Hatch Show Print di Nashville
Su Youtube c’è un filmato che mostra un laboratorio di Nashville negli Stati Uniti in cui si stampa ancora con i vecchi caratteri in rilievo e con le vecchie macchine da stampa: l’Hatch Show Print.
È un piccolo documentario di 8 minuti, con buon montaggio e colonna sonora. In video scorrono le immagini riprese nella tipografia anche durante le attività di stampa, mentre nell’audio si sentono le testimonianze di coloro che ci lavorano (in inglese, purtroppo senza i sottotitoli automatici).
L’ambiente di lavoro che viene presentato è l’antitesi rispetto a ciò che uno immagina: dall’Ottocento in poi le tipografie sono luoghi in cui si presuppone ci sia una macchina piena di ingranaggi che girano in automatico, tubi che sbuffano e fogli che vengono inseriti in rapida successione. Invece nell’Hatch Show Print vediamo macchine che funzionano senza bisogno di elettricità (o di vapore). La forma in rilievo è montata su un piano orizzontale scoperto, un operatore prende i fogli a mano, uno a uno, li mette su un rullo e poi gira una manovella. Preleva poi il foglio stampato dal piano.
Anche per gli inchiostri non ci sono automatismi: vanno impastati con un’apposita spatola e passati a mano con un rullo sulle scritte in rilievo.
Comunque, in caso di commissioni più consistenti, nel laboratorio è presente anche una macchina che esegue le stampe in automatico.
I colori possono essere stampati uno per volta. In caso di manifesti contenenti più colori, sono necessari vari passaggi: prima si stampano le scritte di un certo colore, poi si pulisce la macchina, si cambia la forma in rilievo, si carica il secondo colore e si stampa, assicurandosi che la nuova scritta vada a finire esattamente dove dovrebbe, senza perdere l’allineamento.
Mentre altri laboratori insistono sul fatto che grazie alle tecnologie moderne è possibile trasformare qualsiasi disegno o scritta a computer in una lastra in rilievo, in questo filmato si vedono persone impegnate con le sgorbie a intagliare nel legno nuovi disegni col metodo che si usava un tempo. Si possono ottenere così i ritratti di personaggi famosi o qualunque altra cosa richieda il committente, e l’archivio del laboratorio si arricchisce sempre di nuovi lavori. Ce ne sono interi scaffali pieni, e questo contribuisce al fascino del posto.
A quanto pare l’Hatch Show Print è ancora in funzione, e il suo sito web è ancora attivo. Ha anche un blog: l’ultimo aggiornamento risale ad aprile scorso, quando venivano linkati alcuni lavori della filmmaker Judith Poirier, canadese, caricati su Vimeo.
Non si tratta di documentari, ma di filmati artistici in cui si vede una frenetica successione di lettere, stampate usando caratteri in rilievo. Se ho ben capito, in Unjustified Type la stampa è avvenuta direttamente su pellicola, e i suoni che si sentono sarebbero quelli generati naturalmente dai caratteri stampati sulla traccia audio della pellicola stessa. Qualcosa che ricorda i rumori di un bombardamento, tanto che nella parte finale i punti vengono fatti scendere dall’alto come se fossero bombe. I caratteri dell’Hatch Show Print compaiono anche in Fraktura, ispirato dallo stile gotico, e in Setting West, dedicato all’epopea del far west.
In quest’ultimo sono finiti i caratteri anche di altri laboratori simili del nord America: l’Hamilton Wood Type & Printing Museum, il Center for Book and Paper Arts di Chicago e il Musee de l’Imprimerie du Quebec & Lovell Litho di Montreal.
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