Lettering Topolino

La rivista di fumetti Topolino può essere una miniera per chi cerca ispirazione per realizzare un font creativo. È tradizione infatti disegnare i titoli delle storie nel modo più esuberante possibile, combinando insieme scritte negli stili più diversi (grasso, sottile, inline...) e talvolta inventando qualcosa che sia in tema con la storia: legno, ferro, pietra, oro, a seconda di ciò che compare nel fumetto. Quindi una parte dello studio che il disegnatore dovrebbe fare riguarda lo stile adatto al titolo: come fare se nella storia ci sono pirati? E se è una storia romantica? E se ci sono degli alieni?

A differenza del disegnatore di font, il disegnatore di fumetti deve preoccuparsi solo di alcune lettere, quelle che gli servono per comporre la parola, e deve concentrarsi solo sull'incastrarle tra di loro in quel contesto. Dovendo derivarne un font ci si trova di fronte tutta una serie di altri problemi, perché ciascuna lettera deve combinarsi bene con qualunque altra lettera adiacente. Bisogna fare attenzione quindi quando si hanno lettere inclinate alternativamente a destra o a sinistra, oppure alcune lettere alte e alcune lettere basse. Combinate in un certo modo possono andare bene, ma in certe parole possono portare a un risultato improponibile.

 

Uno stile per la prima riga, uno per la seconda, uno per la terza, e uno per la quarta. Una storia ambientata tra i cercatori d'oro dell'Alaska merita una scritta fatta con tavole di legno piantate in un prato, con una grossa pepita d'oro al posto della O.

Compleanno vuol dire torta e candeline: e allora ecco crema e ciliegine, con una candelina al posto della I.

Come realizzare lettere che rendano l'idea del ferro?

Qualcosa di romantico: tratti sottili e svolazzanti, un cuore, e niente spigoli per la scritta sulla pergamena.

Come evocare l'idea di genio?

Quelle A dell'ultima riga richiamano la fantascienza, mentre il disordine della parola Archimede riflette la personalità del noto inventore di Paperopoli.

La spada al posto della T, e la preziosa oreficieria nella parola tesoro.

I bassorilievi inca incisi nella pietra sono di ispirazione per il titolo di questa storia. E anche le tende veneziane di qualche film poliziesco.
 

Purtroppo, sia l’avvento del digitale che la crisi dell’editoria hanno influito anche su quest’arte. Bisogna produrre rapidamente e con poche risorse, e così come il lettering manuale è sparito dai balloon, spesso è sparito anche dagli altri elementi del fumetto. Oggi capita di vedere anche i titoli composti con i font, come pure gli altri elementi presenti nel disegno (cartelli e scritte varie). In alcuni casi perfino i suoni (Booom!!) sono realizzati con ordinatissime lettere tutte uguali tratte da qualche font apposito. 

 

La scritta in blu è particolarmente monotona e piena di dettagli ripetitivi, a cui si cerca di rimediare con l'etichetta rossa in alto e vari elementi inclinati a sinistra. Perfino l'insegna della banca è realizzata usando un font.

Un titolo composto in Hobo. Lo spazio tra le lettere è ridotto al minimo rispetto alle impostazioni di default; il contorno è ricalcato in nero; la parola dell è più piccola del resto. E però, anche se la scritta è inserita fra tanti elementi dinamici, l'aspetto è troppo rigido rispetto a una scritta fatta a mano.
 

Shunf, shooom, kshooom... Tutte quelle S identiche, tutte le lettere della stessa altezza... Le scritte gialle sembrano tante etichette attaccate a freddo al disopra del disegno. Le lettere hanno forme esuberanti, ma nel complesso le parole che formano hanno un aspetto ordinato.

 

Fortunatamente i disegnatori sanno ancora aggiungere le lettere a mano, quando serve. Il risultato è molto più dinamico.

Negli anni Ottanta il lettering era ancora fatto a mano. Le lettere nei balloon e nelle didascalie erano pressoché perfette perché tracciate da professionisti, ma sforzandosi un po’ si riusciva a notare che erano diverse una dall’altra, anche se in maniera impercettibile a prima vista. Oggi invece gli spazi sono riempiti in digitale. Quindi una delle preoccupazioni della casa editrice quando c’è un restyling della rivista è quella di scegliere un font digitale che sia adatto allo scopo. In linea teorica si potrebbe scegliere un font in qualsiasi stile, ma in molti casi si sceglie qualcosa che somigli alle lettere che venivano tracciate a mano ai vecchi tempi.


Un numero di Topolino della fine degli anni Ottanta. Se ci si sofferma sulle lettere con attenzione, si può notare che hanno forme leggermente diverse una dall'altra (ad esempio nella parte inferiore delle varie A). Se si ingrandisce sono anche evidenti i puntini della rotocalcografia. Dietro si vede una vignetta di una trentina di anni dopo. Non solo i balloon sono riempiti i digitale, ma lo spazio è gestito in maniera diversa: c'è tantissimo bianco nella nuvoletta intorno al testo, mentre un tempo il profilo si adattava alla scritta.


Off topic. Non c'entra niente coi fumetti, ma questo è un font-frankenstein che si usava per i titoli delle rubriche su Topolino verso la fine degli anni Novanta: mischia pezzi di caratteri serif con pezzi di caratteri sans. Mai notato prima. Togliendo l'ombra, si può passare la p al FontMoose per scoprire che si tratta del Dead History, 1990, P. Scott Makela per Emigre. Su MyFonts dal 2010, in due stili, normale e grassetto.

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