Divieto di sosta, Six Caps, cartelli veneziani
Qua e là si vedono ancora in giro i vecchi cartelli di divieto di sosta per passo carrabile, arrugginiti in tutto o in parte.
A sinistra c’è il simbolo del divieto, a destra le scritte “divieto” e “di sosta”, in due righe sovrapposte, sans serif nero stretto ma comunque nella norma. Nella riga in basso invece c’è scritto “Lasciare libero il passaggio” in un sans serif più sottile e strettissimo, qualcosa a cui al giorno d’oggi non siamo più abituati. Infatti i cartelli moderni che contengono la stessa scritta fanno uso di un font di larghezza normale in dimensione molto minore, oppure, se vogliono ingrandire la scritta, suddividono la frase in due parti: “Lasciare libero” e “il passaggio”.
Ai vecchi tempi le scritte molto strette erano molto più frequenti rispetto ad oggi, anche sulle pagine dei giornali. I caratteri stretti permettevano di usare una dimensione molto grande facendoci entrare comunque un gran numero di lettere o di parole.
Sul web ho trovato solo una foto del cartello in questione: sul sito Istockphoto. Che segnala tra le immagini simili altri cartelli arrugginiti, tra cui uno di passo carrabile che pure usa un senza grazie strettissimo, tutto maiuscolo. A fianco ne viene mostrato uno più recente: è nei normali caratteri di segnaletica, tutto in minuscolo e in dimensione minore, anche se in linea di massima la conformazione è la stessa.
Comunque nelle scritte strette del primo cartello il peso delle aste era minore rispetto all’altro.
Volendo fare qualcosa di simile una scelta gratuita può essere il Six Caps di Vernon Adams, disponibile su Google Fonts.
È un maiuscoletto, ossia maiuscole e minuscole hanno la stessa forma, ma altezze diverse.
Il font non è identico a quello usato sui vecchi cartelli di sosta vietata. Le estremità di S e C tendono a chiudere molto di più, avvicinandosi molto tra di loro o agli altri tratti della lettera, la controforma della A prende molto più spazio in punta, e anche quella della O mi sembra più larga.
Forse la principale differenza riguarda la R. Quella disegnata da Adams ha la gamba che curva terminando in verticale, quella che si vede sul cartello è un segmento rettilineo obliquo.
Sia nel Six Caps che sul cartello la O è fatta con due tratti rettilinei verticali vicinissimi tra di loro, uniti da due tratti curvi in alto e in basso.
Ovviamente il Six Caps non è uno dei font più apprezzati di Adams, ma neanche uno dei meno apprezzati.
Il carattere più trendy che ha anche la firma di questo disegnatore (scomparso qualche anno fa per un incidente stradale) è l’Oswald, in cui la O ha comunque lo stesso andamento, ma non spinto all’estremo.
Poco più in basso, dopo tre sans tradizionali, Nunito, Oxygen e Mulish, troviamo l’Anton, che ripete lo stesso concetto ma coi tratti più pesanti.
L’Oswald è un font variabile, ed è quindi disponibile in vari pesi. La gamba della R è obliqua e rettilinea.
All’ultimo posto della lista Google ci mette il Seymour One , un sans serif nero, largo e informale.
Tra gli ultimi posti troviamo anche i bei lavori Sancreek e Smythe, che per me sono molto interessanti ma evocano un immaginario ottocentesco o da primi del Novecento: il primo è un tuscan – western, il secondo è influenzato dall’Art Deco e dal movimento Arts And Crafts.
Utilissimi per fare bigliettini e manifesti in stile rétro, ma non adatti ad impaginare blog e siti web d’attualità.
Un altro font di Vernon Adams in cui la O ha due tratti verticali ravvicinati è l’Antonio, disponibile in versione variabile, a partire dal peso Thin 100.
Si tratta di una versione rifinita dell’Anton, che invece è disponibile in un solo stile, fin troppo pesante (diciamo un Impact più agile).
Comunque nessuno è stretto e sottile come il Six Caps. Il cui peso dichiarato è Regular 400.
Interessante il fatto che Istockphoto mette nella stessa pagina vecchi cartelli provenienti da tutto il mondo, e di tutti i generi.
Tra questi ce n’è anche uno di quelli arancioni con cornice nera e freccia sottile che ci sono a Venezia. In questo caso l’indicazione dice “per Rialto”. Dietro il cartello si intravede il suo predecessore, mi pare disegnato sul muro, scoloritissimo.
Cliccandoci sopra vengono fuori altre foto dello stesso cartello, che si trova sotto una finestra coi battenti di legno, e di molti altri cartelli veneziani.
Una cosa interessante di questi cartelli è che dove c’è da scendere delle scale, la freccia piega in basso per rendere meglio l’idea della direzione da prendere.
Tra le foto simili compaiono anche dei cartelli moderni che qualcuno ha voluto fare nello stesso stile. Vi si legge la scritta “per S.Marco”. La freccia sottostante però non ha la coda decorata, ma solo la punta. Il font usato è un normale Times New Roman Bold, più pesante di quello che si vede sui cartelli di una volta. E, nota più stonata di tutte, la R ha la gamba rettilinea obliqua invece di quella serpeggiante e appuntita che si vede sui cartelli d’epoca.
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