Il punto italico. Agganciare le lettere nei corsivi calligrafici

Nello stile italico le lettere cambiano forma. La principale differenza con lo stile romano è l’inclinazione in avanti dell’asse. Ma come ci si deve regolare col punto? (Nel senso di carattere tipografico, non di unità di misura...).

In alcuni casi la forma può anche rimanere la stessa. Nel Times New Roman, ad esempio, il punto è circolare nello stile romano, ed è circolare anche nell’italico. Però cambiano le dimensioni. Nel corsivo è più piccolo, visto che anche le aste delle lettere corsive sono più sottili.

In alcuni casi invece il punto può modificare le sue proporzioni. Nel Playfair Display ad esempio (scaricabile da Google Fonts) il punto è ovale con asse inclinato in avanti.

In caratteri come l’Arial, dove il punto è quadrato, è normale trasformarlo in un parallelogramma. I lati superiore e inferiore restano orizzontali, gli altri due si inclinano, rimanendo paralleli.

Lo stesso discorso vale per il Calibri, dove i vertici sono smussati ma comunque resta l’impostazione dei quattro lati paralleli a due a due.

Nella virgola italica l’inclinazione invece è d’obbligo. Nel Times New Roman il golfo che si viene a creare tra il la parte circolare e la coda della virgola in stile italico è molto meno accentuato rispetto alla versione regular.

Nel Mr. Dafoe (Sudtipos, Google Fonts) il punto è un ovale molto accentuato nella versione regular (l’unica disponibile). Il font è un corsivo calligrafico a lettere unite con asse molto inclinato in avanti.

E visto che ci troviamo a parlare di corsivi calligrafici, lasciamo stare il punto e concentriamoci sul problema di come unire le lettere. 

Mi è capitato di vedere delle confezioni di pasta all’uovo Papi. Il nome del prodotto è scritto in rosso, in un corsivo calligrafico frettoloso: le lettere sono inclinate in avanti, ma non troppo. Le estremità sono morbide, il contrasto non è marcato. Non si tratta di qualcosa di particolarmente elegante, come il font usato per il nome dell’azienda. Finché si tratta di Fettuccine o Tagliatelle, nessun problema. Quando però si tratta di Casarecce, ecco che il font mostra i suoi limiti. Perché la forma della s è quella stampatella, mentre la coda della a non sale fino all’inizio della r. E se la s riesce ad incastrarsi abbastanza bene tra le due a, tra la a e la r rimane uno spazio che non ci voleva. 

 


Nella normale scrittura corsiva è difficile che qualcuno interrompa il tratto proprio lì. Nel disegno dei font digitali, il corsivo calligrafico a lettere unite è una sfida, visto che bisogna concepire delle forme in grado di incastrarsi di volta in volta con lettere che hanno delle caratteristiche diverse. Ad esempio il tratto finale della o corsiva spunta in alto, e in questo caso si aggancerebbe bene con la r. Ma il tratto finale della a spunta in basso. Come disegnare la parte sinistra di una lettera in grado di agganciarsi all’una e all’altra?

La r è una lettera difficoltosa sul lato sinistro, se in versione calligrafica, sul lato destro se in versione stampatella. Anche la s può creare problemi.

Oggi tra gli Handwriting di Google troviamo al primo posto lo Shalimar, che non si preoccupa più di tanto di unire le lettere (se capita non lo evita), seguito dal Sassy Frass e Puppiess Play, entrambi di Robert Leuschke. Nel secondo le lettere hanno le forme delle corsive, ma il contatto non è obbligatorio neanche nei casi più semplici (le si toccano, el no). Nel primo la s e la r hanno le forme stampatelle, pur essendo disegnate a mano.

Il Passion Conflict, anche questo di Leuschke, è invece un buon esempio di come tutte le lettere possono agganciarsi tra di loro. La o nella parte superiore si arriccia con un raggio molto ampio, in maniera tale che l’estremità della lettera finisce alla stessa altezza di quella della a, riuscendo così ad agganciarsi alla r successiva. La s è stata scelta non nella versione a punta, ma in quella stampatella a cui è aggiunto un occhiello in basso. Le estremità di a e o non la toccano, ma si avvicinano molto alla parte centrale, suggerendo un effetto simile a quello della normale s calligrafica a punta (che inizia con un tratto sottile in salita per poi proseguire con uno spesso arricciato in discesa).

Più in basso troviamo l’Hurricane, dello stesso autore, e il Dancing Script, di Impallari Type, che hanno risolto il problema delle lettere unite ottenendo effetti più o meno nervosi.

C’è qualche font con lo stesso difetto di quello della pasta all’uovo, ossia uno spazio imprevisto tra a e r?

Nella stragarande maggioranza dei casi, il problema non sussiste. 

Nel Satisfy, di Sideshow, la parola Casarecce verrebbe spezzata soltanto tra s e a.

Idem nell’Italianno, ancora di Robert Leuschke.

E dello stesso autore sono anche il Cherish (che è veramente improponibile: lo spazio tra s e a è davvero enorme), l’Ephesis e il Caramel (stesso difetto, ma di meno). 

Se escludiamo i lavori di Cadson Demak (destinati al mercato asiatico, e quindi poco conformi alle convenzioni occidentali) si può citare il Meie Script, di Johan Kallas e Mihkel Virkus, dove la a della parola casarecce rimarrebbe isolata da tutte le altre lettere, che invece riescono a unirsi.

Leuschke ha caricato ben 38 font nella categoria Handwriting di Google.

Tra questi, uno che si nota è il Grey Qo, dove si è cercato di disegnare una s ambivalente, che in inizio di parola appare soprattutto come una s stampatella serpeggiante, mentre in mezzo alla parola somiglia ad una normale s calligrafica a punta (seppure con un riccio imprevisto in alto). Esperimento tentato anche nel Windsong.

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