Stampa biglietti con una Original Heidelberg

Su Youtube c’è un filmato di 27 minuti che mostra come stampare biglietti da visita in vari colori in cinque passaggi su una Original Heidelberg.

La macchina è una platina che si usava ai tempi della stampa in rilievo. Caricava i fogli in automatico, così come erano automatiche le operazioni di inchiostratura e stampa. Veniva chiamata windmill, in italiano forse mulinello, per via del meccanismo di caricamento dei fogli, che ruotava come le pale di un mulino a vento.

Era molto diffusa nelle tipografie, e a quanto pare ha ancora molti fan entusiasti. La persona che compare nel video non è un anziano tipografo che ha lavorato tutta una vita su una macchina del genere e non riesce a pensare a nient’altro. È un ragazzo giovane, che la usa per passione e con naturalezza.

Il video è registrato in maniera professionale: dopo una sigla suggestiva con musica e dettagli, il resto documenta e spiega le varie fasi della stampa, montando insieme varie inquadrature che mostrano il dettaglio delle operazioni, con musica rilassante di sottofondo. Non è troppo superficiale, ma neanche pieno di tempi morti.

Il progetto che deve essere portato a termine nel video è la stampa di biglietti da visita in cinque colori. La macchina è in grado di stampare un colore per volta. Quindi è necessario eseguire cinque passaggi, e tra un passaggio e l’altro pulire i rulli per evitare che ci siano residui del colore usato in precedenza.

Si comincia col più chiaro e si finisce col più scuro.

In questo caso bisogna stampare soltanto dei disegni, quindi non si vedono i caratteri mobili come quelli inventati da Gutenberg. Il disegno completo è stato scomposto nei vari elementi di colore diverso, impressi in rilievo su diverse lastre. Cioè: prima si lavora con una lastra che porta in rilievo solo le forme che devono essere stampate nel primo colore. Poi si pulisce la macchina e si lavora con la seconda lastra, che porta in rilievo soltanto i disegni che devono essere stampati nel secondo colore e così via.

Queste lastre sono delle placchette metalliche magnetiche. La prima cosa che il tipografo fa è preparare la forma con una base metallica, credo di alluminio, su cui è disegnata una griglia quadrettata. Questa va fissata nella cornice una volta per tutte, coi normali sistemi usati dai tipografi in questi casi, mentre per sostituire le placchette basta posizionarle con precisione sulla griglia e non c’è da fare altro, visto che sono magnetiche.

Tra i vari passaggi è importante assicurarsi che i biglietti siano posizionati esattamente nello stesso modo rispetto alla placca. Si fa una stampa di prova, poi si regola il registro con le apposite viti. Basta un’imprecisione di una minima frazione di millimetro perché parti diverse di uno stesso disegno risultino leggermente staccate tra di loro, o leggermente sovrapposte. Solo quando tutto è a posto si inizia a stampare in automatico.

Per quanto riguarda i colori, la miscela deve essere realizzata a mano dal tipografo mescolando gli inchiostri di base. Che non sono solo quattro, come nelle stampanti digitali, ma sono di più. Il tipografo ha un blocchetto di cartoncini su cui sono mostrate tutte le principali sfumature possibili. Sotto ogni colore è mostrata la formula dei colori di base necessari ad ottenerlo: nome del colore e quantità. Quindi il tipografo deve prendere ciascun inchiostro da un barattolo con un’apposita spatola, pesarlo su una bilancia di precisione finché non ha raggiunto la quantità richiesta. Poi i colori vanno mischiati, sul banco, ed è un’operazione un po’ laboriosa perché non si fondono tra loro facilmente.

Il lavoro di stampa a colori con questo sistema è lungo e faticoso, ma il prodotto finito ha senza dubbio qualcosa in più rispetto a ciò che si può ottenere con una stampante laser o offset. In questo caso è stata usata una carta pregiata nella quale rimane impressa in incavo la forma colorata. Quindi si viene a creare un gioco di luci e ombre lungo i contorni che non si ottiene con altri sistemi.

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