MacKellar, Smiths & Jordan

La MacKellar, Smiths & Jordan (talvolta abbreviato MS&J) è una fonderia ormai dimenticata, attiva a Philadelphia tra il 1867 e il 1892, confluita poi nella American Type Founders (Atf).

Fonts In Use elenca una lunga serie di caratteri riconducibili a questa fonderia, il più segnalato dei quali è il Columbus un carattere decorativo serif ottocentesco, che ricorda un po’ il Devinne. Venne prodotto con vari nomi diversi da diverse fonderie, “ne esistono molti revival digitali ma, ad eccezione del Cristoforo di Phinney non sono raccomandabili”, dice il sito. (E anche quest’ultimo non è disponibile sui normali canali commerciali. L’autore lo definisce un “classico carattere vittoriano” che meritava un revival digitale).

Al secondo posto per numero di segnalazioni c’è il Ringlet, un serif dalle grazie triangolari e degli assurdi tratti a spirale, molto fuori moda di questi tempi.

Al terzo posto troviamo il Jim Crow, originario di un’altra fonderia, dal nome non politically correct ultimamente. Lettere a pianta ottagonale, con un bordo nero in basso e a destra e con le aste colorate tramite linee orizzontali sempre più sottili mano mano che si scende.

Cinque segnalazioni riguardano un French Antique Clarendon Extended, basato sulla stessa idea del Playbill (tratti orizzontali spessi e verticali sottili) ma molto, molto largo.

Altre cinque segnalazioni sono per il Gothic No. 545, anche queste da condividersi con altre due fonderie. Un senza grazie dalle forme abbastanza tradizionali (t con tetto spiovente ma tratto inferiore che si allunga in avanti in orizzontale).

Il Pynson non ha nessuna descrizione su Fonts In Use, ed è una strana combinazione di lettere dai tratti tondi e principi che stanno alla base delle lettere gotiche medievali (la doppia asta verticale spessa-sottile della P, o il segmento obliquo nella s...).

Il Rilievo No.2 ha delle lettere ottagonali, quasi tuscan, con uno spessore che si allunga in basso a sinistra con tante sfumature.

L’Archaic ha delle forme che forse sembravano insolite anche all’epoca, a giudicare dal nome. La grazia della c è orientata come nel Belwe. Il sito non ha catalogato nessun carattere simile. La e aveva il trattino in salita. Non ce ne sarebbero digitalizzazioni.

Il Campanile, altro serif decorativo e svolazzante, è invece conosciuto ancora oggi per via della digitalizzazione di Dieter Steffman, tra le altre.

Il Ronaldson è un serif normale, senza svolazzi, con belle grazie eleganti, digitalizzato un paio di volte.

Alcune segnalazioni riguardano documenti ottocenteschi, ovviamente, ma altre sono più recenti e provengono dai settori più impensati. Il Ringlet ad esempio è comparso nella sigla di un programma informativo degli anni Settanta sulla televisione americana.

Il Columbian è stato usato per la copertina di uno degli album più famosi degli Smashing Pumpkins.

Molte apparizioni di questi font riguardano copertine di album che non hanno nulla a che vedere con le atmosfere ottocentesche, ma il Ringlet si trova anche sulla copertina di un libro di storia della bicicletta, combinato con una pubblicità d’epoca e... con una scritta in Helvetica. 

Devroye ha raccolto una manciata di specimen, tra cui vari del Philadelphian, un tuscan con una linea di contorno esterna che ricalca i contorni delle lettere.

A giudicare dalle immagini, era disponibile in tre pesi diversi, anche se a occhio la differenza quasi non si nota.

Tra le altre cose si nota un bel Borussian, digitalizzato da Nick Curtis, che un “blackletter” niente affatto nero, anzi leggero, delicato ed elegante. Le o sono nella tipica forma della gotica quadrata, ma sono presenti molti tratti ondulati, specie nei numeri e nelle maiuscole, e le h hanno l’occhiello sull’asta. 

Il nome non compare nella lunga lista di Fonts In Use. Nella descrizione del font digitale che si può acquistare su My Fonts il disegnatore mette in guardia: “Questa versione è fedele all’originale, quindi attenti: alcune delle lettere maiuscole, soprattutto E e G, sono piuttosto insolite, quindi procedete con cautela”. In effetti la G è facilmente scambiabile per una B, per quanto strano possa sembrare. Gli occhielli sono sui tratti ascendenti di blh, ma non su quello della d. Le s minuscole sono ben poco gotiche: sono composte da un solo tratto serpeggiante, e sono anche molto ingombranti in larghezza.

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