Ludlow
Ludlow è il nome di una cittadina nel Regno Unito, dalle parti di Birmingham (dal lato del confine col Galles).
In tipografia il nome evoca quello di una particolare macchina fonditrice usata per comporre brevi testi in grossi caratteri costruita negli Stati Uniti dopo la prima guerra mondiale e introdotta in Europa verso il 1930.
Le matrici venivano allineate a mano in un compositoio, la fonditrice gettava del metallo fuso che poi formava un blocchetto unico col testo in rilievo da inserire nella macchina da stampa.
Questo sistema di composizione tipografica venne chiamato ludlowtipia.
La Ludlow era anche una fonderia di caratteri. Il suo direttore tipografico per cinquant’anni fu Robert Hunter Middleton, che creò circa 100 tipi di carattere, tra cui Radiant, Stellar, Karnak e Record Gothic.
Su Identifont le digitalizzazioni che vengono ricondotte a Middleton occupano soltanto una pagina. Il disegnatore era scozzese, nato vicino Glasgow ed emigrato a 10 anni in Alabama, dove suo padre dirigeva una miniera di carbone.
Secondo il sito la sua carriera per la Ludlow di Chicago durò 40 anni.
Il suo carattere più famoso è l’Eusebius italic, dice il sito, ma non ne segnala nessuna digitalizzazione.
Nell’elenco troviamo vari Garamond, e Bodoni, un Jenson e un Gothic.
Poi ci sono varie versioni del Radiant (senza grazie a contrasto, in uno stile che ora è parecchio fuori moda), il Tempo (un senza grazie che ho già notato in passato), l’Umbra (una versione del tempo in cui si stampa solo lo spessore della lettera, a destra e in basso, lasciando soltanto intuire le aste che in realtà sono invisibili), Coronet (italico), Admiral Script (calligrafico a lettere separate), Stellar (un altro sans dalle soluzioni un po’ insolite per i gusti moderni).
Non si sa di preciso in che anno la fonderia è stata chiusa. Il pochi lavori di Middleton digitalizzati sono vengono diffusi da aziende diverse, tra cui anche Adobe/Linotype.
Un articolo su Wikipedia dedicato alla macchina Ludlow Typograph è disponibile in inglese e in una manciata di altre lingue, ma non in italiano.
Un template dice che non vengono citate le fonti. Un paragrafo nell’articolo dedicato alla macchina riguarda la storia della fonderia. Nata nel 1906, prende il nome dall’inventore della macchina, Washington Irving Ludlow.
La prima idea era quella di creare un’alternativa alla linotype, ma il progetto si rivelò impraticabile. Quindi si ripiegò su un sistema più semplice, destinato a produrre righe di carattere per usi specifici (le linotype non erano compatibili con la produzione di testi oltre una certa dimensione).
L’articolo cita tra i concorrenti anche l’italiana Nebitype, venduta dalla Lanston Monotype.
“Nessuno di questi sistemi concorrenti ottenne molto successo”, dice l’articolo.
Il declino cominciò negli anni Sessanta, ma a quanto pare l’azienda era ancora attiva almeno all’inizio degli anni Ottanta, visto che le sue matrici potevano essere usate anche per creare dei timbri in gomma.
Secondo l’articolo, gli ultimi font progettati alla Ludlow furono l’Optima e il Palatino disegnati da Herman Zapf, che ancora oggi sono font molto utilizzati anche grazie nelle applicazioni da ufficio.
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