La tombola

Dice Wikipedia che il gioco della tombola è nato a Napoli nel diciottesimo secolo.

La tradizione fissa anche l’anno preciso: il 1734, quando il re Carlo di Borbone e padre Gregorio Maria Rocco ebbero una discussione sul gioco del lotto. Il primo lo voleva sotto il controllo pubblico, anche per evitare che la gente passasse al lotto clandestino, il secondo lo giudicava immorale per motivi religiosi. Si arrivò a un compromesso: il lotto fu autorizzato per tutto l’anno, ma veniva sospeso (e vietato) durante le festività natalizie. Le famiglie, che ne sentivano la mancanza, ne allestirono una versione casalinga, che ormai è diventata una tradizione collegata al Natale.

Il fatto che sia un gioco antico e che sia collegato alla magia dell’infanzia lo circonda di un fascino particolare.

In questo periodo è facile trovare in vendita su Ebay cartelle d’epoca. Un’utente ha messo in vendita tutte le cartelle di una tombola risalente ai primi del Novecento al prezzo di 19,99 euro l’una, più spese di spedizione (4,90). Al momento ne restano da vendere 25, se ci riuscisse ne verrebbe fuori un bel gruzzolo.

Dal punto di vista tipografico sono interessanti per via della forma dei numeri: stretti, coi tratti spessi, con contrasto, parecchi terminali a goccia, bordi incerti tanto che non esistono mai due glifi identici tra di loro.

La grafica è minimale: un bordo nero spesso circonda la tabella, mentre in alto viene lasciato un riquadro per una frase di incoraggiamento in rima, su due righe. 

Si trova qualcosa di simile anche a un prezzo più conveniente (5 euro l’una, più 4,90 per la spedizione). Lo schema è lo stesso, cornice scura, numeri stretti, terminali a goccia, intestazione con frase di incoraggiamento in rima su due righe e numero della scheda. In aggiunta, ci può essere un marchio, ad esempio un leone rampante o una stella.

La stampa può esser di maggiore qualità, con i tratti delle varie cifre che non si vanno mai a chiudere dove non dovrebbero, sempre con terminali a goccia e aste spesse, ma con contrasto più accentuato nel senso che i tratti sottili possono essere veramente sottili.

In linea di massima le forme ricordano quelle del Bodoni Black Condensed, anche se i dettagli sono diversi. Il 3 del Bodoni Black digitale ha entrambi i tratti curvi, mentre sulle vecchie schede vedo un 3 con tratto superiore orizzontale. Il numero 8 del Bodoni digitale è simmetrico, mentre sulle vecchie cartelle vedo la conformazione a S chiusa. Inoltre, almeno nella versione della Bauer, il 9 è senza terminale a goccia, a differenza della versione di Red Rooster Collection.

In realtà è più appropriato cercare tra i Bodoni Compressed e simili, se si vuole ottenere qualcosa dall’aspetto il più possibile insolito (uno dei Bodoni Compressed porta la firma di Morris Fuller Benton, anno 1928).

Sull’altro lato della cartella di solito veniva rappresentato un disegno spiritoso con didascalia. Ad esempio qualche illusione ottica che in un verso rappresenta un animale e capovolta un animale completamente diverso. 

Su Delcampe c’è a soli 2 euro e mezzo una tombola degli anni 30. Qui l’effetto è più elaborato: è in due colori, i numeri in verde e le cornici in blu. La separazione tra una casella e l’altra è ottenuta non con semplici linee orizzontali e verticali ma con una serie di rifiniture coi bordi smussati. Mancano i versi in rima, sostituiti da una decorazione a spirali su tutta la parte alta, in negativo (linee bianche su fondo blu). Sull’altra facciata però troviamo ancora un disegno divertente, ad esempio un pagliaccio in cima a un carretto stracarico trainato da un ciuchino solo. 

