1984 di Orwell
Con i classici della letteratura è interessante ricercare le copertine delle varie edizioni per rendersi conto dei tanti modi diversi in cui possono essere impostate, sia per quanto riguarda i font scelti, il tipo di illustrazione, la presenza di cornici, eccetera.
Poco tempo fa lo avevo fatto per il Viaggio Meraviglioso di Nills Holgersson, trovando una vasta gamma di risultati: dai font ispirati alle rune ai caratteri 3d usati per l’ultimo cartone animato digitale.
Un altro titolo che mi è venuto in mente è 1984 di Orwell, un libro che di recente viene nominato spesso in merito ai controlli eventualmente invasivi anti-pandemia. Il titolo del libro è lo stesso in inglese, in italiano e immagino in molte altre lingue, ma purtroppo i motori di ricerca selezionano automaticamente i risultati in italiano e in inglese, a meno che non si trovi un sistema per aggirare i filtri (lo si può fare ad esempio su Duckduckgo).
Descrivere tutti i risultati che vengono fuori sarebbe un’impresa lunghissima e inutile: si comincia con uno strettissimo stencil, si passa per caratteri che ricordano quelli cirillici, per script informali, per qualche specie di Futura, o per serif tradizionali.
Personalmente, la copertina che mi ha colpito di più è quella di una edizione Mondadori contente una traduzione del romanzo a cura di Stefano Manferlotti. La copertina è rigida, senza immagini, contiene solo scritte e decorazioni in un inchiostro biancastro. La scritta George Orwell è ottenuta con uno strano sans in cui alcuni tratti sono spessi, altri sottili: la G è tutta spessa, la O è una volta spessa e una volta sottile, la R ha il tratto verticale sottile e tutto il resto spesso. Le L sono di dimensioni diverse, con la seconda che si siede al disopra della prima.
Ma la cosa strana è il numero 1984, ottenuto con dei caratteri stranissimi, con tutte le proporzioni sfalsate, con aste larghissime attraversate da fitte linee orizzontali.
Non ho idea di quale font sia, di come trovarlo, come trovare font simili e non immagino che forma possano mai avere le lettere dell’alfabeto nello stesso stile.
Un’altra edizione Modadori ha delle lettere serif strette molto particolari. Non so come definirlo... uno slab con grazie sottili, O dai fianchi paralleli e una grazia che dall’estremità inferiore del 9 punta in basso... Si tratta di una edizione che conteneva anche un’introduzione di Umberto Eco, forse uscita proprio nello stesso anno del titolo. Colori tendenti all’arancione e al rossastro, su fondo chiaro con solo un’illustrazione stilizzata di un occhio/obiettivo di telecamera.
C’è poi un libro che viene presentato come la prima edizione, in inglese, nella quale il titolo scritto a numero è lasciato sullo sfondo, in un carattere dalle grazie appena scampanate, mentre in primo piano c’è la sua traslitterazione (“nineteen eighty-four”) insieme al nome dell’autore e alla dicitura “a novel”, scritte a mano. Non si tratta di un font script: le lettere sono tutte diverse, basta guardare le l ad esempio, una volta con occhiello, una volta coi tratti sovrapposti, una volta senza occhiello.
Tra quelli in inglese, mi colpisce un’edizione Signet Classic, con semplici lettere 3d nelle quali lo spessore si allunga a sinistra e in basso. Le lettere hanno i contorni neri e sono riempite di celeste sulla facciata e blu sullo spessore, mentre i quattro numeri del titolo sono arancioni con spessore viola.
Per quanto riguarda le altre lingue, la copertina più assurda in assoluto è quella di un’edizione olandese: consiste in una di quelle illusioni ottiche fatte di cerchi concentrici contenenti elementi ripetitivi, che quando le si guarda sembra che inizino a girare e danno un senso di vertigine. I vari elementi sono in rosso e blu, separati da dettagli in bianco e in nero. Alcuni sono lasciati vuoti, e contengono le lettere del nome dell’autore, in bianco o in nero, in alto, o i numeri del titolo, in bianco, in basso. Insomma per rendersi conto che ci sono delle parole scritte bisogna forzarsi a non seguire l’illusione ottica dei cerchi concentrici che spinge lo sguardo verso il centro. Allucinante!
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