Grundschrift e alfabeti per la scuola primaria

Nel 2013 era uscito sul Corriere dellaSera un articolo che parlava dell’introduzione del Grundschrift nelle scuole della città di Amburgo, in Germania. Si tratta di una forma di scrittura pensata per insegnare a scrivere ai bambini delle scuole elementari. La forma delle maiuscole è quella delle lettere stampatelle, mentre quella delle minuscole è ciò che in gergo si chiama upright italic: tutte le convenzioni sono quelle dello stampatello corsivo, tranne il fatto che l’asse delle lettere è verticale anziché obliquo.

Il motivo per cui la riforma era ritenuta importante è collegato col fatto che già all’epoca il primo contatto dei bambini con l’alfabeto passava attraverso i dispositivi elettronici, anziché la scrittura a mano. Quindi sarebbe inutile costringerli a scrivere in corsivo, se poi nella vita reale il corsivo cade sempre più in disuso. Le forme delle lettere del Grundscrift riprendono quelle delle lettere stampate, ma si prestano anche ad essere unite tra di loro nella scrittura frettolosa di tutti i giorni.

“Nei prossimi anni si vedrà se è stato un esperimento abortito o se il Grundscrift entrerà nel bagaglio culturale di tutti i tedeschi”, era la conclusione dell’articolo.

Non so in seguito come è andata a finire, né se c’è o c’è stato un dibattito simile in Italia. Comunque si tratta di un tema che di solito rimane tra gli addetti ai lavori e non finisce sui giornali.

L’alfabeto latino moderno, usato in Italia e in molti altri paesi occidentali, tra cui quelli di lingua spagnola, francese, tedesca e inglese, è composto soltanto di 26 lettere. La complicazione, per i bambini, deriva dal fatto che tradizionalmente ciascuna lettera dovrebbe essere studiata in quattro forme diverse: maiuscole e minuscole sia per lo stampatello che per il corsivo. Ma nell’Ottocento il corsivo era presente anche nei documenti ufficiali. Al giorno d’oggi è sempre meno richiesto. E allora perché insegnarlo?

Il problema se lo sono posto anche altrove. In America qualcuno ha protestato: le nuove generazioni non saranno in grado di leggere l’originale della Dichiarazione di Indipendenza (scritto in corsivo).

In Italia il logo di alcune istituzioni (la Presidenza del Consiglio dei Ministri) viene ancora scritto in qualche corsivo calligrafico ottocentesco.

L’articolo del Corriere elencava le varie riforme della scrittura che si sono succedute in Germania, a partire dal quella del 1911, che introduceva il Sutterlin al posto del corsivo gotico usato da Goethe, dalle forme appuntite, ambigue e praticamente illeggibile da chi è abituato ai corsivi italiani, francesi o inglesi.

Su Font Library è possibile scaricare (ma anche inserire direttamente nel codice delle proprie pagine web) un font chiamato proprio Grundschrift, disegnato da un certo Christian Urff. Data la forma delle lettere, è perfettamente comprensibile ed utilizzabile eventualmente anche per i bambini italiani.

Il carattere è disponibile anche in versione Punkt, con le lettere composte di tanti puntini, di cui uno più grande. Dite che non è un granché visivamente? Già, ma bisogna tenere conto che questa seconda versione è pensata soltanto per mettere a punto dei compiti per i bambini che stanno imparando a scrivere. Gli scolaretti dovranno soltanto ricalcare le lettere che compongono la scritta, cominciando ogni volta dal punto più grande degli altri. Uff, che noia, e che fatica!

Il pacchetto contiene anche una versione leggera del carattere (aste sottili), una pesante (grassetto) e una Kountur o outline (solo il contorno esterno dei tratti, per dare al bambino scritte da colorare a mano, eventualmente).

La forma delle lettere nel file è ricalcata probabilmente su una scrittura a mano, e ne riproduce anche le incertezze, qua e là.

L’alfabeto corsivo che invece veniva tradizionalmente insegnato ai bambini italiani si può vedere su questo blog (che ha provato a trarne un font amatoriale, anche se mi pare che non ci sia più il ttf in download ma solo l’sfd, ossia il file da aprire in FontForge e poi esportare nel formato adatto. Comunque, non ho scaricato niente, mi interessa solo l’anteprima). Nell’immagine si può vedere come molte delle lettere differiscono notevolmente dalla corrispondente forma stampatella (T, p...), ci sono tantissimi occhielli superflui (BDPRLSbfghjkly) e le forme di alcune lettere sono eccessivamente laboriose e talvolta incomprensibili: la x minuscola che sembra quasi una sequenza sc, per non parlare della X maiuscola, della H (che assomiglia alla sequenza Il, con un trattino verticale centrale aggiuntivo), mentre la K ha qui una forma che nessun adulto ormai interpreterebbe correttamente.

Chi invece vuole farsi un’idea del punto da cui si è partiti in Germania può provare a leggere un esempio che viene fornito su Wikipedia accanto all’apposito articolo, coi caratteri elaborati nel 1911. È qualcosa di così diverso rispetto a ciò a cui siamo abituati che riconoscere le singole lettere è una missione impossibile, senza avere studiato prima la teoria.

Un font gratuito ispirato alla antica calligrafia gotica tedesca si può scaricare da Fontspace, col nome di Blackletter Hand (caricato da Nick Matavka). Non si tratta di un Sutterlin, ma della forma di scrittura usata in precedenza, con asse marcatamente inclinato in avanti (le lettere del Sutterlin erano ad asse verticale).

Su Dafont esiste l’apposita categoria Scuola che contiene molti font dedicati ai bambini che iniziano le primarie. Gran parte dei risultati è di bassissima qualità, praticamente materiale inutilizzabile. Comunque, in ogni caso le forme delle lettere corsive che si vedevano sugli abecedari destinati alle scuole elementari italiane non compaiono mai. Anche quando si tratta di alfabeti corsivi, l’idea di congiungere l’asta verticale di D e B coi rispettivi tratti curvi facendo un lungo giro a sinistra apparentemente è sconosciuta nel resto del mondo.

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