Bradley
Il Bradley Hand della Itc è un font che riproduce la scrittura a mano di Richard Bradley, ed è datato 1995. È molto diffuso perché incluso nel pacchetto Office della Microsoft.
Dice il sito della Microsoft che il disegnatore britannico ha dedicato gran parte del suo lavoro alla letteratura cristiana, e ha disegnato caratteri per i versi delle sacre scritture da piazzare su pannelli e muri.
Su Identifont c’è qualche riga biografica in più, in cui si parla anche di pittura di acquerelli e disegni naturalistici.
Il sito mostra una manciata di caratteri. Oltre al Bradley Hand e al Bradley Type (che è qualcosa di simile) ci sono solo un Fine Hand (italico molto calligrafico), il Bible Script (un altro italico), e il Calligraphic Ornaments (uno strano dingbat decorativo).
Fonts In Use segnala solo un uso del Bradley Hand: in un’immagine promozionale della Lego, per simulare un testo scritto a mano su una specie di biglietto da visita.
Non ci sono segnalazioni riguardanti gli altri font messi a punto da Bradley.
Ma il nome Bradley compare in vari altri lavori di altri autori, tra cui un interessante gotico, che Identifont suggerisce come alternativa al Morris Gothic.
L’originale venne pubblicato dalla American Type Founders nel 1895. Il file porta tre firme: quella di un certo William H. Bradley, quella di Herman Ihlenburg e quella di David Johnatan Ross.
Di quest’altro disegnatore che si chiama Bradley il sito non fornisce nessuna biografia, e segnala soltanto questo font, anche nella versione di Profonts.
Ihlenburg risulta nato nel 1843 e morto nel 1905. Tedesco, lavorò alla fonderia Trowtzsh e figlio di Berlino. Lavorò a Praga come incisore di punzoni, poi alla Flinsch di Francoforte, alla Battenburg di Parigi e alla Basle di Berlino.
Nel 1866 si trasferì negli Stati Uniti, a lavorare per la Jonhson e company, diventata poi Mackellar, Smits & Jordan e entrata a far parte della Atf nel 1901. Lì passò 30 anni, disegnando caratteri e incidendo punzoni.
Disegnò 30 caratteri di bordi e ornamenti.E creò altri 80 tipi di carattere.
Alcuni di questi sono disponibili in digitale: Black Rose (gotico), Centennial Script (corsivo elegante), Childs (serif secondo la moda dell’epoca), Edison (uno strano senza grazie decorativo). E poi Gramophone (display con varie spirali nelle maiuscole), Isabella (elegante font romano per manoscritti) e molte versioni del Threasury (un carattere nero pieno di svolazzi calligrafici. Disponibile anche con sfondo ultra-decorato, in versione outline ein versione quasi sketch).
Il terzo nome, quello di David JonathanRoss è quello di chi ha digitalizzato il carattere nel 2018 (ha digitalizzato anche il Forma di Novarese, per Djr).
Il suo Bradley, pubblicato dal Font Of The Month Club, è disponibile in varie optical sizes: Micro, Small e Display.
Il Bradley di Profonts invece è fimato da Ralph M. Unger, un nome che di sicuro ho già sentito, ma in questo momento non ricordo dove.
Secondo Identifont i suoi font più popolari sono Rmu Neptun (rétro), Prisma Pro (anni 70), Konzept (script), Manutius Bold e Leipziger Antiqua (serif), Stripes (ancora qualcosa adatto alle discoteche) Reklamefraktur (gotico tedesco), Roberta (rétro), Breitkopf Fraktur e Zentenar Fraktur Halfbett (ancora gotici tedeschi).
I font di Unger riempiono 5 pagine di elenco sul sito, e molti di loro hanno un interessante aspetto rétro.
Ah, ecco dove ho già visto questo nome: nella digitalizzazione del Veltro, uno script italiano, innovativo per l’epoca, disegnato nel 1931 da G. Da Milano per la torinese Nebiolo.
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