Il Messaggero e la luna
La prima pagina più assurda che mi viene in mente, per quanto riguardo la stampa italiana, è quella con cui Il Messaggero ha annunciato lo sbarco sulla luna.
Praticamente la metà superiore della pagina è occupata da una sola parola: “luna”, scritta tutta in maiuscolo in caratteri strettissimi.
Non risulta da nessuna parte il record del titolo più grande della storia, ma è probabile che sia questo. Infatti a quelle dimensioni le lettere che possono entrare in larghezza sono molto poche. E quante probabilità ci sono che una notizia clamorosa sia riassumibile in sole quattro lettere?
Nella parte inferiore c’è la scritta “Primo passo”, sempre in maiuscolo compresso, per la larghezza di metà pagina, lasciando spazio a sinistra per poche righe di articolo col titolo “Ha vinto l’uomo” e le foto dei due astronauti, mentre a destra c’è la famosa foto dello scarpone.
Famosa non perché documenta un momento storico, ma perché si tratta di un falso. La vera orma dell’astronauta nelle foto ufficiali della Nasa era completamente diversa. Narra la leggenda che quella pubblicata sulla storica prima pagina del quotidiano italiano sia l’orma di un pescatore di Fiumicino, ma la vera storia che c’è dietro non è mai trapelata.
Paolo Attivissimo, per curiosità, si è fatto misurare l’altezza delle lettere del titolo da un suo lettore che ha una copia autentica del giornale. È venuto fuori che le lettere sono alte ben 26 centimetri e mezzo, circa.
Da lì il blogger cerca di convertire il tutto in punti tipografici, sia usando quelli Johnson che quelli Postscript (che sono quasi identici). Ottiene rispettivamente un corpo 754 o 751.
C’è da dire che Wikipedia il punto Johnson non lo nomina neanche, e anche la misura del punto tipografico americano che riporta è diversa in maniera impercettibile.
C’è da ricordare poi che di solito la grandezza del carattere non coincide con l’altezza delle maiuscole, ma con quella del corpo, che prevede anche uno spazio al disopra delle maiuscole per metterci gli accenti, e uno al disotto della linea di base per i tratti discendenti delle minuscole. A computer, possiamo renderci conto dello spazio superiore e inferiore quando selezioniamo o evidenziamo una parola, anche se in quel caso l’altezza del rettangolo colorato è quella dell’interlinea, non quella del corpo.
Nel caso del Messaggero però è evidente che non c’è spazio sulle maiuscole per metterci eventuali accenti, né c’è spazio sotto la linea di base per i tratti discendenti delle minuscole. Quindi effettivamente il corpo doveva avvicinarsi all’altezza della maiuscola, con l’aggiunta di magari un millimetro sopra e uno sotto.
I font dell’epoca erano oggetti concreti: non potevano essere aumentati di un punto o di mezzo punto come avviene coi font digitali. Inoltre qua in Europa è possibile che si usassero i punti Didot, da quasi 0,376 mm. In quel caso un corpo 700 sarebbe stato alto 26,3 cm circa. La misurazione documentata dalla foto è abbastanza imprecisa, fatta con un metro da muratore e su un giornale con una piega. Forse il corpo totale è leggermente maggiore rispetto a 700 punti Didot.*
Diverso è il discorso se ragioniamo in termini di font digitali. Poniamo che vogliamo fare una scritta simile utilizzando lo Steelfish che ho scaricato l’altro giorno . Se impostiamo il carattere al corpo 751 o 754 come dice il blog, le maiuscole sono alte 4 centimetri e mezzo in meno del previsto, perché nel font sono incluse anche le minuscole e quindi viene lasciato spazio sotto la linea di base.
Ogni font digitale ha una proporzione diversa tra altezza della maiuscola e dimensione del corpo.
Nello Steelfish la maiuscola è di 823 unità su una em che vale 1000. Quindi, impostando la proporzione e convertendo il tutto nelle opportune unità di misura, viene fuori che dovremmo impostare lo Steelfish a circa 914 punti per ottenere delle maiuscole alte 26,5 cm.
Per quanto riguarda le proporzioni delle lettere, con lo Steelfish ci siamo. Eppure la scritta “luna” in quelle dimensioni non entrerebbe nei 43 centimetri o giù di lì che doveva essere, a occhio e croce, la larghezza del Messaggero. In effetti notiamo che le lettere che compaiono sul quotidiano erano attaccatissime una all’altra. Dovendo impaginare lo Steelfish con OpenOffice bisogna selezionare il testo, cliccarci col destro, poi su Carattere, scheda Posizione, poi mettere la Spaziatura a Condensato e aumentare almeno fino a 10 punti.
Se si volesse comporre anche la scritta “primo passo” invece il problema sarebbe l’interlinea, visto che le maiuscole della linea di sotto devono essere quasi attaccate a quelle della linea di sopra, senza prevedere spazio per i tratti discendenti. In questo caso bisognerebbe modificare il valore dell’Interlinea nelle proprietà Paragrafo. Ma OpenOffice, a differenza di altri programmi, taglia la parte superiore delle lettere e non permette di avvicinare le righe più di tanto. Quindi in questo caso l’unica soluzione è inserire le due parole in due caselle di testo diverse e poi posizionarle a mano.
La grandezza esatta non si può sapere, in mancanza della misurazione dell'altezza. A occhio supera i 300 punti Postscript.
* AGGIORNAMENTO Sui cataloghi dell'epoca le lettere di queste dimensioni non venivano vendute a punti ma a righe. Molto spesso la dimensione massima era 50 righe, ma talvolta si arrivava a 60. E 60 righe da 12 punti fanno 720 punti, che darebbe 27 cm. Forse spianando la piega che si vede a metà giornale i conti potrebbero tornare.
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