Trump Mediaeval
Mi è capitato tra le mani un libricino di Universale Electa / Gallimard editore dedicato alla storia della Ferrari, uscito qualche anno fa. Era parte di una serie dedicata agli argomenti più disparati: l’Egitto, Cristoforo Colombo, i Fossili.
Per metà era impaginato in carta lucida con foto a colori e testo su una colonna, per l’altra metà in carta giallognola con foto in bianco e nero e testo su due colonne.
Il font era interessante: la C aveva un accenno di becco proteso in avanti sull’estremità inferiore; la G aveva un’estremità inferiore che puntava in avanti e un tratto verticale molto breve; la Q aveva una coda che spuntava all’interno in maniera impercettibile. Un’altra caratteristica da prendere in considerazione poteva essere la M con fianchi divergenti, ma sono bastate le prime tre per arrivare, tramite il questionario di Identifont, alla soluzione: si trattava di Trump Mediaeval.
Il font è stato disegnato da Georg Trump per la Weber Type Foundry tra il 1954 e il 1960, e ora è pubblicato da Adobe e Linotype.
Da notare una particolarità: mentre nella versione regular la P è aperta, in quella bold è chiusa, mentre i numeri 6 e 9 restano aperti anche in grassetto.
Fonts In Use ha solo nove segnalazioni relative al Trump Mediaeval, abbreviato M’val, forse perché nella versione originale il nome aveva l’umlaut sulla prima a.
Tra queste, anche la copertina di un libro intitolato “To Kill the President”, uscito nel 2017, alla presidenza c’era un altro Trump (Donald). Sulla stessa copertina compariva il Gotham, che invece è associato alla campagna elettorale di Obama.
Il font più segnalato di Georg Trump è
un altro: il City, uno slab rilasciato nel 1930, di cui il sito ha
raccolto 23 usi.
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