All caps
L’espressione all caps in inglese abbrevia all capitals, cioè tutte maiuscole, e si riferisce a quelle scritte (o a quei font) composti soltanto di lettere maiuscole.
Su Wikipedia c’è una voce dedicata in inglese, collegata con le corrispondenti in altre lingue, ma non è presente in lingua italiana.
Gli antichi romani conoscevano soltanto le maiuscole. I manoscritti più datati che abbiamo, ad esempio quelli con le opere di Virgilio, sono in all caps (e per giunta senza spazi tra le parole).
Al giorno d’oggi libri, articoli di
giornale e testi di una certa lunghezza si scrivono usando in gran
parte le minuscole, mentre le maiuscole vengono utilizzate solo
all’inizio della frase, per i nomi propri (in tedesco anche per
quelli comuni) e per altri usi limitati. Questo perché le lettere
minuscole sono più facilmente riconoscibili, grazie alla presenza di
tratti ascendenti o discendenti che danno ad ogni parola una forma diversa. Quindi il testo in minuscolo è più leggibile.
Ciò non toglie che le scritte in all caps sono ancora molto comuni. Si usano per i nomi dei prodotti, per i titoli dei libri, per le etichette nei grafici e per tantissimi altri scopi.
Prendiamo La Stampa di ieri, ad esempio: la testata è tutta in maiuscolo (come lo è quella di altri quotidiani: Corriere della Sera, Il Dubbio, La Notizia...) . I principali titoli contengono anche le minuscole, ma i titoli ad una colonna, sugli articoli che iniziano in prima pagina sono in all caps, come anche i nomi di tutti i giornalisti, e le etichette evidenziate (il commento, l’analisi, l’intervento...).
Inoltre anche le parole pronunciate dai personaggi nella vignetta sono tutte in maiuscolo, come avviene quasi sempre nei fumetti in genere.
Dice Wikipedia che le maiuscole sono state molto utilizzate nei titoli dei giornali fino agli anni Cinquanta. Negli anni Novanta i tre quarti dei giornali usavano le minuscole.
Ieri Il Giornale aveva il titolo di apertura in all caps, come pure La Verità, Il Riformista, La Notizia, Il Foglio, Il Quotidiano del Sud, a cui si aggiungono due sportivi: La Gazzetta dello Sport e Tuttosport. Sul Corriere dello Sport gli occhielli (le scritte al disopra dei titoli) erano in all caps.
Sul Messaggero la titolazione all caps riguarda solo la sezione sportiva.
La Sicilia ieri apriva con un titolo “La posta in palio”, dove solo le parole posta e palio erano in maiuscolo, per metterle in evidenza.
Nelle comunicazioni interpersonali via web, così come sui forum e sui social network, l’all caps è da evitare in molti casi perché dà l’impressione che si si stia urlando. Certo, scrivere “auguri!!!” tutto in maiuscolo non crea problemi, ma anni fa è circolata la notizia di un’impiegata che era finita sotto processo per avere mandato una e-mail tutta in maiuscolo. La sua intenzione era quella di mettere in evidenza una certa precisazione. La persona che ha ricevuto la mail ha sporto querela perché l’ha interpretata come se qualcuno le stesse gridando in faccia. In casi come questi è meglio usare grassetto o sottolineatura.
Qualche tempo fa i giornali hanno pubblicato un telegramma interno di un ministero, che era tutto impaginato in maiuscolo. Qualche (giovane) giornalista è rimasto stupito: perché scriverlo in quel modo, visto che equivale a urlare?
In realtà tradizionalmente i telegrammi si scrivono tutti in maiuscolo, perché sulle vecchie telescriventi, che comunicavano in codice Baudot (e prima ancora nei telegrafi Morse), non esisteva distinzione tra maiuscole e minuscole.
