Prima del Times New Roman
Il Times New Roman venne realizzato nel 1931, dopo che Stanley Morison della Monotype aveva criticato il giornale londinese Times accusandolo di essere stampato male e tipograficamente fuori moda.
Il quotidiano aveva quindi incaricato proprio la Monotype di realizzare un nuovo font che fosse più adatto. Da qui deriva l’aggettivo “new” che è rimasto attaccato al carattere, anche ora che è trascorso quasi un secolo dalla sua introduzione.
Ma se il Times New Roman era il nuovo, quale era il font vecchio?
Apparentemente non aveva nome. Sul web c’è una foto che mostra il vecchio e il nuovo font a confronto, sulle pagine del giornale nel 1932. Purtroppo non c’è lo stesso testo nelle due versioni, così non ci si può rendere conto al volo della larghezza delle lettere, ma si può notare l’impostazione generale. Anche se nello stesso spazio ci entrano 22 righe, le lettere del vecchio font sembrano più piccole, e danno alla pagina una tonalità più chiara. Il carattere usato risaliva a più di un secolo prima. “È evidente che devono esserci cambiamenti in tipografia visto che sono cambiate le nostre abitudini. Quando è stato fondato, il Times era letto soprattutto nei caffè. Nel diciannovesimo secolo iniziò ad essere letto nei treni. Oggi è largamente letto in macchine e aerei”, scriveva il giornale nel ’32.
Per quanto riguarda la forma delle lettere, si nota che la e aveva il peso concentrato nella parte sinistra, a differenza del New Roman che lo ha spostato in basso. Ma soprattutto si notano i terminali inferiori di R, t ed a arricciati all’insù. Caratteristiche che ricordano il Clarendon, il quale però ha i tratti molto più robusti.
Il Font Moose di Luc Devroye, sulla base della foto della lettera a, restituisce numerosi Clarendon e qualche Baskerville, qualche Century Schoolbook, e l’Hercules. Quest’ultimo ha maggiore contrasto e tratti sottili, quindi mi sembra abbastanza adatto per un’impaginazione di gusto ottocentesco.
La codina all’insù nella a era tipica della scuola scozzese, di cui si può trovare un’interpretazione moderna nel Miller Text. Qui però i tratti sono più robusti, la R ha la gamba che poggia sulla linea di base senza arricciarsi, e la t ha un’ estremità superiore rettangolare anziché a punta.
Volendo imitare l’aspetto di un giornale d’epoca, E-phemera ha realizzato il Fishwrapper, letteralmente “involucro per pesci” (visto che all’epoca il pescivendolo incartava i pesci coi giornali del giorno precedente), nel quale le lettere sono disegnate in maniera tale da simulare tutte le imperfezioni della stampa ottocentesca.
Per tornare al carattere realizzato da Morison per il Times, oggi ne circolano due versioni: il Times New Roman e il Times Roman, chiamato semplicemente Times. Le differenze sono minime e riguardano pochi dettagli di alcune lettere. In gran parte non si notano, e in piccole dimensioni sfuggono anche agli specialisti. In gran parte si trattava di correzioni secondarie allo scopo di adattare l’idea iniziale alle caratteristiche tecniche delle macchine per la composizione a caldo che si usavano all’epoca: le monotype e le linotype, di due aziende concorrenti. Oggi entrambi i font sono digitali, e non c’è più un motivo tecnico alla base della differenza. Comunque entrambe le versioni sono ancora in commercio.
Nonostante sia ancora molto popolare in quanto installato di default sui personal computer, il font è ormai andato in pensione per quanto riguarda l’impaginazione del giornale. Il suo successore lo si può vedere all’opera sul sito del quotidiano londinese. La versione che si usa per impaginare i testi si chiama Times Digital, quella per i titoli Times Modern.
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