Plagma?

L’Avis ha indetto un concorso di opere d’arte e ha diffuso un banner sul web. Dal quale sembrerebbe di capire che il concorso si chiami “Plagmart2021” e lo slogan sia “Il giallo è il colore del plagma”. Plagma? In effetti è ovvio che si tratta di “plasma”, ma il font scelto è un corsivo brush che ha una s con doppio occhiello e tratto discendente che può facilmente essere confusa con una g. Tra l’altro, la g si trova in una delle parole dello slogan per cui con calma si possono confrontare le differenze.

Le aste non sono piene , ma realizzate come se fossero tracciate con un pennarello o uno strumento che lascia inchiostro in maniera non uniforme. Lavori del genere si possono trovare in versione gratuita su Dafont nella categoria Spazzola/Pennello. Non so quale font abbia scelto l’Avis, ma noto che il fatto di avere una s con tratto discendente è meno raro di quanto mi aspettassi. Una lettera del genere è nel Milea, anche se qui l’occhiello superiore è strettissimo. È anche nel Red Bright Demo, dove però il tratto discendente non è troppo accentuato e la l non ha l’occhiello.

Una s che sembra una g è anche nel Coldays Memories Brush, anche se qui i tratti sono più sporchi.

Cercando i font taggati brush su MyFonts il primo risultato che viene fuori oggi è il Northwell, di Set Sail Studios, che ha proprio una s con tratto discendente, anche se nella parte superiore non forma nessun occhiello.

Nella pagina iniziale ci sono altri esempi della stessa conformazione, anche se spesso non si estendono molto al disotto della linea di base, e nelle calligrafie più disordinate rientrano quasi del tutto nello spazio della x minuscola, a costo di sforare un po’ in alto. 

Tra gli handwriting di Google Fonts possiamo trovare raramente una s più ingombrante delle altre, ma mai e poi mai una s che si possa scambiare per una g

Wikipedia in inglese nella voce dedicata ai principi del mestiere tipografico distingue tra due concetti che possono essere tradotti entrambi con “leggibilità”, e che spesso anche in inglese sono intercambiabili: “legibility” e “readability”.

Mentre il termine “readability” si riferisce alla facilità con cui si legge un testo nel suo complesso, per cui lettere maiuscole troppo decorate rendono difficile la lettura, la “legibility” si riferisce alla facilità con cui si distingue un carattere dall’altro. L’articolo fa l’esempio del BrushScript, un font nel quale ci sono varie lettere dalle forme un po’ ambigue: ad esempio la T e il numero 7, la Q e il numero 2, la G e il numero 9.

Non so se anche in Italia sia stata messa in evidenza questa distinzione. 

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