Punk su Fontspace e My Fonts

Cercando tra i font taggati “punk” su Font Space, al primo posto secondo il criterio di “popolarità” del sito c’è l’Attack Graffiti, di Wepfont, lettere maiuscole tracciate a bomboletta su un muro, sgocciolanti vernice, con uno spessore bianco da un lato (spesso a destra, ma talvolta a sinistra).

Al secondo posto c’è il Nitrogods di Billy Argel, lettere geometriche counterless sporcate da strisce bianche orizzontali, come fosse una scritta su cartone.

Al terzo posto il Suburbia, stesso autore: sans serif molto stretto dotato anche di minuscole e sporco.

L’immaginario dei graffiti torna anche con i progetti successivi: il Nightfate Graffiti, di SiPanji, di non molto fascino perché senza spessori e sfumature, lettere tutte storte e non sempre comprensibili; e il Kortz, di Vztype.

In quest’ultimo le controforme di O e R sono ottenute con delle x, proprio come gli occhi dello smile del celebre logo dei Blink 182, una band punk che ha fatto furore a partire dalla seconda metà degli anni Novanta.

Nel logo dei Blink i tratti erano sgocciolati come se fossero fatti a bomboletta, mentre nel Kortz c’è tutto una cura particolare: le lettere si suppongono ottenute solo tracciando la linea di contorno, ma è la linea di contorno ad essere outline nel font. Inoltre lascia un’ombra. Disegnando a bomboletta, questo effetto si può ottenere con due colori diversi di vernice, sul terzo colore rappresentato dallo sfondo. Ma in un font digitale si ha solo un colore disponibile, più la trasparenza. Così il contorno del contorno della lettera e l’intera ombra sono in “nero” (il colore del font), mentre tutto il resto è in “bianco” (la trasparenza).

Più giù troviamo Deacon Flock di Chequered Ink che è un sans serif stretto e sporco, con una larghezza delle lettere e uno spessore dei tratti non costante.

Il Vtks Delores Amores di Vtks Design è composto di lettere maiuscole sporchissime tracciate da uno psicopatico con uno strumento imprecisato su superficie imprecisata.

L’A Another Tag di Wepfont si rifà all’immaginario delle tag lasciate sui muri.

Il The Bossman di SiPanji è indescrivibile. Diciamo che le lettere si contorcono come se stessero ballando la breakdance.

Il Cf Punk Posters è l’unico di tutta la prima pagina che richiama la vecchia idea punk di collage, risalente già agli anni settanta. Ossia ogni lettera è in uno stile diverso (slab, sans, stencil...). All’epoca infatti non c’erano i computer per impaginare le riviste autoprodotte, le fanzine, quindi per fare i titoli si ritagliavano le lettere dove si trovavano, in stili diversi e non necessariamente della stessa grandezza.

Su My Fonts sono ben 424 i lavori taggati “punk”. Però la classificazione è completamente arbitraria, quindi dentro ci si può trovare di tutto e di più. I primi della lista (ordinata per “rilevanza”) sono l’Integral Cf di Connary Fagen, che è un normalissimo sans all-caps che non sembra molto punk, un paio di university (sans e slab), e il Generic di More Etc che è una specie di Helvetica con gli spigoli smussati.

Il primo a mostrare qualche sintomo di disturbo mentale è il XXII Total Death, di Doubletwo Studios, con lettere illeggibili e spinose, che a me ricorda più il metal ma che sicuramente può essere usato per le copertine dei sottogeneri più hardcore del punk.

Il primo ad avere degli specimen veramente punk è il Zombie Punks, di Wing’s Art Studio. Maiuscoletto, lettere schizzate e un po’ inclinate in avanti, colore del primo specimen: fucsia su fondo blu.

Il primo collage invece è il Drunken Hour di PizzaDude. Le lettere non sono sporche, come nell’altro collage che abbiamo visto, ma spesso mostrano anche il bordo del ritaglio. Troviamo lettere serif, sans, qualcosa di rétro, qualcosa di black e alcune lettere in negativo, ossia in bianco (trasparente) su fondo nero (ossia il colore scelto per il font).

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