Font halftone
La tecnica dell’halftone, in italiano retinatura, è stata inventata nella seconda metà dell’Ottocento per stampare le fotografie sui giornali.
All’epoca si usava solo inchiostro nero e caratteri in rilievo. Era quindi impossibile ottenere sfumature di grigio, che in pittura si ottengono solo mischiando gradualmente il nero col bianco, ed era impensabile utilizzare carta fotosensibile da impressionare, che era il sistema che veniva utilizzato per ottenere le foto da una macchina fotografica (sistema costosissimo e che richiedeva parecchio tempo per impressionare la carta ed eseguire le varie reazioni chimiche necessarie a fissare l’immagine).
Sì, c’erano illustrazioni sui giornali, ma erano ottenute da incisioni effettuate a mano su una superficie di legno che poi veniva inchiostrata e usata per stampare il disegno ottenuto in varie copie (e i grigi si ottenevano con linee affiancate, più o meno fitte).
La soluzione fu quella di inventare un sistema che permetteva di trasformare tutte le tonalità della foto in un insieme di puntini, più grandi o più piccoli a seconda della luminosità che si voleva ottenere. Si potevano quindi ottenere tutte le sfumature di grigio tramite puntini neri sempre più piccoli fino a sparire (il bianco non si ottiene con l’inchiostro ma è il colore di sfondo della pagina).
Il sistema è usato ancora oggi con la stampa a colori. La differenza è che anziché predisporre una sola griglia di puntini, se ne predispongono tre o quattro, una per ciascuno dei colori di base (gli stessi delle stampanti per computer: ciano, giallo, magenta e eventualmente nero), allineate secondo angoli diversi.
I punti sono così piccoli che non vengono percepiti ad occhio nudo: da lontano si vedono le normali foto che siamo abituati a vedere sui quotidiani cartacei.
Qualcuno ha pensato di applicare la tecnica dell’halftone anche ai font, dove come sappiamo è possibile scegliere soltanto un colore e non se ne può dosare l’intensità (a meno di non aggiungerci i normali effetti che sono disponibili con tutti i programmi di grafica, per cui ci vuole un attimo per inserire gradienti, pattern e perfino fotografie all’interno delle aste delle lettere).
Ovviamente il risultato può essere molto pesante al punto di vista grafico, data la complessità dei contorni in questione (parliamo di centinaia di puntini per ciascuna lettera), però visivamente può essere interessante.
Su Font Space ci sono moltissimi font riconducibili all’halftone.
Al primo posto della lista oggi c’è l’Halftone Caps, di Sughayer Foundry, con pesanti lettere slab che hanno il lato sinistro nero che va piano piano a scolorire verso destra.
Segue lo Spac3 Halftone di Qbotype Fonts, dove lettere futuristiche sono contornate da un alone ottenuto con la retinatura.
L’Mck Halftone, di Marcus Melton Design è formato di lettere serif all-caps che un po’ si vedono e un po’ non si vedono: sono scolorite in maniera variabile.
Lo Jot Halftone, dello stesso autore, ha i tratti spessi molto più pesanti, mentre quelli sottili tendono a scomparire.
Anke-Art propone l’Aa Halftone demo, con un sans serif pesante completo nel quale i tratti vanno a schiarirsi verso l’alto.
Il Thundershower di Uzim è un lavoro sporco e illeggibile, sfumato in maniera sbilanciata da una lettera all’altra.
Il Calypso Boy di Scooter Graphics invece ha delle belle lettere che sembrano ottenute da superfici piane curvate e arrotolate su sé stesse.
L’Hubblly, di Gyrl Friday, non ha quasi nulla a che vedere con l’halftone, le lettere sono sfumate a scarabocchio.
Due tentativi di Xerografer Fonts, Great Shadow e Greater Shadow, provano a costruire delle lettere 3d viste di tre quarti, con il profilo più chiaro della facciata. Non è detto che il risultato sia gradevole, specie nel secondo caso. Se si vuole ottenere qualcosa di più moderno, meglio elaborare le lettere in 3d con il proprio programma grafico, a meno che non si voglia proprio ottenere un effetto rigido rétro.
Il Final lap ha delle lettere outline sporche circondate da un alone grigio.
Il Foldz, di Garphynk, invece ha i puntini così grandi che ne bastano due affiancati per ottenere un’asta verticale. Le linee tonde sono ricondotte a tratti verticali e orizzontali, i puntini rimpiccioliscono spostandosi verso destra.
Tra quelli taggati halftone il primo della lista è il Flying Peace, di Billy Argel, dove sui tratti di ogni lettera traspare una colomba bianca, in tutte le sue sfumature. Non necessariamente utilizzabile in contesti reali, ma l’effetto è sicuramente d’impatto.
Nell’Halfade di Pixel Kitchen le lettere schiariscono verso il basso. Il PunkBabe, di nuovo di Billy Argel, è composto di lettere typewriter circondate da un notevole alone grigio halftone.
Il Network Vampires, stesso autore, è composto di grandi lettere serif sporche, con sfumature halftone variabili, a volte sulle aste, a volte sullo sfondo.
Il Fuzzy Logic, di Pixel Kitchen è strano perché i puntini, anziché seguire una griglia obliqua ne seguono una ortogonale. Inoltre i puntini sono di forma quadrata. La lettera è costruita di aste della larghezza di un solo punto, ma circondate da un alone che si estende per due o tre file di punti. Lo spazio vuoto non resta bianco ma è riempito dai punti di dimensione minima.
Il Myopium, di Guaraldo Fonts, è l’unico ad essere taggato “halftone dots”, oltre al Mck Halftone che abbiamo già visto. Risultato gradevole: sans serif con le estremità arrotondate, retinatura grande e ordinata.
Inutile sfogliare tutte le pagine della lista, perché i risultati che si trovano in fondo non sono correlati col termine di ricerca.
Su Dafont non ci sono tag, ma sette font contengono la parola Halftone. Il primo della lista, a sorpresa, è l’Halftone di Paul Lloyd, che è composto di iniziali gotiche con svolazzo. L’halftone è usato per colorare in maniera discontinua l’interno delle aste. Era necessario? L’ha usato qualcuno?
Al secondo posto abbiamo Halftone di Digi Temply, sans arrotondato con n in stile bauhaus; l’halftone forma un sottile alone intorno alle lettere.
L’Halftone Nium di James Bernardo è composto di maiuscole sans strette che si schiariscono verso l’alto.
Abbiamo poi l’Halftone Poster di Studio Typo, con belle lettere slab pesanti circondate da un leggero alone (forse ispirato ad un poster stampato effettivamente con questa tecnica) e l’Halftoned Backup, di Imagex, dove la sfumatura è solo qualche irregolare scolorimento all’interno delle aste; lettere senza grazie, strette ma con lati della O tondi.
I vari lavori sono disseminati nelle varie categorie del sito: Gotici/Iniziali nel primo caso, Techno/Fantascienza in un caso soltanto, e gli altri tra i caratteri Fantasia (Distorto, Consumato, Varie).
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