Halcom e Aglet
La Coalizione Italiana per le Libertà Civili (Cild) ha appena fatto uscire un rapporto sui centri per i rimpatri dei migranti irregolari, intitolato Buchi Neri (scaricabile gratuitamente in pdf dal sito). Normalmente i rapporti di questo genere sono impaginati con un qualche carattere standard, nero su bianco, magari con parti di testo evidenziate in un altro colore, ad esempio il blu.
In questo caso invece l’aspetto grafico del documento è particolarmente curato: intere pagine riservate ai titoli delle sezioni, con sfondo grigio con immagini in trasparenza. Fotografie convertite in bianco e nero. Impaginazione in due colonne, con titoli delle sezioni in giallo. Triangoli al posto dei pallini per indicare i vari punti. Bandierine dei vari Stati esteri nelle sezioni che li riguardano. Tabelle con i colori grigio, giallo e rosso.
Le scelte riguardanti i font sono singolari: per il testo abbiamo un sans serif con una a a livello singolo, ma non geometrica come nel Futura, ossia non ricalcata su un cerchio. La l è a manico d’ombrello, il punto sulla i è rotondo.
Non ho il software adatto per vedere nelle proprietà del file quali font sono stati usati. Provo a passare la descrizione a Identifont ma mi porta fuori strada. Allora mando una parola al Font Moose, e il primo risultato è l’Halcom, di Jonathan Hill per Northern Block.
Disponibile in ben 15 stili, secondo la descrizione sarebbe ispirato dagli “storici font geometrici degli anni Venti, specialmente il Futura”. Con la differenza che le forme del Futura sono ricalcate sul cerchio e sul rettangolo, mentre qui sono stati fatti numerosi aggiustamenti per renderle più gradevoli all’occhio. E se in piccolo queste differenze non si notano, ingrandendo le lettere si notano eccome.
Per i titoli del rapporto di Cild invece è stato scelto un altro sans serif insolito, Aglet Mono, di Jesse Ragan per Xyz Type. Che è un monospace, come dice il nome. Quindi la I è caratterizzata da ingombranti grazie slab, mentre la m è notevolmente ristretta per occupare lo stesso spazio della n o della i minuscola. Pure quest’ultima ha le grazie, necessarie, come pure ce le ha la r, dove invece non sarebbero scontate. Una lettera caratteristica può essere la A, coi fianchi che iniziano spioventi e proseguono verticali nell’ultimo breve tratto. Ma in questo caso è particolarmente caratteristica la R perché compare nel frontespizio del documento: una lettera che rimane molto aperta (invece la P è chiusa).
L’Halcom si trova su My Fonts dal 2015, eppure risulta ancora sconosciuto tanto a Identifont quanto a Fonts In Use.
L’Aglet invece è conosciuto, specialmente nelle sue versioni Slab e Sans. Entrambe sono diverse dalla Mono, ad esempio per il fatto che gli archi della m hanno la stessa ampiezza di quelli della n, visto che la prima lettera può essere più larga della seconda.
Molte delle minuscole sono uguali, in Slab e Sans: a, c, e... La parte superiore di m, n, p ha una grazia obliqua che punta in alto a sinistra, in entrambi i casi. Le distingue la base, dove nello Slab ci sono grazie (a sinistra su entrambi i lati, a destra su un lato solo) e nel Sans no. Le grazie vengono aggiunte anche sui tratti ascendenti di b-d-l, alla base della r, all’estremità inferiore di p e q, su uvwxy e sulle estremità della z. La g è a doppio livello nello Slab, a livello singolo nel Sans. I numeri sono identici, tranne le grazie alla base del numero 1. Molte di più le differenze tra le maiuscole, con l’eccezione delle lettere curve (CGOQS) che sono identiche in entrambe le versioni.
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