Font teletext. Esiste un Univers monospace?

Come già s’è detto, non esiste il font di Televideo o di Mediavideo.

Mentre sui siti web il gestore può specificare il font che preferisce tramite i Css, e inviarlo al browser di ciascun utente anche se quest’ultimo non l’ha installato, nel sistema del teletext l’emittente non ha nessun controllo sul tipo di carattere utilizzato.

Con le pagine vengono spediti solo i codici delle singole lettere, non la loro forma. Che invece viene attinta dal televisore dello spettatore. Ne consegue che la stessa pagina, visualizzata su televisori diversi, risulta impaginata in font differenti.

Sui primi tv-color che supportavano il servizio, la memoria era limitatissima, e ogni lettera poteva occupare soltanto pochi byte di memoria. Su quelli moderni si può vedere qualcosa di più elaborato.

A pagina 899 del Televideo Rai è possibile in un colpo d’occhio vedere tutte le lettere maiuscole e minuscole, i numeri e i segni di interpunzione vari che compongono il font.

Il sito della tv di Stato fornisce anche la possibilità di vedere i contenuti del Televideo sotto forma di immagini png. In quel caso ovviamente il font è uguale per tutti. L’emittente ha scelto dei caratteri che ricalcano le lettere che era comune vedere sui dispositivi informatici degli anni 80. Le lettere A, V e W avevano i fianchi verticali, perché non potevano occupare neanche un bit di memoria più delle altre lettere. Lo stesso discorso vale per la lettera O, nella quale le curve sono ricondotte a linee rette o a una serie di scalini dell’altezza di un pixel. Lo 0 scelto per la visualizzazione sul sito ha il puntino centrale. Su molti televisori e computer d’epoca invece si usava lo 0 barrato. 

 

Il font scelto dalla Rai per visualizzare le pagine del Televideo sul suo sito web riprende le forme che era comune vedere nell'informatica degli anni Ottanta.

Diverso è il discorso per quanto riguarda i televisori moderni. Ieri sera ho fotografato la pagina 899 di Televideo da un televisore Samsung abbastanza recente. Le lettere hanno le forme più consuete: la A, la V e la W hanno i tratti obiqui. Non c’è nessun tipo di limitazione dovuta alla memoria: le O e tutte le lettere curve non procedono a scalini, non hanno bisogno di nessuna approssimazione. 

 

Su un moderno televisore Samsung in 16:9 la forma delle lettere è più consueta. Il font però deve essere per forza un monospace, e le proporzioni sottoposte a qualche forzatura a causa delle limitazioni del formato ormai superato.

La principale limitazione è che l’alfabeto deve essere monospace, perché la tecnologia del teletext prevede che ciascuna lettera rientri dentro una griglia ben precisa, senza la possibilità di spostarsi neanche di un pixel a destra o a sinistra.

Non solo: le lettere del teletext dovevano rientrare dentro un quadrato. La conseguenza è che anche potendo disegnare delle lettere normali, le proporzioni vengono fuori molto insolite, anche rispetto agli altri monospace. I tratti ascendenti e discendenti sono cortissimi, su lettere che appaiono eccessivamente larghe.

In effetti la griglia era stata progettata pensando agli schermi in 4:3. Ora che il formato è 16:9 le lettere vengono stirate in orizzontale. Sul Samsung c’è l’opzione di far comparire sullo schermo sia l’immagine del canale che la schermata del televideo, affiancandole in orizzontale. In quel caso le lettere vengono schiacciate in larghezza e visivamente assumono un aspetto più consueto.

Una Q con la coda orizzontale è un segno caratteristico di alcuni font, tra cui l’Univers. Ma è mai esistito un Univers monospace?

In realtà sì, e lo scopro solo ora. Il Linotype Univers Typewriter è stato lanciato dalla Linotype nel 1999. Ma è quello usato da Samsung? No. Basta osservare M e W, che nel font Linotype hanno i vertici a mezza altezza, mentre le lettere i ed l non poggiano su una grazia orizzontale ma terminano con l’asta che curva verso destra.

Nella tv la C maiuscola ha le estremità che si fronteggiano la c minuscola ce le ha protese in avanti. Nell’Univers Typewriter invece le estremità della minuscola sono come quelle della maiuscola.

Tra i caratteri che si possono scaricare gratuitamente da Google Fonts, c’è l’Azeret Mono che si ispira allo stesso immaginario: Q con coda orizzontale ed l con grazia orizzontale alla base, lettere monospace. Ma la c minuscola chiude come la maiuscola, mentre la y non ha il tratto discendente rettilineo tipico dell’Univers.

Sulla tv poi è molto insolita la forma del punto interrogativo.

Insomma, che si siano ispirati all’Univers penso sia scontato (la prima versione del font non-monospace risale al 1957), ma chi e quando e come ci abbia lavorato per Samsung è un mistero.

C’è da dire che quello dei teletext non è il solo font installato nella televisione. Infatti bisogna visualizzare tutti i menu digitali, la guida dei programmi, la descrizione di ciascun programma tv.

Anche in questo caso c’è bisogno di un carattere grassetto che sia facilmente leggibile a distanza, ma c’è una limitazione in meno: non deve per forza essere monospace. 

 

Il font dei menu del televisore non è lo stesso del suo teletext: qui non bisogna avere per forza un monospace, e non è necessario allargare o stringere le lettere rispetto al normale.

Nemmeno in questo caso ho identificato di cosa si tratta. È un senza grazie nel quale c’è una I con grazie slab, come nel Verdana. Ovviamente non si tratta di Verdana, come si può notare osservando forme, controforme ed estremità. In particolare la C ha le estremità orientate in maniera diversa e l’1 non ha il tratto curvo in alto.

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