentina di consonanti (ad alcuni suoni corrispondono glifi diversi).

Come nell’alfabeto arabo, molte lettere possono avere forme differenti a seconda se si trovano nella parte iniziale, media o finale della parola. Solo per le vocali inoltre, esiste una ulteriore versione per quando la lettera compare isolata.

A quanto si legge nell’articolo, ai bambini non venivano insegnate separatamente le diverse lettere, ma le principali sillabe in uso. Tant’è vero che alcuni pensano che la scrittura manchu non si basi su un alfabeto ma un sillabario.

L’enciclopedia elenca anche le dodici categorie in cui sono divise le sillabe, una cosa senza senso, dal punto di vista di chi non deve imparare questa forma di scrittura.

La punteggiatura è composta solo da due segni: due punti per indicare il punto, e punto singolo per indicare la virgola. In entrambi i casi non si tratta di pallini, come farebbe pensare il nome, bensì di piccoli segni a forma di v.

Comunque mi pare che non ci sia una pagina di Wikipedia sull’alfabeto Manchu interamente scritta in alfabeto manchu. Anzi, non esiste propri una versione di Wikipedia in lingua Manchu.

Su Omniglot c’è sia una tabella con le varie sillabe a confronto, suddivise nelle varie categorie, sia l’elenco dei numeri da zero a 10. ognuna delle cifre ha una forma a sé, il numero dieci si forma mettendo la cifra uno sopra la cifra zero.

L’ordine di lettura delle colonne procede da sinistra a destra.

Nella pagina c’è anche un esempio di testo più lungo (una quindicina di colonne), e alcuni video che in cui si ascoltano degli anziani che parlano in questa lingua. 

Comunque sembra che al giorno d’oggi la lingua Manchu sia pressoché estinta. La Manciuria è una regione che si trova nel nordest della Cina.

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