Chi ha inventato il cirillico e il glagolitico?
L’alfabeto cirillico è usato per scrivere varie lingue slave, ossia russo, ucraino, bielorussio bulgaro macedone, serbo, ruteno bosniaco e montenegrino, più alcune lingue non slave parlate in alcune delle ex repubbliche sovietiche. È il terzo alfabeto ufficiale dell’Unione Europea (i primi due sono latino e greco, come si può leggere sulle banconote degli euro).
Ma chi ha inventato questo alfabeto?
A giudicare dal nome verrebbe spontaneo dire che è stato San Cirillo, che insieme a suo fratello san Metodio ha evangelizzato Pannonia e Moravia nel nono secolo (regioni oggi divise tra Ungeria, Austria, Croazia, Slovenia e Repubblica Ceca).
E in effetti su Wikipedia alla voce “alfabeto cirillico” è c’è la foto di un’icona sacra raffigurante i santi Cirillo e Metodio, “inventori dell’alfabeto”.
L’icona è moderna, del ventesimo secolo, e si trova in un monastero nello Stato di New York, ma è fatta nello stile di quelle antiche. Uno dei due santi è raffigurato con un rotolo su cui si vedono tracciate le lettere dell’alfabeto cirillico.
In realtà l’articolo di Wikipedia che li riguarda dice che Cirillo è stato inventore dell’alfabeto glagolitico, che venne usato a partire dal nono secolo nei paesi di origine slava.
A passare dal glagolitico al cirillico sarebbe stato qualcuno dei seguaci di Cirillo e Metodio. Una tradizione attribuisce la paternità dell’alfabeto a san Clemente di Ocrida. Ma gli storici sono scettici anche su questo: a Ocrida si continuò a usare il glagolitico fino al dodicesimo secolo, mentre nel nordest della Bulgaria il cirillico era usato già alla fine del decimo secolo.
Quindi forse a mettere a punto il cirillico sarebbe stata la scuola letteraria di Preslav, nella Bulgaria nordorientale.
Le forme del cirillico erano più vicine a quelle greche, familiari nella regione perché diffuse durante il Primo Impero Bulgaro.
Su Wikipedia è possibile vedere le le forme dell’alfabeto glagolitico, in due versioni diverse: nel glagolitico rotondo è tutto un proliferare di cerchietti, anche se comunque sono presenti linee rette, spesso a formare dei triangoli; nel glagolitico quadrato invece le linee tondeggianti sono molto più rare, mentre ci sono numerosi rettangoli. Nell’esempio di questa versione mostrato dall’enciclopedia, i tratti verticali sono molto più spessi di quelli orizzontali. Non si nota comunque nessuna somiglianza con le lettere a cui siamo abituati, tranne un paio di eccezioni (una specie di e rovesciata, una specie di omega, una specie di phi greca...)
La decisione di creare l’alfabeto glagolitico fu anche una decisione politica, riconducibile al principe Rastislav della Grande Moravia che richiese l’invio di missionari per rafforzare l’autonomia del proprio stato, sottraendolo alla dipendenza dal clero germanico e quindi dall’impero carolingio.
Nell’886 il vescovo di Nitra, di provenienza franco-orientale, arrivò ad imprigionare coloro che usavano questo alfabeto, ossia i seguaci di Cirillo e Metodio.
Tre dei sopravvissuti alla persecuzione raggiunsero la Bulgaria e vennero incaricati da Boris I di istruire il clero dello stato bulgaro in lingua slava, stavolta per contrastare l’influenza bizantina che poteva minacciare l’indipendenza della nazione.
Alcune lettere glagolitiche sarebbero poi confluite nel cirillico. L’alfabeto sarebbe ancora usato nella liturgia in Croazia.
Per quanto riguarda il cirillico, dice Wikipedia che inizialmente le lettere erano alte e strette, ma con Pietro I il Grande le proporzioni vennero modificate per renderlo più simile all’alfabeto latino.
Nella tabella fornita dall’enciclopedia sono evidenziate alcune lettere che nella versione italica possono creare dei malintesi, per il fatto di essere completamente diverse dalla versione stampatella. Ad esempio la lettera ghe, che nella versione regolare è una L capovolta, nel corsivo è una specie di s rispecchiata. La T in corsivo appare come una m minuscola. La p, che normalmente appare come una pi greca, in corsivo diventa una n. E la i, che ha la forma di una N rispecchiata, in corsivo diventa una u.
Anche se a Clemente da Ocrida una tradizione attribuisce l’invenzione dell’alfabeto cirillico, non mi pare che ci sia sul web qualche raffigurazione del santo insieme alle lettere che avrebbe contribuito a mettere a punto. Comunque nell’iconografia tradizionale il santo ha in mano un libro, mentre nella statua che è stata eretta nella sua città regge in mano il modellino di un edificio.
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