Alfabetiere

Ricordate come vi hanno insegnato a scrivere in corsivo? Normalmente uno non ci pensa, elabora il proprio stile e scrive come gli viene. Poi magari capita che ha un figlio che va a scuola, oppure succede qualcos’altro che lo spinge a pensare che la forma delle lettere non è sempre la stessa, e magari non è neanche casuale, nel senso che esistono varie correnti di pensiero che cercano di proporre alle nuove generazioni una calligrafia invece di un’altra, a seconda di come cambiano i tempi.

Per quanto mi riguarda, io ho imparato a scrivere con un alfabetiere simile a quello che si vede su questo sito. 

Alcune lettere sono strane, e l’ho sempre pensato. Ad esempio la H, che è simile alla parola Il. Oppure la X, maiuscola e minuscola, che mi ha sempre ricordato la sequenza sc.

La B, la P e la R avevano il tratto che faceva quel lungo giro sulla sinistra. E anche la D, a quanto mi ricordo.

Le forme che si vedono nel pdf realizzato dal sito sono abbastanza fedeli, anche se con qualche minima incertezza.

Purtroppo il post non suggerisce nessun font in grado di ottenere lo stesso effetto.

Dafont ha un’apposita sezione Scuola, ma non contiene un carattere identico. Forse quello che ci si avvicina di più è il Viktova Pisanka, ispirato a ciò che veniva insegnato nelle scuole elementari della Repubblica Ceca negli anni 80, con qualche modifica.

La B, la P e la R hanno il tratto che fa il giro sulla sinistra, ma la D no. La E non forma l’occhiello in alto, la F non è simile alla I. Le X hanno una forma più consueta. La Q è completamente diversa (è una specie di minuscola più grande).

Viste le irregolarità nella forma delle lettere l’autore ha trovato qualche difficoltà ad ottenere una giunzione armoniosa tra tutte le combinazioni possibili, e ha fatto ricorso all’inserimento di lettere alternative grazie alle funzionalità OpenType.

Cosa che non ha fatto Peter Wiegel nel suo Imrans School, con conseguenti fratture impreviste all’interno delle parole: ad esempio la o non si unisce con la l. A meno di non addossare le lettere una all’altra, che non dà un effetto gradevole.

Per i principianti, un font a lettere unite è infinitamente più complicato da ottenere rispetto ad uno a lettere separate.

Per quanto riguarda il resto della categoria Scuola di Dafont, sembra che quel modo di chiudere la B sia totalmente in disuso.

Il progetto più scaricato oggi è il Letters For Learners, che è a lettere separate e ha la a simile ad una o con un trattino verticale aggiunto.

Al secondo posto troviamo il Mamae Que Nos Faz, con lettere unite disegnate in maniera ordinata, ma forse dall’aspetto troppo rigido.

Dopo il Romance, che è un normale script confuso, troviamo il Learning Curve Bv, a lettere unite ma con asse inclinato in avanti.

Tra i primi 20, troviamo vari font con lettere unite e aspetto ordinato : Cursive (anonimo), Little Days, Gaston, tutte ad asse verticale e spessore costante. Altri caratteri hanno un po’ di contrasto. Poi troviamo quelli obliqui, quelli composti di puntini da unire, quelli a lettere separate, e quelli proprio inguardabili, che magari vanno usati per simulare la scrittura di un ragazzino, ma non necessariamente per insegnargli a scrivere. 

Tra i font che simulano la scrittura infantile irregolare c’è anche il Bimbo, della fonderia italiana Zetafonts, disponibile purtroppo solo nelle sue lettere minuscole.

La f è disegnata in come fosse una s lunga (l’occhiello inferiore si traccia in senso orario). Sul sito web si può provare il font senza installarlo, anche per rendersi conto dell’esistenza di lettere varianti contestuali. Ossia, quando si scrive due volte la stessa lettera (ad esempio la parola “effetto”) si può notare che le due lettere di ciascuna coppia differiscono in altezza ed inclinazione una dall’altra, proprio come avviene nella normale scrittura a mano.

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