Cartelle più recenti hanno un effetto completamente diverso, eppure possono essere lo stesso affascinanti: a 5 euro (più 8 di spedizione) è in vendita l’intero mazzo di cartelle di una tombola anni Settanta. Numeri blu su fondo bianco, sempre molto stretti ma stavolta sans serif, ossia con aste a spessore costante. La tabella è decentrata per far posto ad un simpatico disegno interamente a colori, con personaggi abbigliati coi costumi caratteristici delle varie parti del mondo. In questo caso immagino che l’altra facciata sia lasciata in bianco. 

Per chi invece vuole spendere un capitale si trova anche un’intera tombola illustrata d’epoca a 120 euro. I numeri sono calligrafici, tra una casella e l’altra ci sono illustrazioni con fondo verde. Inclusa c’è anche la scatola con l’intestazione “Lotto”, con ciascuna lettera trasportata da una specie di gnomo. Colori usati: un paio di tonalità di rosso, verde e blu. 

Sempre su Ebay si trovano le carelle di una tombola coi disegni di Jacovitti. Nulla da notare sui numeri del gioco, ma il numero della scheda è disegnato a mano in outline, e si mantiene la tradizione di aggiungere una citazione in alto (“Chi dorme non piglia pesci in faccia”, in stile Jacovitti) e una didascalia sotto il disegno. Lettere maiuscole tracciate a mano, come si usa nei fumetti, in questo caso strette e oblique.

L’impaginazione consueta prevede nove colonne su ogni cartella, una per ogni decina, in tre righe. Su ogni riga devono esserci cinque numeri e quattro caselle vuote. Sul web si trova anche qualche obbrobbrio contenente due o tre colonne interamente vuote, anche vicine. Evidentemente sono state realizzate con qualche software rudimentale. In realtà in ogni colonna sarebbe meglio non metterci più di due numeri, in maniera tale da non lasciare inutili spazi vuoti.

Altro elemento fondamentale del gioco della tombola è il tabellone, con tutti e novanta i numeri in ordine in file da 10, talvolta suddivisi in sei gruppi da 15 (3 righe da 5) per permettere anche a chi estrae di partecipare al gioco, puntando su alcuni di loro.

Il tabellone può essere interessante perché secondo la tradizione a ogni numero corrisponde un oggetto o una situazione. Quindi oltre ai tabelloni semplici o con illustrazione unica, ne esistono parecchi con illustrazioni affiancate a ciascun numero. Finora non mi è capitato di vedere chissà quali capolavori.

Visto che le esigenze sono diverse, il font scelto per il tabellone può essere diverso da quello scelto per le schede. Così come si possono vedere numeri di forma ancora diversa sui pezzi che vengono estratti dal bussolotto. Wikipedia ne mostra alcuni che sarebbero “antichi”, senza data specificata, con le cifre incise sul legno non si sa con quale metodo (possibile una specie di pirografia?) in maniera un po’ approssimativa (numeri non allineati tra di loro e che talvolta vanno a toccare il bordo). Da notare anche l’asterisco che serve in quei casi in cui la lettura del numero può essere dubbia (6 e 9, 68 e 89, che possono essere confusi tra di loro e che devono avere un segno al disotto delle cifre). 

Infine un ulteriore lavoro di grafica deve essere fatto sulla scatola. Oggi sulla confezione si trova la fotografia del contenuto, talvolta coi bambini che giocano, oppure qualche elaborazione digitale. Inoltre ci sono scritte, didascalie, civette di richiamo e logo dell’azienda. Ai vecchi tempi era importante che ci fosse un’illustrazione suggestiva, magari realizzata appositamente, e una scritta in caratteri originali, magari realizzata a mano.

Il progetto più interessante che ho trovato sul web è “La tombola del pirata”. La scritta è realizzata con tre stili di caratteri diversi, in tre colori combinati in maniera varia. A fianco, c’è il ritratto di un ragazzo con benda, pappagallo, baule in riva al mare e un veliero sullo sfondo.

Veramente roba con cui far sognare i ragazzini dell’epoca, molto più affascinante di alcune confezioni con effetti digitali astratti che si vedono al giorno d’oggi.

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