Windsor

In America esiste il movimento Birds Aren’t Real, che cerca di sensibilizzare le persone sul fatto che gli uccelli non sono reali, ma sono droni del governo che spiano i cittadini.

Il movimento è stato creato da un ragazzo che voleva scimmiottare coloro che in America vanno in giro a gridare ai cittadini che devono “svegliarsi” e riconoscere la Verità che sta sotto gli occhi di tutti, e denunciano complotti governativi di tutti i tipi.

Il mese scorso si è tenuto un piccolo presidio sotto la sede di Twitter, per convincere l’azienda a cambiare il suo logo, e si racconta che il fondatore del social è sceso per incontrare i manifestanti.

Ad essere inquietante è la coerenza con cui il ragazzo interpreta la sua parte, anche nel corso delle interviste: gli hanno detto che lui stesso ha ammesso sui social che si tratta di un’iniziativa satirica, e lui ha detto che quel post è stato scritto da un dipendente poi licenziato; gli hanno chiesto se non fosse tutta una messinscena, e lui ha risposto offeso che non gli avrebbero fatto la stessa domanda se avesse detto che gli uccelli sono reali; e quando la polizia lo ha fermato mentre infastidiva i passanti col suo megafono, lui ha detto agli agenti: voi fate lo stesso lavoro degli uccelli, ossia controllare i cittadini.

Guardando in faccia i manifestanti sorridenti alle iniziative che si sono tenute finora sembrerebbe evidente che si stiano divertendo. E il fondatore ci guadagna anche qualcosina: sul sito sono disponibili tantissimi prodotti di merchandising, tutti diversi, con gli slogan e i disegni più creativi sull’argomento: t-shirt a 32 dollari, felpe col cappuccio a 50$, berretti a 30$, kit di adesivi, calzini, mascherine, maglioni...

Non c’è un font prevalente nella campagna. Anzi, tra manifesti, banner e merchandising la cosa che si nota di più è proprio il fatto che vengono utilizzati di volta in volta i caratteri più diversi. E molti dei cartelli esposti alle manifestazioni sono scritti a mano in maniera molto rudimentale.

Una delle magliette scimmiotta il logo della Ibm (lettere composte di tante barre orizzontali separate fra di loro), un’altra è scritta in Hobo, in un’altra si riconosce il Kabel.

E in Kabel era scritto anche il grande manifesto che era stato affisso qualche anno fa per lanciare la campagna, e che al momento si trova come foto di intestazione della pagina Facebook.

Nei giorni scorsi sul social è stata pubblicata una campagna contro la Festa del Ringraziamento: una serie di banner in cui si sosteneva che la carne di tacchino è sintetica, o che mangiando il tacchino si assimila anche un microchip, o che comunque è tutto un complotto per spingere le persone ad adorare un uccello... Tutti i messaggi includevano una fotografia in bianco e nero sovrapposta ad uno sfondo arancione, e uno slogan scritto in nero. Anche se lo stile era coerente, non sempre il font usato era lo stesso. Nell’ultimo messaggio c’era un font dall’aspetto abbastanza familiare, caratterizzato dal fatto che il lato destro delle lettere n, a, h è inclinato verso sinistra.

Per quanto insolito, si tratta di un font molto diffuso: è il Windsor Bold, che secondo Identifont risulta disegnato nel lontano 1905 da Eleisha Pechey per Monotype.

Il sito non ha nessuna biografia di questo autore, e lo collega a vari progetti, di cui tutti tranne uno sono versioni diverse del Windsor. Il rimanente si chiama Grotesque No.9 ed è un sans serif vecchio stile, stretto.

Devroye ha una biografia di questo disegnatore: britannico, lavorava per Stephenson Blake, e sarebbe morto nel 1902. Ossia tre anni prima del lancio del Windsor. La contraddizione lascia spiazzato lo stesso Devroye, che ha cercato qualche spiegazione plausibile.

Il sito segnala anche altri lavori attribuiti a Pechey: l’ornamentale Charlemagne, il Long Imperial Script e il Booklet Italic. Di nessuno di questi però fornisce gli specimen.

Tra i caratteri simili al Windsor Identifont elenca il Souvenir (dove le aste della n sono entrambe verticali) e il Recoleta, che è recentissimo, disegnato da Jorge Cisterna nel 2018 per Latinotype.

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