Font compresso per titoli anni Quaranta
Visto che in questi giorni ho sfogliato prime pagine dei giornali degli anni Quaranta, mi sono trovato spesso davanti agli occhi dei caratteri compressi, ossia con lettere molto strette, in cui le curve della O o della D diventavano in gran parte tratti rettilinei verticali, mentre le controforme si stringevano fino a diventare semplici fessure, coi due fianchi verticali paralleli.
La soluzione era molto comune all’epoca: i giornali non potevano usare i colori per attirare l’attenzione, mentre le immagini erano in bianco e nero e poche. Per giunta potevano essere ottenute in dimensioni fisse e per forza di cose rettangolari, senza potersi adattare e sovrapporre al testo come avviene oggi. Quindi per attirare l’attenzione in caso di notizie importanti si usava ingrandire a dismisura il corpo del testo, usando però lettere strette per permettere alle parole di entrare nella larghezza della pagina. La stessa soluzione veniva utilizzata anche per i titoletti a una sola colonna, per permettere di far entrare molte parole in corpo grande ma in uno spazio limitato.
Mentre la stampa più spregiudicata, in caso di notizie clamorose, inseriva titoli così grandi che due righe occupavano mezza pagina, la stampa più seria, tipo il New York Times, usava caratteri così piccoli che un titolo tutto in maiuscolo su tre righe occupava si e no un ottavo della pagina, in altezza. E non era neanche in neretto!
Comunque ho sfogliato un po’ Google Fonts per vedere se c’è un font digitale con cui fare un titolo cubitale stile anni Quaranta.
Tra i font più diffusi c’è il Roboto Condensed, che ha i tratti laterali della O abbastanza verticali, ma se si guarda la controforma si nota che è ancora abbastanza larga, non è a fessura.
Già se andiamo poco più giù, ad un altro dei cavalli di battaglia del sito, l’Oswald, ci avviciniamo di più a quello che cerco, lettere strette e alte. Ma ancora non ci siamo, perché lo spazio bianco all’interno è tantissimo.
Basta andare poco oltre, ed ecco un risultato che soddisfa i requisiti: l’Anton, di Vernon Adams. Una “rielaborazione di un tradizionale carattere sans serif per la pubblicità”, dice la didascalia.
Il font è disponibile in un solo stile, ma ha dato vita ad un altro progetto che si chiama Antonio, che è un font variabile, disponibile in tutti i pesi tra Light e Bold (100 e 700), senza italici.
I titoli cubitali erano tutti in maiuscolo. In questo font le minuscole ci sono, e sono alte quasi quanto le maiuscole.
Fonts In Use segnala un solo uso dell’Antonio, per una t-shirt in tema rockettaro. Tra i caratteri simili all’Anton segnala solo l’Helvetica Inserat, ma niente di risalente alla prima metà del secolo.
L’Impact, disponibile coi sistemi operativi dei pc, è quasi uguale all’Anton, ma un po’ più basso, un po’ più largo e un po’ più pesante. Inoltre non è disponibile in pesi diversi, come avviene invece per l’Antonio.
Qui ho usato l'Anton, scaricabile da Google Fonts, per rifare sommariamente la prima pagina di un giornale americano degli anni Quaranta. Per il titolo grande ho dovuto aumentare lo spazio tra le lettere. Il bianco all'interno invece è troppo, rispetto all'originale, nel titolo grande, mentre siamo lì per quello piccolo. L'italico in questo font digitale non è previsto: la versione obliqua l'ho ottenuta in automatico grazie al software. All'epoca non c'erano font digitali modificabili: ogni dimensione e ogni stile erano font a sé. Le scritte in corsivo nell'originale erano in uno stile diverso, caratterizzato dalla lettera M coi fianchi non paralleli, dalle C le cui estremità restavano molto più aperte, e dalla R con gamba tesa. Qui ho usato una virgoletta di apertura con la punta in alto, mentre sul giornale vero la punta era in basso. La larghezza delle righe inferiori in realtà doveva essere quella della pagina. Per la testata, ho adattato un semplice Times New Roman allargandolo al 200%, solo per rendere l'idea. Nel 1943 lo stesso giornale aveva riempito per intero la prima pagina solo col titolo cubitale, in quattro righe, senza altri elementi: "Si temono 150 morti nel deragliamento di un treno a New York". All'epoca di Kennedy ancora caratteri in questo stile erano comuni sui giornali americani, ma in dimensioni molto minori per lasciare più spazio alle foto. Oggi le foto sono preponderanti, in caso di notizie clamorose, ma lettere come queste non sono scomparse del tutto (e possono essere sovrapposte alle foto, come si fa con l'Impact in molti meme, e come fa tutti i giorni il New York Post sulla sua edizione cartacea). |
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