Un esempio si può vedere sul sito della Polizia Di Stato: un telegramma datato 2008, impaginato (col computer) secondo le vecchie convenzioni, a cui è stato aggiunto l’uso del neretto e del sottolineato per mettere evidenza parti diverse del messaggio.
Qui il tutto-maiuscolo non è da interpretarsi come gridato, ma era (o è ancora?) la normale prassi.
Lo stesso vale per altri servizi che prima venivano inviati tramite telescrivente, come il bollettino tecnico dell’Aeronautica Militare, che ancora oggi che viene diffuso sul sito web è tutto in maiuscolo.
In molti dei font in circolazione non sono disponibili le lettere minuscole. Questo avviene di solito se il carattere è destinato a usi display, come ad esempio il Bebas Neue. Lo Stop di Aldo Novarese, molto usato, è composto di sole maiuscole: serve infatti per realizzare i loghi delle aziende, dove le minuscole non sono necessarie.
Su Myfonts risultano oltre 1400 tipi di carattere taggati all caps. Al primo posto oggi risulta il Veneer, di Yellow Design Studio. Più giù troviamo Lulo Clean, stessa fonderia, Winner Sans (lettere ottagonali, per le felpe sportive delle università americane) e Saveur Sans di Arkitype (stile art deco).
Troviamo anche l’Intro, di Fontfabric, con la stellina Bestseller, che però ha anche le minuscole.
In teoria qualsiasi font che abbia le maiuscole potrebbe essere usato per fare delle scritte all caps: basta non usare le minuscole. Non sempre però il risultato è ottimale. Ad esempio nel Martel, di Dan Raynolds, su Google Fonts, il disegnatore ha curato solo le coppie di crenatura (kerning) tra maiuscole e minuscole, ma non quelle tra le maiuscole. Quindi se si usa questo font per scrivere la parola “avvocato” tutta in maiuscolo, lo spazio che rimane tra le coppie AV, AT e volendo anche VO potrebbe essere fastidioso.
Per non parlare dei font calligrafici, come Ballet o Mea Culpa (entrambi su Google), che usati solo in maiuscolo sono assolutamente illeggibili.
In Inghilterra è molto comune trovare i segnali di direzione stradale scritti utilizzando le minuscole, in base all’assunto che grazie ai tratti ascendenti e discendenti sia più rapido per l’occhio fermarsi sul nome che si sta cercando. In Italia invece si preferisce usare l’all caps per indicare le città, mentre il minuscolo si usa per le indicazioni urbane e per i nomi delle vie.
Simile all’all caps è lo small caps: anche in questo caso si usa solo la forma maiuscola delle lettere, ma questa è disponibile anche in una seconda versione più piccola, da utilizzarsi al posto delle minuscole.
Alcuni tipi di carattere esistono solo in versione small caps. Altri hanno anche una versione small caps oltre a quella normale, installabile a parte. Altri ancora hanno le forme delle lettere small caps nascoste all’interno dello stesso file (come ad esempio il Times New Roman).
In ogni caso, qualunque font può essere ricondotto in questa forma, usando le apposite opzioni di un programma di videoscrittura.
Ad esempio in OpenOffice basta selezionare un testo, cliccarci sopra col pulsante destro, poi su Carattere e nella scheda Effetto Carattere si sceglie Maiuscoletto nel menù Maiuscole/Minuscole.
Attenzione: non si tratta di un doppione delle opzioni che troviamo cliccando col destro su un testo e poi direttamente su Maiuscole/Minuscole nel menù. Queste ultime non riguardano l’aspetto delle lettere, ma il caso. Cioè se in questo menù clicchiamo su Minuscole senza prima avere disattivato il maiuscoletto, le lettere della parola selezionata assumeranno la forma delle maiuscole piccole.
Anche per l’effetto small caps vale lo stesso discorso di prima: se il disegnatore del font non se n’è occupato in maniera specifica, il risultato della conversione automatica ottenuta col software potrebbe essere imperfetto o addirittura inguardabile.
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