I giornali degli anni Quaranta. Il Popolo.

Ho visto ieri una copia del Resto del Carlino del 1943, scaricabile in pdf dal web. È stato interessante rendersi conto di come all’epoca si era trovato un modo per comprimere in sole quattro pagine tutte le notizie del giorno: la cronaca internazionale in prima, sport e locale in seconda, tutta la cultura in terza, resto della cronaca in quarta. E in questo schema c’era spazio per fare entrare le quotazioni di borsa, i necrologi, i risultati delle partite e le classifiche.

L’impaginazione era rigida, le colonne erano di larghezza fissa, le foto avevano una larghezza pari a un numero intero di colonne, per forza rettangolari e in bianco e nero, quindi per variare un po’ la pagina si usava un gran numero di font diversi. Ce n’erano tanti per i titoli, che variavano non soltanto a seconda delle dimensioni, ma anche da un giorno all’altro: il titolo di apertura del giorno dopo non era nello stesso font di quello del giorno prima, ma veniva scelto in base all’importanza della notizia e del numero di parole.

Mancano sul web informazioni sulle dimensioni. Alcuni giornali d’epoca che sono riuscito a misurare erano larghi 43 cm e alti 58 (il Popolo), oppure 41 per 57,5 (Roma).

Dovendo dividere la pagina in nove colonne, tolti i margini c’erano a disposizione rispettivamente 42 e 41 mm a colonna.

Sul Popolo ho contato 150 righe in 454 millimetri di altezza, ossia 3 millimetri circa a riga, che ci porta all’incirca a 8 punti e mezzo di interlinea. Ovviamente i punti che si usano al computer sono diversi rispetto a quelli che si usavano all’epoca, che immagino fossero punti Didot. Usando quell’unità di misura, viene fuori che si usava un corpo 8, con una minima discrepanza dovuta forse a qualche errore di misurazione mio, forse al fatto che per riempire tutto lo spazio a disposizione mi pare che tra alcuni paragrafi sia stata aggiunta una piccola quantità di spazio in più.

Sul Roma misuro 110 righe in 296 mm, che porta a 2,6 mm per riga, ossia poco più di 7 punti Didot, circa 7,6 punti informatici (non è detto che la misurazione sia accurata).

Le colonne erano spaziate tra di loro addirittura di 2 millimetri, con linea verticale al centro.

Tra il titolo e l’inizio dell’articolo si lasciava circa mezzo centimetro, con una lineetta orizzontale, spesso più corta del titolo.

Spesso i titoli venivano sottolineati, abitudine che oggi non c’è più.

Anche negli articoli c’era una certa varietà di font: sul Resto del Carlino abbiamo visto alternanza tra romano e italico, con un comunicato scritto in senza grazie, senza contare che c’erano vari stili di italico e varie dimensioni di caratteri con grazie.

Ai nostri occhi, a prima vista, sembra tutto uguale, ma se confrontiamo la scrittura fitta della pagina della cronaca con lo spazioso carattere elzeviro della pagina culturale ci rendiamo conto che la differenza c’è eccome.

Il Popolo iniziò le sue pubblicazioni regolari nel 1944, prima della fine della guerra ma dopo la liberazione della Capitale (in realtà era stato attivo un paio di anni all’inizio degli anni Venti, prima di essere chiuso dal fascismo).

L’istituto Luigi Sturzo ne ha scannerizzato tutte le edizioni, a partire dal 6 giugno del 1944. Il titolo era: “Con la liberazione di Roma / si è iniziato il secondo fronte”, sans serif grassetto sottolineato, con punto quadrato e a ad un solo livello. Nessuna immagine sulla pagina, che invece è scandita dai vari titoli, ciascuno in uno stile diverso (sans a contrasto, serif strettissimo, slab, serif normale...). 

Le pagine scannerizzate sono due, ma la seconda è vuota: evidentemente si aveva fretta di riaprire le pubblicazioni nell’entusiasmo seguito alla liberazione.

Già alla fine del mese veniva riempita anche la seconda pagina, con l’intestazione a sei colonne “Cronaca di Roma”, titoli a non più di due colonne, perfino uno spazio dedicato alla “piccola pubblicità” (annunci in forma testuale). 

Alla fine dell’anno la foliazione era ancora la stessa, con la novità di avere qualche piccola illustrazione, a una sola colonna, in seconda pagina, solo nel settore pubblicità. 

A fine 1945 troviamo molte pubblicità illustrate

Per parecchio tempo le immagini compaiono soltanto in maniera sporadica. A dicembre 1947 ci sono foto in copertina all’incirca un giorno ogni tre.

Entro l’anno successivo si raddoppia la foliazione, con lo schema già visto: quattro pagine (nazionale, locale, cultura, cronaca). Basta un solo foglio ripiegato in due.

Dieci anni dopo, nel 1958, c’era già stato un altro raddoppio: 8 pagine. Pagine 1 e 2 per le notizie principali, 3 per le opinioni, 4 per l’economia, 5 per arte e cultura, 6 per la cronaca locale, 7 per avvenimenti sportivi e spettacoli, infine 8 per la cronaca estera.

I titoli sono molto meno calcati rispetto a prima, non sottolineati e neanche neretti. 

La raccolta arriva fino all’aprile del 1996. Un’epoca moderna, nella quale c’era già l’impaginazione al computer: troviamo fotografie che occupano un quarto di pagina, con titolo in bianco sul fondo dell’immagine, cornici grigie a separare gli editoriali, titoli in caratteri senza grazie, eccetera.

Ma comunque la grafica è superata rispetto al giorno d’oggi: perfino in prima pagina la foto era in bianco e nero. La foliazione era di 12 pagine.

Infine una nota per quanto riguarda la testata: nel primo numero il nome del giornale è scritto in una specie di slab coi raccordi curvi e O con fianchi quasi verticali ma a basso contrasto.

Due giorni più tardi si era già cambiata la scritta: abbiamo un serif dalle grazie piccole col contrasto più marcato: la O è tonda sul lato esterno ma mostra dei tratti verticali su quello interno.

Caratteristica che rimase anche negli anni successivi. Nel 1960 si erano inspessite un po’ le grazie della L, aggiungendoci un raccordo curvo.

Negli anni 90 invece la scritta appariva molto più slab e la curvatura delle grazie era abbastanza stretta.

Anche se l’archivio arriva fino al 1996, secondo Wikipedia il quotidiano è stato presente nelle edicole fino alla fine del 2002. Oggi se n’è persa un po’ la memoria (sono passati 20 anni), ma nei primi anni di storia della repubblica italiana il giornale era un punto di riferimento, essendo l’organo ufficiale della Democrazia Cristiana, all’epoca il principale partito politico nazionale.

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