Cosa rimane della stampa?

A settembre il presidente del Museo della Stampa del Massacchusetts ha partecipato ad una conferenza on line della durata di una ventina di minuti per spiegare a che punto siamo arrivati nel settore della stampa.

I cambiamenti sono sempre più rapidi. Appena trent’anni fa servivano strumenti diversi per eseguire tutta una serie di operazioni che oggi si possono compiere con un semplice cellulare. Un solo telefono oggi sostituisce radiosveglia, calcolatrice, videocamera vhs, apparecchio telefonico, tv, macchina fotografica e molto altro ancora. E sottrae mercato alla stampa, visto che non c’è più bisogno di stampare giornali, elenchi telefonici, libretti di istruzioni dei prodotti, eccetera.

Non bisogna quindi essere sorpresi nel vedere l’intero settore della stampa sta cambiando in maniera molto consistente.

Per quanto riguarda i quotidiani, il declino è iniziato nel 1954, quando la gente ha iniziato a preferire la televisione come fonte di notizie. Ora, coi siti web e i social network, il calo è molto più brusco. Ogni persona getta nei rifiuti pochissime riviste e giornali e molti scatoloni (stampati) di Amazon.

Una parte dei documenti che prima venivano stampati dalle tipografie oggi vengono fuori dalle normali stampanti da ufficio o casalinghe. Una parte molto più consistente non viene mai stampata, ma viene conservata nella sua forma digitale, ad esempio in formato pdf. Molta gente invece di comprare dei libri cartacei ne compra la versione digitale che poi legge con l’apposito lettore di e-book.

Il mercato rimasto alla stampa commerciale è molto meno della metà di quello che c’era prima.

Si continua a stampare molto per la pubblicità, dopodiché la seconda fetta più rappresentata nelle statistiche è il packaging, ossia le confezioni dei prodotti.

Previsioni per il futuro non si possono fare con esattezza, vista la facilità con cui si può sbagliare, però si possono identificare alcune linee di tendenza.

Nuovi settori sono stati aperti dalla tecnologia digitale. Ad esempio sono sorte delle aziende che stampano libri on-demand, ossia solo nella quantità esatta che viene ordinata dai clienti, anche uno alla volta, cosa che in epoche precedenti era impensabile (Gutenberg impiegò anni per impaginare e stampare tutte le pagine della sua bibbia).

La stampa su tessuti non è in crisi, visto che non c’è nessuna nuova tecnologia che può sostituirla, anzi, le nuove tecnologie possono renderla più economica.

La stampa 3d è una nuova frontiera, e sempre più aziende stanno iniziando a fornire servizi di quel tipo, sia per produrre pezzi di uso industriale, sia per produrre oggetti di consumo, anche on-demand. (C’è chi offre pupazzetti con le fattezze del cliente, ho visto qualche tempo fa).

Il relatore va molto più a fondo nella sua analisi. Poi, tra le altre cose, si finisce a parlare anche di una vecchia Intertype Photosetter che è esposta nel museo. Infine c’è qualche cenno ad un’altra frontiera, quella della stampa di sicurezza, ossia delle tecniche che permettono di stampare documenti che siano praticamente impossibili da falsificare. 

Il video, in lingua inglese, è stato visto appena da una trentina di persone. 

L’estate scorsa il presidente del museo è stato intervistato da una trasmissione della tv pubblica americana, White House Chronicle. Il filmato è disponibile anche su Vimeo, ma solo per chi è iscritto al sito (si può entrare anche con le credenziali Google).

Commenti

Post più popolari