Il Covile: Fell e Morris
Stranissima la scelta di impaginazione del sito Il Covile (www.ilcovile.it). Lo stile è quello della stampa dei secoli passati:
il testo della home page è incorniciato da un motivo floreale che si ripete: rametti fronzuti e pigne;
ai lati della testata c’è un’altra decorazione floreale: tralci di vite, in tre colori (grigio per i bordi, giallo per le foglie e rosso per gli acini).
la testata è in caratteri gotici rotondi;
il testo della pagina è in caratteri ricalcati su quelli dei libri antichi;
i link sono indicati da manicule (mani stampate in rosso con l’indice puntato verso destra);
si fa largo uso di decorazioni tipografiche all’interno del testo: ad esempio c’è l’icona di un libro aperto, o chiuso, una pressa da stampa, una nave in navigazione.
Per quanto riguarda il font usato per il testo è facile identificarlo perché il nome è scritto nel codice: è l’Im Fell, in varie versioni, disegnato da Igino Marini che ha digitalizzato caratteri seicenteschi appartenuti al vescovo di Oxfort John Fell, vissuto nel Seicento.
La particolarità è che il sito ha attivato tutte le legature, anche quelle che oggi sono in disuso come quelle che coinvolgono la c e la s unite con la t. E capitano molto più spesso di quanto uno possa pensare: intervista, testi, questo, catastrofe, manifesto sono le parole italiane che compaiono oggi in home page, insieme con la parola francese actuel e quella tedesca christliche. Non essendo abituati a quest’usanza, la si nota subito.
A parte i simboli che sono impaginati in un altro colore, tutto il resto è in nero, per cui per aumentare la varietà si usano le convenzioni consuete nei secoli passati: c’è parecchia alternanza tra tondo, corsivo e maiuscoletto, con qualche cambio di dimensione ogni tanto e poco neretto.
Le icone da inserire nel testo sono contenute in un font progettato appositamente, Covile Icone, caricato sul proprio server. Le immagini nei glifi sono in stili diversi, forse attinte da contesti diversi: troviamo disegni più dettagliati, come uno gnomo con la gerla o una campana, accando a delle semplici silhouette, come un ragazzo che legge o un uomo con la pipa. Oltre a foglie di quercia, d’edera, ghiande, quadrifogli e simboli di vario genere (candele, graffette, castelli, fantasmi...). I glifi sono aggiunti da u+e001 in poi. Sono circa 120 simboli in tutto, incluse le maiuscole e alcune legature delle minuscole, ma nessun alfabeto minuscolo o segno di interpunzione.
Per quanto riguarda la testata, è facile riconoscere i caratteri disegnati da Morris, disponibili in digitale anche gratuitamente in un font realizzato da Dieter Steffmann, chiamato appunto Morris Roman.
Alcuni articoli possono essere scaricati in formato pdf: anche in questo caso sono impaginati secondo i vecchi criteri: due colonne, senza immagini a parte le icone: tondo, italico, maiuscoletto, e largo uso di decorazioni tipografiche.
Altri sono impaginati in html, sempre con le stesse convenzioni, possibilmente all’interno di una cornice di elementi ripetitivi, con qualche tocco in più, ad esempio un grande capolettera rosso alto cinque righe.
Gentilissimo,
RispondiEliminavedo ora l'articolo. Sono il responsabile, nel bene e ahimè nel male, di quelle scelte tipografiche. Grazie per l'interesse, l'approfondimento e la precisione.
E anche la completezza: non ha menzionato solo la pratica della differenziazione dei caratteri, che applichiamo sui pdf. È tutto spiegato a: https://www.ilcovile.it/V3_p_cronache_tipografiche.html .
Grazie ancora e a disposizione
Stefano Borselli